FORMULA CRAC - CATERHAM E MARUSSIA NON SARANNO AL VIA DEL GP USA - IL CINISMO DI ECCLESTONE: “NON MI PIACE VEDERE QUESTUANTI AI BOX, MEGLIO CHE VADANO VIA” - E SI TORNA A PARLARE DELLA TERZA AUTO PER TEAM
Cristiano Chiavegato per “la Stampa”
CATERHAM DI KOBAYASHI E MARUSSIA DI MAX CHILTON
Era dall’inizio dell’anno che nel paddock circolava una voce secondo la quale alcune squadre non avrebbero finito la stagione. E così è stato, la crisi ha colpito anche il mondo dorato della Formula 1 che perde i pezzi: due team sono falliti. È confermato che la Caterham e la Marussia non saranno presenti questo fine settimana sul circuito di Austin per il Gp degli Usa. E probabilmente salteranno anche quello in Brasile, nel weekend successivo.
La situazione più grave riguarda la Caterham. Fondata dall’imprenditore malese Tony Fernandes nel 2010, era riuscita a utilizzare il nome della Lotus. Ma dopo una controversia con i proprietari del prestigioso marchio britannico, avendo lo stesso Fernandes acquistato la Caterham Cars per la produzione di vetture sportive, il team di F1 aveva assunto l’attuale denominazione. In cinque anni di storia nessun risultato nel Mondiale, ma onerosi investimenti, con vari trasferimenti di sede da Hingham a quella recente di Leafield. Con spese di gran lunga superiori ai ricavi.
A fronte di una sistuazione economica disastrosa e di diverse dispute interne la scorsa settimana i responsabili dello stabilimento hanno rifiutato alla squadra di F1 l’ingresso nelle officine. E Bernie Ecclestone ha acconsentito alla rinuncia alla prossima gara, in attesa che i curatori del fallimento riescano a trovare finanziamenti. I debiti della Caterham ammonterebbero a circa 20 milioni di euro dei quali circa 18 riguardano il credito che vanta la Renault per il noleggio dei motori.
La Marussia ha accumulato una perdita superiore (40 milioni circa), però ha già avviato una trattativa con due imprenditori di origine indiana, Baljinder Sohi e Sonny Kaushal, i quali proprio in queste ore cercano di ottenere una riduzione del prezzo richiesto per la vendita (70 milioni) per risanare l’azienda.
La Marussia, le cui azioni appartenevano al miliardario russo Andrei Cheglakov, è nelle mani ora dell’incaricato della gestione della bancarotta, Geoff Rowler, il quale ha detto di essere al lavoro anche per garantire un futuro ai 190 dipendenti del team.
I contratti di Ecclestone con sponsor, detentori delle azioni e dei diritti televisivi prevedono che lo schieramento al via sia di almeno 18 vetture. Ma il boss della F1, per quanto sempre cinico («Non mi piace vedere questuanti nel paddock, meglio che vadano via»), sta cercando soluzioni e qualcuno che intervenga per salvare il salvabile. Resta sempre l’ipotesi di mandare in pista una terza macchina da parte dei grandi team. Idea che eventualmente verrà presa in considerazione per il prossimo anno.