maradona papa francesco

TE DIEGUM - MARADONA IN VERSIONE FIGLIOL PRODIGO: “MI ERO ALLONTANATO DALLA CHIESA PERCHÉ PENSAVO NON FACESSE ABBASTANZA PER I BISOGNOSI MA CON FRANCESCO È DIVERSO, MI HA PRESO IL CUORE. È LUI IL VERO FUORICLASSE. COSA MI HA DETTO? CHE MI STAVA ASPETTANDO”

Gian Guido Vecchi per “Il Corriere della Sera

 

il papa incontra i giocatori per la partita della pace 8il papa incontra i giocatori per la partita della pace 8

E finalmente ecco l’immagine della Mano de Dios che si posa delicata sulla talare bianca del Pontefice argentino, l’istante atemporale che tutti attendevano con timore e tremore, l’abbraccio escatologico tra Jorge Mario Bergoglio e l’unico al mondo che come e più del vescovo di Roma sia solito parlare di sé in terza persona.

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«Ma papa Francesco è molto più di Maradona. È lui il vero fuoriclasse», concede sorridente il Pibe, incravattato e stretto in un competo scuro come gli occhiali che per l’occasione si sfila davanti al connazionale, cui cede la maglia numero 10 della Selección .

 

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Dev’essere la prima volta che nell’Aula Paolo VI, durante un’udienza, si creano due file per il baciamano. Ma anche la prima in cui Diego Armando, esaurite le richieste degli ammiratori, vada — lui — a salutare e posare per una foto della quale, volendo, si possa dire: quello accanto, con l’aria emozionata, è Maradona. In versione Figliol Prodigo: «Mi ero allontanato dalla Chiesa perché pensavo non facesse abbastanza per i bisognosi, ma con Francesco è diverso, mi ha preso il cuore. Cosa mi ha detto? Che mi stava aspettando».

 

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Del resto lo stesso Bergoglio, appassionato di calcio fin da piccolo (la sua squadra, il San Lorenzo, «è parte della mia identità culturale», ha raccontato di recente: a Buenos Aires aveva pure la tessera 88235N), mostra un’aria raggiante, «sono felice di essere qui, per la carità e la pace», e si capisce. Ieri sera, all’Olimpico, è riuscito a comporre una rosa di fuoriclasse che nessun tifoso o tecnico ha mai osato neppure sognare, un po’ come il primo gol di Baggio su lancio vellutato (gioca da fermo, ma il piede è sempre quello) di Maradona.

 

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Bisognava vederli, al pomeriggio, emozionati come ragazzini davanti al Papa. Del Piero ed Eto’o che si fanno le foto col cellulare, Gigi Buffon e Pirlo con il completo blu della nazionale, la cresta di Nainggolan e la criniera bionda di Valderrama, e ancora Andrij Shevchenko e Paolo Maldini, Trezeguet e Oriali, Iturbe e Cordoba e decine di altri fuoriclasse del passato e del presente convocati da Javier Zanetti, l’organizzatore della «partita interreligiosa per la pace», con un argomento convincente: «Me lo ha chiesto il Papa».

 

Solo l’infortunio dell’altro giorno ha tenuto a casa Lionel Messi (ma Pirlo, altro infortunato, è arrivato lo stesso a bordo campo, e Maradona ha commentato sublime: «Stasera ci manca Totti»). Il massaggio per la pace di Francesco, rimasto in Vaticano e trasmesso in video (e in spagnolo: «è la lingua del mio cuore, e oggi vi voglio parlare col cuore»), l’ulivo piantato da rappresentanti di varie religioni, Martino (ct dell’Argentina)e Wegner (Arsenal)in Panchina e Diego Simeone (allenatore del prodigioso Atletico Madrid) che torna per una sera in campo.

 

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L’incasso di ieri sera (e gli «sms solidali» al numero 45593) sarà devoluto a due associazioni, rappresentate dalle due squadre in campo, che aiutano ed educano bambini e giovani bisognosi: la Scholas Currentes voluta da Francesco e la «Fondazione P.u.p.i.» di Paula e Javier Zanetti.

 

La squadra Pupi ha vinto per 6 a 3. Ma soprattutto, ha spiegato Francesco, la partita «è un gesto altamente simbolico», è stato lui a desiderare di «vedere campioni e allenatori di vari Paesi e di diverse religioni confrontarsi in una gara sportiva per testimoniare sentimenti di fraternità e amicizia». Cristiani, ebrei, musulmani, buddisti. «Le religioni sono chiamate a farsi veicolo di pace e mai di odio, perché in nome di Dio bisogna portare sempre e solo l’amore», ha scandito, chiedendo ai giocatori di essere «un buon esempio in campo e fuori dal campo». Francesco è preoccupato, due settimane fa diceva che stiamo vivendo «una terza guerra mondiale, ma a pezzi».

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Il calcio e «lo sport in genere» possono aiutare la causa della «pacifica coesistenza di tutti i popoli» contro «ogni discriminazione di razza, lingua o religione», ha aggiunto: «Voi sapete che “discriminare” può essere sinonimo di “disprezzare”: e voi, con questa partita, direte “no” a ogni discriminazione». Gigi Buffon riassume da capitano: «Il Papa è un ottimo selezionatore, poi dobbiamo essere bravi noi a recepire questo tipo di messaggio e ad essere strumenti di altri messaggi positivi per la gente, con il nostro comportamento».

 

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