TRA MORATTI E THOHIR NON TORNANO I CONTI: IL “FILIPPINO” DÀ LA PARTE SANA DEL CLUB IN PEGNO A UNICREDIT - NEL CDA TORNANO GLI UOMINI DI MORATTI MA LA SOCIETÀ HA BISOGNO DI SOLDI FRESCHI (ALMENO 40 MLN)

Gianni Dragoni per “il Sole 24 Ore

 

L'assemblea degli azionisti del Fc Internazionale torna a riunirsi oggi in un albergo a Milano. Ad un mese dallo strappo tra Massimo Moratti e quello che, ufficialmente, da un anno è l'azionista di maggioranza con il 70% del club nerazzurro, Erick Thohir.

MAZZARRI 
THOHIR
MORATTIMAZZARRI THOHIR MORATTI

 

All'ordine del giorno c'è la nomina del cda e del presidente, sarà di nuovo l'imprenditore indonesiano. Gli uomini di Moratti, azionista – ufficialmente – di minoranza con il 29,5% della Beneamata, torneranno nel cda dopo le dimissioni dei tre consiglieri ritirati perché Thohir aveva criticato i conti.

 

Ma c'è un problema che gli azionisti dovranno affrontare presto, la società ha bisogno di soldi freschi. Almeno 40 milioni, secondo alcune stime. Ma sembrano pochi per le esigenze dell'Inter.

 

La disputa su chi sia davvero il padrone tra l'azionista "di maggioranza" Thohir (con la International sports capital Hk Ltd., sede a Hong Kong) e l'azionista "di minoranza" Moratti porta fuori strada. Il comando è in realtà in mano a un terzo soggetto: le banche.

 

Nel bilancio al 30 giugno 2014, consultato con una visura camerale, i ricavi – escluse le plusvalenze da calciomercato – sono diminuiti da 167,3 a 160,5 milioni. La perdita netta reale è salita da 80 a quasi 103 milioni.

MASSIMO MORATTI SERATA CALENDARIO PIRELLI MASSIMO MORATTI SERATA CALENDARIO PIRELLI

 

Solo un'acrobazia contabile e finanziaria ha evitato ai soci dell'Inter di dover fare una massiccia ricapitalizzazione: il 5 giugno è stato scorporato il ramo d'azienda con i crediti per i diritti tv, le sponsorizzazioni, il marchio. Il ramo d'azienda è stato conferito alla Inter media and communications Srl. Una nuova società, che appartiene interamente all'Inter e a una sua controllata, la Inter Brand.

 

Marchi, sponsorizzazioni e crediti sono stati spostati da una mano all'altra della stessa persona (Thohir o Moratti?). Un'operazione infragruppo, come quella fatta da Moratti a fine 2005 con il conferimento del marchio alla Inter Brand Srl che regalò, sulla carta, una plusvalenza tappabuchi di 158 milioni. Inter media ha ottenuto il 5 giugno da Goldman Sachs e Unicredit un prestito di 230 milioni, utilizzati in larga parte dall'Inter per rimborsare i debiti bancari, tra cui quelli con Mps. Parte del prestito è stata bruciata da spese vive: 14 milioni solo per avvocati e commissioni bancarie. A Goldman Sachs sono stati pagati 3,1 milioni «per la gestione della chiusura dei conti correnti bancari passivi».

 

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Le quote di Inter media, la società ricca, sono state date dal club in pegno, come garanzia, alle banche. Da una visura camerale il pegno risulta a favore di Unicredit, che finanzia anche l'As Roma.

 

Con quest'operazione l'Inter ha messo in bilancio una plusvalenza di 139,3 milioni (un'altra plusvalenza di 79,8 milioni è nel bilancio di Inter Brand) che fa apparire il risultato netto finale in attivo per 33,2 milioni. Ma le plusvalenze sono fittizie. In realtà nel bilancio dell'Inter c'è una perdita di quasi 103 milioni. In questo modo la società di calcio è stata svuotata della polpa, la parte ricca, mentre le sono rimasti i contratti con i calciatori, cioè i costi.

 

I debiti totali dell'Inter sono 413 milioni, quasi 4 volte i crediti. Tra i debiti 12,5 milioni verso il comune di Milano per l'affitto dello stadio e 34 milioni verso i procuratori. E, dopo l'esonero di Walter Mazzarri, per i prossimi due anni e mezzo l'Inter dovrà pagare lo stipendio a due allenatori: Mazzarri guadagna 3,5 milioni netti all'anno, Roberto Mancini 4 milioni.

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