Simone Mosca per milano.repubblica.it
"Ciao Enzo. Te ne vai da Gigante". Con un tweet è stato questa mattina Stefano Boeri a dare l'annuncio della scomparsa di Enzo Mari, grande artista e disigner nato nel '32 a Novara e poi milanese per tutta la vita. E che sabato era protagonista proprio in Triennale di una mostra dedicata ai 60 anni di carriera. Era ricoverato al San Raffaele da alcuni giorni così come Lea Vergine, moglie e compagna da quasi 60 anni.
Presentando l'antologica curata a Palazzo dell'Arte, lo scorso giovedì Hans Ulrich Obrist definiva Mari un "Leonardo contemporaneo" sottolineando la vastità di argomenti, interessi, oggetti e opere con cui ha segnato sin dal Dopoguerra il mondo del made in Italy e della cultura del Novecento.
Studente in Brera dal '52 al '56, aveva militato nel gruppo di Arte cinetica e programmata al fianco tra gli altri di Bruno Munari, come lui artista e intellettuale prestato al design. E il suo nome così si lega oltre che ai cinque Compassi d'Oro conquistati (di cui uno alla carriera nel 2011), al vassoio Putrella per Dainese, alle posate Piuma per Zani&Zani, allo spremiagrumi Squeezer per Alessi, alle decine di provocazioni, mostre e progetti con cui invitava a una visione critica del mondo e della società.
Considerato da Alessandro Mendini "la coscienza dei designer", è sufficiente citare Proposta per un'autoprogettazione del '74, istruzioni per la costruzione fai-da-te di mobili che Mari invitava a interpretare in prima persona. Un'esperienza tornata di moda durante il lockdown.
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