LO USAIN O NON LO USAIN? ESPLODE IL CASO DEI CONTROLLI AI GIAMAICANI, SU USAIN BOLT L’OMBRA DEL DOPING

Gaia Piccardi per "Il Corriere della Sera"


C'è del marcio, non solo in Danimarca. L'esplosione ai vertici dell'atletica mondiale della Giamaica - 11 mila km quadrati al centro del Mar dei Caraibi, popolati da piantagioni di caffè e 2,7 milioni di abitanti, diventati dall'avvento di Usain Bolt in poi una vera e propria fucina della velocità - è nel mirino degli ispettori della Wada, l'agenzia mondiale antidoping, che entro fine anno voleranno a Kingston per vederci chiaro.

Renee Anne Shirley, infatti, ex direttore generale della commissione antidoping giamaicana (Jadco) ha spifferato prima a Sports Illustrated e poi alGleaner , il più vecchio quotidiano dell'isola, che da febbraio a luglio 2012 gli sprinter verdeoro sono stati testati a sorpresa, cioè fuori dalle gare, 1 (una!) volta.

Lasciando intendere che i dominatori dell'Olimpiade di Londra (27 luglio-12 agosto) - Bolt oro nei 100-200-4x100; Blake argento nei 100-200 e oro in staffetta; la Fraser oro nei 100-200 e argento nella 4x100; la Campbell-Brown bronzo nei 100 e in staffetta - abbiano potuto attrezzarsi per sbranare il cronometro e ridicolizzare gli Usa senza il fastidio di una pipì o di un prelievo del sangue fuori programma, quando tutti sanno che è proprio lavorando random, a campione e lontano dalle competizioni, che l'antidoping ha sempre pizzicato i mascalzoni avvelenati.

I sospetti, naturalmente, si concentrano su Usain Bolt, l'uomo che dal 31 maggio 2008 (primo dei suoi 8 record del mondo, nei 100 a New York) domina Giochi (6 ori), Mondiali (8 ori e 2 argenti) e Diamond League, lasciando le briciole ai normali. L'indagine Wada, in effetti, sembra un maldestro tentativo di far cadere nella rete dell'antidoping l'ultimo totem, che ieri per bocca del manager Ricky Simms ha respinto le insinuazioni al mittente: «La verità è che Usain viene testato ogni settimana».

Da chi, dove e quando non è dato sapere. È certo, invece, come si sospettava, che i controlli della Jadco, che formalmente si è costituita nel 2008 e da allora si dibatte in problemi di ogni natura (pochi soldi, staff insufficiente, un solo prelevatore a tempo pieno, kit fuori uso, continue liti tra i membri), siano stati, negli anni, quanto meno lacunosi.

Carl Lewis fu il primo ad alzare il sopracciglio (depilato) davanti all'eccezionale progressione di Bolt nei 100 (dal 10''03 del 2007 al 9''58 del primato del mondo) e nei 200 (dal 21''73 del 2001 al 19''19 da record): «Ma in Giamaica hanno l'antidoping...?!».

Le rivelazioni di gola profonda, prodiga di dettagli («Un solo test a sorpresa in sei mesi nell'anno olimpico: ma chi vogliamo prendere in giro...?»), hanno provocato lo scaricabarile tra Cio e Federatletica internazionale (Iaaf), che nella migliore delle ipotesi hanno commesso l'enorme leggerezza di fidarsi troppo dell'agenzia giamaicana, mentre sull'isola ci si allenava (e dopava?) in totale libertà.

Il Cio è caduto dalle nuvole («Se l'avessimo saputo avremmo ordinato altri test sui giamaicani» hanno detto Arne Ljungqvist e Patrick Schamasch della commissione medica), ricordando i numeri di Londra 2012: 3800 prelievi di urina e 1200 campioni di sangue. «I nostri atleti erano sempre all'estero ad allenarsi - si è giustificato Herbert Elliott, presidente della Jadco, rimasto solo a fronteggiare la tempesta -. Abbiamo chiesto alla Iaaf di seguirli».

E la Iaaf snocciola cifre: 2814 test (1419 in gara e 1395 a sorpresa), Giochi esclusi, solo nel 2012: 19 i giamaicani controllati per un totale di 126 test (una media di 6.63 a persona: impossibile scorporare i numeri di Bolt). Ma carta (e doping) canta. Yohan Blake positivo a uno stimolante prima del Mondiale 2009 (3 mesi di sospensione); Shelly Ann Fraser positiva a un narcotico-analgesico nel 2010 (6 mesi di stop).

E poi i casi-shock nell'estate del crollo degli dei (Gay, tu quoque): Mondiale di Mosca proibito per Asafa Powell, Sherone Simpson (positivi allo stesso stimolante) e Veronica Campbell-Brown (diuretico: se l'è cavata con una reprimenda). Ha dormito la Wada? Ha poltrito la Iaaf? O solo la Jadco? Intanto Bolt corre veloce. Ma comincia ad avere il fiato un po' mozzo.

 

USAIN BOLT BIONDO jpegbolt bolt ricky simms il manager irlandese di usain bolt Usain Bolt Giamaica corsa ricky simms il manager irlandese di usain bolt

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…