real atletico

L’INVINCIBLE ARMADA SPAGNOLA- ATLETICO E REAL: DERBY CHAMPIONS PER LA SECONDA VOLTA IN 3 ANNI, SIVIGLIA ALLA TERZA FINALE CONSECUTIVA DI EUROPA LEAGUE - SCONCERTI: “COSA HANNO GLI SPAGNOLI PIU’ DEGLI ALTRI? LA CAPACITA’ DI DRIBBLARE”

REAL ATLETICOREAL ATLETICO

1. GIOCO DIVERSO CON IN COMUNE LA CAPACITÀ DI DRIBBLARE

Mario Sconcerti per il “Corriere della Sera”

 

La domanda è che cosa hanno gli spagnoli più degli altri. È una domanda lontana come il Real di Di Stefano che è andata crescendo negli ultimi tre anni: su 6 finaliste, 5 sono state spagnole, unica eccezione la Juventus di Allegri. Non credo sia un problema di gioco. Le tre squadre protagoniste giocano in modo diverso. L’Atletico aspetta, ha giocatori bellissimi come Koke e Saul, ma è soprattutto pieno di sentimenti. Cerca lo spazio alle spalle degli avversari, non è formidabile ma è un avversario impossibile per molti, colpisce a sorpresa. Truppe speciali più che un esercito.

REAL ATLETICOREAL ATLETICO

 

Il Barcellona è un insieme di teoria e grandi giocatori, non l’equilibrio massimo. Funziona al meglio se costringe allo squilibrio gli altri nello starle dietro. Poi il Real, forse la via di mezzo migliore, non solo funamboli ma anche giocatori di lotta come Ramos, Kroos e soprattutto Modric. Il Real non ha un gioco disegnato a tavolino né un allenatore sacerdote come Simeone. Gioca a soggetto, ma ha l’equilibrio della qualità. Mi sembra la migliore.

 

torrestorres

Ma la domanda resta: cos’hanno in più queste squadre rispetto al resto d’Europa? Credo che la risposta stia in quello che un tempo si chiamava stile, cioè il mix tra mentalità, disciplina e velocità, cioè forza. In Europa di genuino è rimasto solo il calcio inglese, ancora abbastanza vicino all’assalto approssimativo. Il resto è tutto una deriva del calcio spagnolo. Tutti oggi cercano il possesso palla, ma tutti lo fanno solo nella propria metà campo. In sostanza, quello che differenzia l’élite del calcio spagnolo non è solo la qualità individuale. La differenza sta nel concetto di fondo. In Spagna si gioca veloce e si cerca l’uno contro uno.

 

REAL CITYREAL CITY

Davanti a una platea di difensori con il tiqui taca o con le frecce solitarie dell’Atletico o con i guizzi di Ronaldo. Si rispetta il calcio in modo non moderno, ma universale. Il calcio è nato come dribbling. Tutto il resto è nato per evitarlo, ma saltare un uomo vale ancora 30 metri di campo. Gli spagnoli, ognuno a suo modo, cercano questo, il duello, perché sanno che solo quello fa spettacolo. E cercando il teatro si allenano a stupire. Il resto è solo una conseguenza.

simeonesimeone

 

 

2. LA DOMINAZIONE SPAGNOLA

Roberto De Ponti per il “Corriere della Sera”

 

Un derby cittadino in una finale di Champions League non si era mai visto, e quando due anni fa Atletico e Real Madrid si sfidarono a Lisbona l’Europa celebrò una prima storica (e dopo i supplementari anche la Decima del Real di Carlo Ancelotti, ma questa è un’altra storia). Due derby cittadini in tre stagioni cominciano però a essere un segnale inquietante di come il calcio spagnolo viaggi con un paio di categorie di vantaggio rispetto alla concorrenza.

 

Un triplete è pur sempre un triplete, e il Siviglia può vantarsi di aver conquistato la sua terza finale consecutiva di Europa League. E solo il Liverpool ha impedito che al terzetto Real, Atletico e Siviglia si aggiungesse anche il Villarreal per un clamoroso poker spagnolo.

 

GRIEZMANN CRISTIANO RONALDOGRIEZMANN CRISTIANO RONALDO

Nella Liga c’è di tutto, l’aristocrazia (Real Madrid e Barcellona), l’alta borghesia (Atletico Madrid), un ricco ceto medio (a turno, ora è il momento di Villarreal e Siviglia, ma anche Valencia e Athletic Bilbao). E pure le squadre che stanno più in basso hanno il loro perché. In Spagna giocano (e guadagnano) i migliori calciatori del mondo, ma anche i prodotti fatti in casa trovano spazio, e la cartina di tornasole sono le vittorie della Nazionale roja (campione d’Europa nel 2008 e nel 2012, campione del mondo nel 2010).

 

I numeri non sono tutto, ma nel caso del calcio spagnolo rendono chiaramente l’idea: nel terzo millennio le squadre spagnole hanno conquistato 23 trofei europei su 48 (tra Champions, Europa League e Supercoppa), cui vanno aggiunti 4 Mondiali per club. Per capirci, la nazione che insegue al secondo posto è l’Inghilterra, 7 trofei, mentre l’Italia è terza con 5. Il resto mancia. Nelle ultime 8 stagioni, per 5 volte la coppa dalle grandi orecchie è andata in Spagna, tre volte a Barcellona, una a Madrid sponda Real, la prossima si vedrà. Serve altro?

 

Be’, servirebbe capire che cosa fare per arginare uno strapotere quasi imbarazzante. C’era una volta la tassazione ridotta, quella che permetteva ai club spagnoli di acquistare calciatori stranieri pagandoli di meno (o risparmiando di più, a seconda dei casi) rispetto alle concorrenti europee. Da un paio d’anni però questo sistema non esiste più, eppure i risultati sul campo continuano a dare ragione a Barcellona e compagnia cantante.

CRISTIANO RONALDO 3CRISTIANO RONALDO 3

 

E non esiste nemmeno una linea unica di comportamento, il che rende imprevedibili i comportamenti dei top club. Se il Real vanta un fatturato record di quasi 600 milioni di euro, tanto da potersi permettere di acquistare dall’Inter per 22 milioni un Mateo Kovacic che in Champions viene utilizzato come cambio tattico per far trascorrere secondi nei minuti di recupero, l’Atletico investe moltissimo ma altrettanto incassa dalla compravendita di giocatori.

 

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Sfatiamo il mito di un Simeone che si arrangia con quello che passa il convento: il cholismo si nutre sì di carattere, grinta, furbizia e determinazione, ma anche di una campagna acquisti da 100 e passa milioni di euro. Jackson Martinez ne è costati 37, Savic 25, Vietto 20, Carrasco 17, Filipe Luis 16, giusto per citare i più costosi. Acquisti cari, e non particolarmente incisivi.

 

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Però l’Atletico sa pure vendere: Jackson Martinez è stato subito spedito in Cina per 42 milioni, Arda Turan piazzato al Barcellona per 34, Mandzukic alla Juventus per 19, il belga Alderweireld al Tottenham per 16 (chapeau!), Mario Suarez alla Fiorentina per 15. Per un saldo attivo totale di quasi 12 milioni. Ricchi, belli e pure bravi: la Spagna sarà anche senza governo da 4 mesi, ma a governare l’Europa del pallone ci riesce benissimo.

 

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