1. IL NUOVO REGNO DELL’INDIPENDENZA DELLA DONNA È RITRATTO OGGI DA ARTISTE FEMMINISTE CHE RECLAMANO IL PROPRIO CORPO, IL PIENO CONTROLLO DELLA SESSUALITÀ 2. IL CORPO FEMMINILE È DA SEMPRE UNA FIGURA CENTRALE DELL’ARTE OCCIDENTALE, MA RARAMENTE LE DONNE SI SONO SENTITE BEN RAPPRESENTATE. L’UOMO AGISCE, LA DONNA APPARE. SONO GLI UOMINI A GUARDARE LE DONNE. LE DONNE SI VEDONO SOLO ATTRAVERSO I LORO OCCHI. UNA FORMA DI CONTROLLO CHE HA SPESSO PORTATO ALLO SFRUTTAMENTO 3. IERI. OGGI LE DONNE SONO FINALMENTE RITRATTE DALLE DONNE IN DECINE DI MOSTRE E NEI QUADRI SPUNTANO PELI SUI CAPEZZOLI, TETTE ASIMMETRICHE, SMAGLIATURE E CORPI DI SIGNORE MATURE IN RISPOSTA ALLE CAMPAGNE SESSISTE DI “AMERICAN APPAREL” 4. NANCY UPTON DERIDE LE POSE AMMICCANTI DELLE MODELLE. SUSAN MARTIN DIPINGE DONNE NUDE IN SENSO CLASSICO, MA INDIPENDENTI, CHE NEL MONDO SI DIVERTONO ANCHE SENZA UOMINI. ALEAH CHAPIN SCOPRE LA BELLEZZA DI CORPI FEMMINILI AVANTI CON L’ETÀ
La figura femminile è centrale dell’arte occidentale da tempo immemore, ma raramente le donne si sono sentite ben rappresentate. L’uomo agisce, la donna appare. Sono gli uomini a guardare le donne. Le donne si vedono solo attraverso i loro occhi. E’ una forma di controllo patriarcale che ha spesso portato allo sfruttamento.
Le opere del pittore Egon Schiele – la cui mostra ”The Radical Nude” è ora alla “Courtauld Gallery” di Londra – sono uno dei pochi esempi in cui un uomo è in grado di ritrarre la bellezza di una donna nuda trattandola come un essere fluido e non come un oggetto immobile. Le sue protagoniste hanno il pieno controllo della loro sessualità. Il nuovo regno dell’indipendenza è ritratto oggi da artiste femministe che reclamano il proprio corpo.
Sheila Pree Bright esplora la complessa natura dell’identità razziale e degli stereotipi di bellezza impartiti dalla produzione di massa. In “Plastic Bodies”, manipola digitalmente le fotografie, creando donne per metà bambole e mostrando come si stia perdendo l’identità culturale e etnica.
Wangechi Mutu, attualmente in mostra alla “Victoria Miro Gallery”, fa collage erotici prendendo la fotografia etnografica, illustrazioni mediche del diciannovesimo secolo e riviste pornografiche: «Tutto ciò che è desiderato o disprezzato viene sempre affidato al corpo femminile. La donna, più che l’uomo, porta i segni della cultura da cui proviene».
In risposta alle campagne pubblicitarie di “American Apparel”, Nancy Upton fa una serie di scatti in cui deride le pose sessuali e ammiccanti delle modelle. La berlinese Susan Martin dipinge donne dal punto di vista delle donne: sono nude in senso classico, ma indipendenti, liberate, e nel mondo si divertono anche senza uomini.
mezza bratz e mezza donna per pree bright
L’italiana Vanessa Beecroft trasforma il corpo femminile in un “tableau vivant” e ricontestualizza l’immagine sessuale delle donne in termini di femminismo. L’israelo-americana Elinor Carucci si concentra sui momenti intimi della sua vita, documentando il ciclo mestruale, i peli sul capezzolo, e la gravidanza, non in versione “celebrity”, ma vera, che lascia cicatrici e smagliature.
Aleah Chapin scopre la bellezza di corpi femminili avanti con l’età. Il suo “Aunties Project” in mostra alla “Flowers Gallery” di Londra – è una giocosa serie di dipinti che ritraggono mature signore orgogliose delle proprie rughe. La feticizzazione del corpo femminile e la riduzione della donna a “tette” è l’argomento che intriga Cindy Hinant, mentre Jenny Saville è nota per le sue enormi tele di donne nude in primo piano, imperfette e al limite dell’obesità. Mickalene Thomas combina il tradizionale ritratto con soggetti femminili africani, evocando la “blacksploitation” e allo tempo tempo offrendo una condizione femminile alternativa.
la upton contro le pose sessuali di american apparel