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Il segnale del "liberi tutti", a Torino, era arrivato a fine luglio e l'avevano dato John e Lapo Elkann. Avevano lasciato partire per Genova, destinazione ‘Secolo XIX', un loro grande amico personale come il direttore generale di Publikompass, Maurizio Scanavino.
L'ingegnere appena quarantenne aveva ultimato la cura dimagrante della concessionaria di pubblicità, che aveva perso 14 milioni di euro nel 2012, e alla vigilia della sparizione della poltrona era stato consigliato a Carlo Perrone come Ad del giornale ligure. In piena estate si era favoleggiato per qualche settimana di una fanta-fusione a tre fra Corriere, Stampa e Secolo - una specie di monumento alle perdite di bilancio e al crollo delle copie - ma si è visto presto che si tratterebbe di un'idea troppo autolesionista anche per le banche creditrici più ottuse.
LAPO E JOHN ELKANN CON LAVINIA BORROMEO FOTO ANSAAdesso, con il passaggio della raccolta pubblicitaria della Stampa a Rcs, torna però d'attualità il cosiddetto "dossier sinergie" sull'asse Milano-Torino. "Non ha senso che Stampa e Corriere, entrambi in mano alla Fiat, non unifichino il più possibile la pubblicità, le attività di stampa e la distribuzione", spiega un manager editoriale milanese. In effetti, già nei prossimi mesi ci potrebbero essere novità importanti sulle tipografie, mentre alcune, ridotte, sperimentazioni di distribuzione "in tandem" sarebbero già partite in sordina nelle ultime settimane.
Carlo PerroneLa fusione delle testate invece sembra poco più che uno spauracchio. E' vero che la redazione del Corriere della Sera ha la forza per opporsi in ogni modo a un'operazione che registra la netta contrarietà perfino del direttore Ferruccio de Bortoli, ma è lo stesso John Elkann (primo azionista di via Solferino con il 20,5%) ad aver ammesso con una serie di interlocutori finanziari che si tratterebbe di una manovra "totalmente irragionevole".
CARLO PERRONE POLISSENA DI BAGNODel resto i due marchi rappresentati dalle testate sono forti e sono forse l'asset principale rimasto in pancia alle rispettive società industriali. Farne sparire uno per sempre, sull'altare di qualche sinergia dettata dalla crisi dell'editoria, sarebbe uno storico autogol.
Inoltre è stato lo stesso Sergio Marchionne a far notare a Elkann che la fusione con Chrysler ha bisogno di un Corriere che, almeno all'estero, sia percepito da investitori e analisti come un giornale non di diretta emanazione della Fiat.
L'accordo annunciato ieri da Rcs e Stampa è stato preso bene in Borsa e anche in via Solferino, com'era facile prevedere. A Torino, nel giornale diretto da Mario Calabresi, se l'aspettavano ma non è piaciuto a tutti che sia finita a Milano anche la raccolta della pubblicità sul web.
MARIO CALABRESI A BAGNAIA BOB KING E SERGIO MARCHIONNESi tratta di un segmento in crescita e assolutamente strategico: cederlo ad altri significa diventare anche plasticamente una provincia dell'impero. Anche per l'operazione Chrysler, del resto, quella che le pedine siano mosse da Torino sembra solo un'illusione ottica.
LUIGI GUBITOSI ANDREA CECCHERINI FERRUCCIO DE BORTOLI MARCUS BRAUCHLI VICE PRESIDENTE WASHINGTON POST Marchionne e Obama nella fabbrica Chrysler