Francesco Bonami per Dagospia
MASSIMILIANO GIONI FRANCESCO BONAMI
Puo’ salvarci solo la Mamma di Gioni! Non proprio lei la signora Gioni, poveraccia che c’entra, ma la mostra curata dal figlio a Palazzo Reale intitolata La Grande Madre che aprira’ a fine agosto. La Mammona di Gioni è l’ultima speranza che abbiamo di vedere le sorti dell’arte di EXPO non finire nel riciclaggio globale della spazzatura culturale anche se mi raccomando diversificata.
Lo so sparare su EXPO è un crimine che potrebbe costarmi la corte marziale, il titolo ad honorem di Rosicone Reale e pure quello di Gufo Maximus. Ma quando si decide di accogliere il mondo con la Donna Carota di Serafini in una mostra intitolata “I Tesori d’Italia” curata da Sgarbi Provolino, il mai troppo rimpianto pupazzo di Raffaele Pisu’ che urlava “Boccaccia, mia statte zitta!”, non possiamo tacere non fosse altro per un dovere civile.
donna carota di luigi serafini expo
Ci aveva gia’ dato terribili bruciori di stomaco il costosissimo minestrone surgelato, scongelato, riscaldato di Celant alla Triennale quando, invece del desiderato Fernet, ecco che ci arriva sullo stomaco la sbobba di 349 capolavori, non 350 perche’ madame carote e’ scientificamente un capolavoro diversamente bello, ovvero schifosamente doc.
donna carota di luigi serafini expo
349, forse capolavori, che dovrebbero sostituire la Pinacoteca di Brera, lasciata alla canna del gas anziche’ far diventare quella il gioiello di EXPO a Milano investendoci sopra non una tantum ma tantum tantum tantum. Quella sì, sottovisitata, e’ piena di veri capolavori fra i quali uno dei piu’ moderni, Il Bevitore di Arturo Martini, dovrebbe indurre la signora carota a rissotterrarsi dalla vergogna.
Ma non finisce qui. Sgarbolino avendo come compagno di merende Sfarinetti, quello di Eataly, straparla di “Biodiversita’” dell’arte italiana, ci manca la Slow Art o L’arte senza OMG. Purtroppo l’arte di EXPO è un Organismo Geneticamente Modificato, da cosa non si sa. Cialtroneria? Boh… ù
Ma aspettate. Non felice Sgarbi si avventura a parlare di “vero Louvre” riferendosi alla sua prodezza curatoriale. Allora spaventati tutti noi in anglossassone urliamo in coro OMG! OH MY GOD!!! Mamma dacci il sole! Chiedeva quello negli Spettri di Ibsen. Noi circondati dagli spettri di EXPO ci accontentiamo del sapone Sole per lavare i piatti non quello che fa crescere le pannocchie.
Si potrebbe pietosamente dire che a tutto questo polpettone culturale manca solo un po’ di sala. Ma invece Sala, Beppe, c’è, ed è lui che avrebbe dovuto evitare questo degrado artistico prima ancora che diventasse bio.