Alberto Arbasino per “la Repubblica”
Grandi momenti. Anzi, addirittura grandiosi, per le arti. Quanti occhi al Cielo, per lo più di afflitti vegliardi, nel «Barocco a Roma», di palazzo Cipolla, al Corso.
E quanti calcoli architettonici spettacolari, nelle salette di «Una città nuova », all’Ara Pacis. Con i diversi rapporti più o meno irrisolti della Città Eterna e il suo sobborgo o satellite, l’E42 poi EUR.
Una riorganizzazione pressoché definitiva del Caput Mundi, con i papi Barberini, Aldobrandini, Chigi, Pamphili, Borghese, Ludovisi, Rospigliosi... E una risistemazione piuttosto perentoria dell’immagine della capitale della Repubblica Italiana. In base a una irrevocabile Estetica Barocca.
Ecco dunque le innumerevoli meraviglie dell’Urbe, a palazzo Cipolla. Inamovibili, naturalmente, il Colonnato e il Baldacchino del Bernini, a San Pietro. Fantastiche «macchine di gioia» non certamente destinate a un incendio, come conclusione dei festeggiamenti ad uso del popolino, o popolaccio. E le fruttuose competizioni col rivale ticinese Francesco Borromini.
Tra la «Reggia del Sole» a palazzo Barberini (e naturalmente «quod non fecerunt Barbari»...) e Sant’Ivo alla Sapienza e l’Oratorio dei Filippini e il Palazzo di Propaganda Fide (Cappella dei Re Magi) e i vari monumenti papali...
In Piazza Navona ci si racconta ancora, e forse tuttora ci si additano, i gesti dei Fiumi stabiliti da una rivalità fra gli artisti... Un Plata che alza la mano come per scongiurare la caduta della facciata. Mentre il Nilo ha il capo velato non solo per le sorgenti ancora ignote, ma per non vedere gli errori di quell’esterno.
Però Santa Agnese con la mano sul petto alla base del campanile assicura che la costruzione non cadrà. Là dove tuttavia fu esposta alla gogna. Nuda, ma coi capelli sciolti per miracolo, onde ricoprire le pudende.
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Ecco qui un capolavoro del “divino” Guido Reni, «Atalanta e Ippomene », in trasferta da Capodimonte, con forme e atteggiamenti squisiti. E Guercini, Domenichini, Albani, Algardi, Lanfranco, Maratta, Mola, Salvator Rosa...
E i forestieri, gli stranieri: Poussin, Lorrain, Vouet, Dughet, Rubens, Velàzquez, Van Dyck... Quanti San Sebastiani curati da pie donne, assistite da angiolotti, cherubini, serafini... E naturalmente i Carracci. E non soltanto Annibale, affrescando nella tradizione più classica le gallerie del palazzo Farnese. Là dove qualche malizioso ambasciatore disponeva specchietti perché le madame potessero osservare sedendo i dettagli più galanti...
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Itinerari esclusivi (per tutti) fra Bernini e Borromini e Barberini e tantissime Estasi, nella capitale della Teatralità Scenografica. Che ha superato, da un millennio e mezzo, sia l’Età dell’Equilibrio, sia l’Età dell’Angoscia. Lasciandosi però dietro, oltre alle Terme di Caracalla e ai Colloqui di Marco Aurelio con se stesso, anche Catullo, Cicerone, Giovenale, Marziale, Livio, Lucrezio, Plinio, Plauto, Ovidio, Orazio, Tacito, Virgilio, il Satyricon ... Nani sulle spalle di giganti, si usava dire negli anni del trionfo del Barocco.
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Riecco allora il corpo umano modulato come arredo a braccia aperte nell’Oratorio borrominiano ai Filippini, discepoli di San Filippo Neri, celebre santo fiorentino del tardo Cinquecento, famoso per l’assistenza ai carcerati e ai convalescenti.
Ed ecco altresì ad Ariccia, nel palazzo già Chigi, una preziosa doppia galleria di ritratti. Dal vero, e dunque ripresi coi loro lineamenti autentici, e magari nelle attività quotidiane. E ideali, allegorici, santi o filosofi antichi, mitici.
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Infine, come diceva una genovese illustre quale la principessa Ninni Pallavicini indicando i suoi parecchi Bacicci nelle sale da pranzo, «i genovesi compravano in primis ori e gioielli, e in secondo tempo opere d’arte, pitture di madame».
Parecchi Bacicci, dunque, fra i Boncompagni, Rospigliosi, Borghese, Massimo, Ottoboni... E Ginetti, Marini, Massarenti, Spinola, Costaguti, Albani... E i Cybo, e gli Imperiali tra il Palazzo Reale di Genova e i vari lasciti. Le importanti donazioni ereditarie Balbi agli Odescalchi, con tanti calcoli successori ove si inserisce un basilare notaio, e in seguito a una gradita offerta cash assicura la proprietà di un Caravaggio alla figlia principessa... E i legati per il collegio Nazareno, S. Andrea al Quirinale, il museo Fesch di Ajaccio...
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«La terza Roma si dilaterà sopra altri colli lungo le rive del fiume sacro sino alle spiagge del Tirreno ». «Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigatori »... Eccellenti intenzioni, indubbiamente suffragate da entusiasmi non effimeri?
«I più grandi edifici dell’Esposizione, che poi diverranno stabili, dovrebbero costituire come un immenso Foro... Lei immagini di collocarsi nel mezzo del Foro Romano, tra piazze, colonnati, paesaggi, archi etc., e di vedere in fondo a sinistra il Colosseo, e in fondo a destra il Campidoglio. Una analoga visione classica, ma moderna, modernissima... ».
«Monumento alla cretineria nazionale», secondo Luigi Squarzina, nell’immediato dopoguerra? Oppure «un sentimento di leggerezza massiccia, davvero una costruzione metafisica » secondo Maurizio Bettini, mezzo secolo dopo? O la solita rassegnata indignazione che ci accompagna intatta dal Petrarca («Italia mia, benché il parlar sia indarno / a le piaghe mortali... ») al Leopardi («O patria mia, vedo le mura e gli archi / ma la gloria non vedo...») per secoli e secoli... (Fino a voler rilevare l’anacronismo di quel «Lei immagini », nel 1937, in una lettera di Marcello Piacentini a Vittorio Cini: epitomi e compendi e sintesi di tutta quell’epoca...).
Quella E42... Ossessione urbanistica, dichiarazioni programmatiche di forte impatto comunicativo, schemi progettuali, scelta del sito... E finalmente, come in tutte le grandi esposizioni e rassegne e mostre e fiere, l’adozione o riscoperta delle vie parallele, col cardo perpendicolare al decumano. Toh.
Rielaborare gli epici eroici resti di un glorioso passato molto remoto? O una attualizzazione indifferente di Semo figli de borgata?
Grand tour nel Barocco diffuso, o piuttosto, fra le osterie e bettole frequentate da poveracci o addirittura pezzenti, secondo i quadri recentemente esposti a Villa Medici? (Non per nulla, sotto il titolo di «I bassifondi del Barocco», vi si elencavano l’ombra di Bacco, la taverna dissoluta, la Roma insolentita, i ritratti dell’emarginazione, gli incanti dei sensi e dei sortilegi, i disordini, le violenze…).
Magari, le riflessioni dell’urbanistica romana andavano a sbattere contro le necessità di conciliare le esigenze di una post- moderna Capitale con quel glorioso passato così remoto, così imponente e importante, nonché Barocco anche fin troppo diffuso...
Ecco dunque il progetto dell’E42 per una nuova Roma tutta fascista. Con archi, manifesti, lotterie, contributi, viali imperiali, villaggi operai, fontane danzanti. Ma scarse propensioni all’industrializzazione.
Un corpulento ceto impiegatizio. Sonnolenti caratteri di antico borgo rurale. Scavi impietosi nelle grigie esistenze dei tapini da fiaschetteria: G. G. Belli.
Così, insomma, ecco non soltanto la Roma del Duce, coi palazzi dei Congressi, degli Uffici, dello Sport, delle Milizie, delle Corporazioni, dei Caduti sul Lavoro, delle Arti e Tradizioni Popolari... Riecco la Chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo, i Luoghi d’Attesa, il Padiglione dei Modelli, fra Dioscuri in gesso, Propilei d’accesso, voli d’aquile bronzee, piazze ad esedra, bozzetti per quadrighe, ma altresì fontane dell’ENI, un grattacielo Alitalia...
pianta dell eur e42 mostra all ara pacis
...Torri delle Finanze, Ministero dell’ex-Sanità, Palazzo Sturzo, il cosiddetto Fungo, il lago artificiale, un progetto di Circolo verso il lago, schemi di illuminazione, complessi residenziali, Palazzi della Confindustria e del-l’INPS, Grattacielo Italia, sede ESSO, studio per l’ufficio del capo architettura del 1939 e del commissario aggiunto, arredamento per il primo Studio del Presidente, Palazzo dei Ricevimenti... Studio per l’ufficio del sovrintendente servizi tecnici, studio per il salotto del Commissario Generale, studio per la cabina dell’usciere, studio per l’alcova stanza da riposo ospiti...
giovanni maria flick e emmanuele emanuele
Palazzo delle Poste, dei Telegrafi e Telefoni, 1942... Ma quel Colosseo Quadrato, comunque lo si riguardi, e malgrado gli affanni provocati dalla vecchia «caccia ai froci» da parte di bande che arrivavano da borgate magari lontanissime, presso un bar di riposo confortante, rimane tuttavia e tuttora una meraviglia. Benché tutto il quartiere, secondo vari giornali, mostri un look piuttosto degradato.