VALE A TUTTO GAS VERSO LA DECIMA - INFINITO ROSSI: “VINCERE IL DECIMO MONDIALE? SARA’ DURA MA HO UNA CHANCE” - “MARQUEZ? DICIAMO CHE A LUI PIACE IL CONTATTO” - LO SPAGNOLO SARA’ LA VARIABILE IMPAZZITA NELLO SPRINT ROSSI-LORENZO PER IL TITOLO
1. BATTAGLIA ROSSI-MARQUEZ - VIDEO
2. LA SCIENZA DI VALENTINO
Alessandro Pasini per il “Corriere della Sera”
Niente accade per caso nel mondo di Valentino. La vittoria di Assen, anche se nel finale è stata soprattutto creativa, è il risultato di uno studio scientifico che l’ingegner Rossi aveva cominciato a Barcellona 15 giorni prima.
«Lì qualcosa è cambiato», ha raccontato in Olanda, e infatti, ripensandoci, era rivelatorio il sorrisone con cui aveva lasciato Montmelò. Lorenzo aveva sì vinto la quarta gara di fila, ma dopo tre k.o. netti il Dottore sentiva che il vento era cambiato e aveva promesso la svolta ad Assen. Così è stato.
La ragione principale, come ha raccontato Rossi sempre refrattario alle letture psicologistiche delle proprie imprese, è stata tecnica: «Più che le motivazioni ha contato la moto. Quando abbiamo dovuto soffrire lo abbiamo fatto, poi a Barcellona abbiamo trovato un buon assetto e nei successivi test di Aragon ci abbiamo lavorato provando anche un nuovo telaio che si adatta bene al mio stile di guida». Nella complessa relazione mente-polso, sono sempre le sensazioni restituite dalla moto che determinano l’umore del pilota.
Vedere per credere l’improvviso down di Lorenzo che non sentiva le gomme 2014 portate da Bridgestone ad Assen e l’ up di Marquez che con la Honda assettata come l’anno scorso ha ritrovato lo smalto antico. Rossi, su una pista che ama, dominava la M1 anche a gomme usurate, era fluido, cuciva le varie fasi della guida senza discontinuità. Come sempre nella sua carriera, insomma, è stato fondamentale il lavoro al box: lì stava la causa dei suoi guai, lì ha lavorato con lo staff di Silvano Galbusera per riguadagnare posizioni in griglia e poter impostare una gara d’attacco. Il resto, poi, ce l’ha messo lui con la sua classe.
Festa a Goodwood
Ieri Rossi si è rilassato al Festival della velocità di Goodwood per i 60 anni della Yamaha. Un altro abbraccio da migliaia di fan, un pranzo con Nico Rosberg (suo dichiarato fan) e due frasi a corollario del grande sabato olandese: «Marquez? Diciamo che a lui piace il contatto. Vincere il Mondiale? Sarà dura, ma ho una chance...».
Amicizia cancellata
Sulla battaglia con Marquez ormai si è detto tutto. Di sicuro lo scontro ha dato un’altra botta a un’amicizia già incrinata dal primo contatto di quest’anno in Argentina. Il gelo tra i due in sala stampa dopo la gara era emblematico, così come feroce è stata la nettezza con cui, nell’audizione in direzione corsa, gli ex amici hanno legittimamente sostenuto le proprie posizioni agli antipodi.
Nel dibattito che continuerà chissà quanto, Giacomo Agostini ha sostenuto che entrambe le manovre avevano una logica e che, essendo Valentino davanti al momento del contatto, la sua vittoria è ineccepibile. Stessa opinione ha Casey Stoner: «Rossi era davanti, queste sono le corse». Critico invece verso Vale il dottor Claudio Costa: «Spera che nelle prossime gare gli dei della moto non siano in vacanza...», ha tuonato l’ex medico del Motomondiale il cui rapporto con Valentino si era guastato da tempo.
La vicenda però ha aperto crepe anche all’interno della Honda. Marquez, furioso con la direzione corsa, avrebbe voluto un ricorso che invece non c’è stato. È così esplosa la rabbia del manager di Marquez, Emilio Alzamora: «Quando il tuo pilota dà la vita per conquistare una vittoria, una Casa dovrebbe sempre fare ricorso».
Sulla difficoltà di vincere il Mondiale Rossi ha ragione per almeno tre buoni motivi: 1) 10 punti di vantaggio su Lorenzo con dieci gare ancora da disputare sono quasi niente; 2) il terzo posto di Jorge in una giornata no è un ottimo risultato; 3) Rossi sa che la perfetta sintonia con la M1 vissuta ad Assen non sarà riproponibile ovunque.
L’ago della bilancia
Analizzando le gare future, si può giocare a immaginare preferenze e idiosincrasie: a Rossi paiono favorevoli Sachsenring, Brno, Misano, Phillip Island e Sepang; a Lorenzo Indianapolis, Silverstone, Aragon, Motegi e Valencia, dove si chiuderà la storia l’8 novembre. Parità anche qui, insomma, e così assume ancora più peso la variabile Marquez: il campione del mondo, senza chance per il titolo, ha l’obiettivo dichiarato di vincere più gare possibili e ora che è tornato competitivo può indirizzare con le sue mosse la corsa al titolo.
Ad Assen, paradossalmente, MM ha dato una mano a Rossi, ma oggi ormai un Mondiale di Valentino gli darebbe fastidio almeno come uno di Lorenzo. Chi tifare nei panni di Marc? Un bel dilemma. Fossimo i due yamahisti gli staremmo distanti. Come fosse facile...