DINAMITE SASSARI – TUTTI PAZZI PER IL BASKET, LA DINAMO SASSARI VINCE IL PRIMO SCUDETTO DELLA SUA STORIA E SI SCATENA IL DELIRIO – LA MADRINA CANALIS RICORDA I POMERIGGI PASSATI AL PALAZZETTO DELLO SPORT, GEPPI CUCCIARI IN VERSIONE ULTRA’ – I COMPLIMENTI DI RENZI
Francesco Persili per Dagospia
«Uno dei più bei ricordi che ho della mia Sassari sono i pomeriggi passati al Palazzetto dello Sport. Quando lo scorso maggio mi chiesero di fare la madrina della grande Dinamo Sassari ho accettato senza pensarci neanche un minuto ed il destino (non solo quello chiaramente) ha voluto farmi questo ulteriore regalo stasera facendo vincere alla squadra lo scudetto». Non c’è solo Geppi Cucciari in versione ultrà al Pala Bigi a festeggiare il primo titolo di Sassari nel basket, anche la madrina Elisabetta Canalis sui social celebra all night long l’impresa degli uomini di Meo Sacchetti che battono in gara 7 (in rimonta) Reggio Emilia e centrano uno storico triplete. Supercoppa, Coppa Italia e ora lo scudetto.
Il sogno è diventato realtà per la squadra partita dalla palestra dell’Azuni, la scuola simbolo della città, il liceo in cui hanno studiato – tra gli altri - Berlinguer, Cossiga, Segni, e la stessa Elisabetta Canalis. Per la Sardegna questo titolo è come lo scudetto del Cagliari di Gigi Riva nel ’70. Una bandiera da sventolare con orgoglio e sentimento di appartenenza. Tutta una terra esulta insieme agli uomini di Sacchetti attesi a Palazzo Chigi dal premier Renzi, tra i primi a complimentarsi via Twitter: «Una finale scudetto bellissima».
Una serie sempre in bilico, una lotta fino all’ultimo canestro che ha lasciato col fiato sospeso gli appassionati del “Gioco”. Reggio Emilia sempre avanti poi la rimonta di Sassari con le triple di Logan, un Sanders da urlo (premiato come MVP) e la solidità difensiva di Bryan Sacchetti fino ai punti (e ai tiri liberi) decisivi di Dyson. Ha l’undici sulla maglia, lo stesso numero che portava Gigi Riva al Cagliari. Il destino, a volte, si nasconde nei dettagli.
Il coach dei sardi Sacchetti, ai microfoni di Rai3, parla di «sport bello e beffardo», incorona Lawal (ci ha dato qualcosa in più) e parla del momento chiave dei play-off: non la serie con Milano, ma la seconda partita con Trento: «E’ stata una stagione lunga e difficile tra infortuni e problemi. Ma abbiamo vinto tre trofei, e questo è importante. Non ci avrebbe creduto nessuno…» Il presidente di Sassari, Stefano Sardara, si gode il successo e ricorda “le strigliate” alla squadra durante la stagione: «Siamo come l’araba fenice. Se non ci bruciamo, non risorgiamo. Queste partite sono state un grande spot per il basket italiano».
Mastica amaro il coach di Reggio Emilia, Max Menetti che scopre come nello sport le favole non sempre abbiano un lieto fine. Ma la Grissin Bon ha dato un grande segnale a tutto il movimento cestistico e allo sport italiano: si può essere protagonisti puntando sugli italiani (Cinciarini, Polonara, Della Valle) e sui giovani. Se Sassari è il presente, Reggio Emilia può rappresentare il futuro del nostro basket. Ci sarà tempo per scoprirlo. Per ora c’è questa serie infinita a ricordarci che la palla a spicchi sa regalare ancora spettacolo. Imprevedibile e atroce. Bello e beffardo. Come il fatalismo di Menetti. «Il basket è questo: un canestro entra, uno no»…