PALLONE TAROCCO - DOPO 4 ANNI SI COSTITUISCE IL CAPO DEGLI "ZINGARI", PERSONAGGIO-CHIAVE DELL’INCHIESTA SUL CALCIO-SCOMMESSE - HA DECISO DI COLLABORARE: DOVRA’ SPIEGARE ANCHE QUELLE VISITE A FORMELLO...
Lo "Sfregiato", il capo degli Zingari, si è costituito: la polizia lo ha preso in custodia all'aeroporto di Orio al Serio, dove è atterrato con un volo proveniente dal Montenegro. Da lì è stato trasferito al carcere di Cremona. E' la fine della latitanza del personaggio-chiave, il custode di mille segreti e forse di nomi mai emersi. Almeno questo è il pensiero del pm Roberto Di Martino, il pm titolare dell'inchiesta sul calcioscommesse. "Ha deciso di collaborare e dovrebbe farlo per davvero. Ce lo ha anticipato il suo avvocato", filtra da ambienti investigativi.
LA LUNGA LATITANZA — Sono passati quasi quattro anni da quando il nome di Hristiyan Ilievski è comparso per la prima volta negli atti delle indagini. L'uno giugno 2011 la Procura di Cremona procede con i primi arresti (compresi Beppe Signori, Mauro Bressan, Antonio Bellavista e Vittorio Micolucci) firmati dal Gip Guido Salvini.
L'attenzione mediatica è tutta per i nomi eccellenti e pochi danno peso a quel nome sconosciuto e "missing" perché la polizia non lo ha trovato nella sua residenza di Cernobbio, la base operativa della banda.
Solo con il passare dei mesi, con le prime confessioni (Micolucci, poi Gervasoni e Carobbio arrestati nel dicembre 2011 con Cristiano Doni e Gigi Sartor) e le intercettazioni si capisce bene qual è il ruolo di Ilievski e la sua banda: è lui, secondo gli inquirenti, a cercare "informazioni sicure" sulle partite combinate, a girare l'Italia per incontrare i giocatori e corromperli, offrendo molti soldi (anche 200 mila euro per una sfida di A), guardando in faccia i calciatori perché non voleva fregature.
E Ilievski fa paura: un gigante di un metro e novanta per 120 chili, con una cicatrice in faccia difficile da dimenticare, "regalo" della guerra del Kosovo per lui che era un agente speciale della polizia macedone in un Paese segnato da scontri e vendette.
Lo slavo ("perché dite che siamo Zingari? Non capisco" ha detto in una intervista telefonica rilasciata alla Gazzetta nel 2012) parla poco italiano, comunica in inglese oppure sceglie compagni di viaggio che sanno la nostra lingua, come Almir Gegic, il numero due della banda secondo la Procura, che si era consegnato nel novembre 2012, restando in carcere per quasi un anno anche perché il pm non lo ha considerato molto collaborativo. Lo stesso Gegic però era stato chiaro su un punto: "Il capo è Ilievski, i soldi erano i suoi. Lui sa tutto e ha incontrato molti giocatori".
LO SLAVO A FORMELLO — Ecco, l'attesa della Procura è giustificata proprio per questa ragione: lo sfregiato potrebbe raccontare molto e spiegare alcuni dei punti controversi dell'inchiesta. Come la sua visita a Formello, in compagnia di Zamperini, alla vigilia di Lazio-Genoa e la successiva discesa dei suoi uomini in Puglia per combinare Lecce-Lazio. Sono solo due esempi, ma se Ilievski vuotasse il sacco potrebbe davvero inguaiare molte persone.
Proprio in questi giorni il pm Roberto di Martino sta preparando le richieste di rinvio a giudizio per circa una sessantina di indagati (giocatori, dirigenti, allenatori), ma le rivelazioni del macedone andrebbero a colmare i tanti buchi e ampliare una inchiesta che ha già sconquassato il calcio italiano tra penalizzazioni e squalifiche inflitte a un centinaio di tesserati.