1. NON SOLO PD, L’INCHIESTA MPS PUNTA AI PIANI ALTI DI GOVERNO E RAI, FINO A FRANCOFORTE! 2. SACCOMANNI E TARANTOLA COME LE TRE SCIMMIETTE: NON C’ERANO E SE C’ERANO DORMIVANO! I SENESI SAREBBERO STATI COSÌ ASTUTI DA FREGARE IL FIOR FIORE DI BANKITALIA? 3. LE AMNESIE DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA E DELLA PRESIDENTE DELLA RAI: FINGONO DI NON RICORDARE LE RIUNIONI CON I CAPI MPS PER L’ACQUISTO ANTONVENETA. POI I MAGISTRATI LI INCASTRANO. LE AGENDE DELL’ALLORA DG MPS VIGNI IMPALLINANO I VERTICI BANKITALIA E SACCOMANNI È COSTRETTO AD AMMETTERE: “C’ERAVAMO IO, TARANTOLA E DRAGHI”. I MAGISTRATI SENESI HANNO SENTITO ANCHE IL PRESIDENTE BCE? 4. L’APPUNTO REGISTRATO DA VIGNI: “BANKITALIA SARÀ AL VOSTRO FIANCO”. ANCHE VITTORIO GRILLI FA LO GNORRI E SI VENDICA DI DRAGHI: “COME MINISTERO NON DISPONIAMO DEGLI STESSI POTERI DI BANKITALIA, POSSIAMO FARE SOLO MORAL SUASION”

Fiorenza Sarzanini per "Il Corriere della Sera"

Ci sono stati numerosi incontri riservati tra i vertici del Monte dei Paschi e quelli di Banca d'Italia prima e dopo l'acquisizione di Antonveneta avvenuta nel settembre 2007 per oltre dieci miliardi di euro. Riunioni, prima negate e poi ammesse davanti ai pubblici ministeri di Siena dagli stessi alti funzionari di Palazzo Koch messi di fronte alle agende e agli appunti sequestrati all'allora direttore generale Antonio Vigni di Mps.

Tra loro, l'attuale ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni, all'epoca direttore generale di Bankitalia, e il presidente della Rai Anna Maria Tarantola che era responsabile dell'Area Vigilanza. I verbali dei loro interrogatori ricostruiscono i contenuti della trattativa. E rivelano che non ci furono approfondimenti rispetto alle garanzie fornite dal presidente Giuseppe Mussari e da Vigni sulla «bontà dell'operazione».

Lo ammette proprio Saccomanni quando - riferendosi all'operazione Fresh con Jp Morgan che aveva sottoscritto un aumento di capitale pari a un miliardo scaricando gli eventuali oneri sulla stessa Mps - afferma: «Ho avuto modo di vedere le due indemnity rilasciate da Mps. Posso dire che, certamente, ove fossero state portate a conoscenza dell'Autorità di Vigilanza, non sarebbe stata concessa l'autorizzazione nei termini in cui è stata data».

L'incontro a Roma
È il 27 settembre 2012, Saccomanni viene interrogato dai pubblici ministeri Antonio Nastasi, Aldo Natalini e Giuseppe Grossi come testimone. E dichiara: «Ricordo che alcuni giorni prima dell'autorizzazione concessa da Banca d'Italia nei primi giorni di marzo 2008 vi fu un incontro in Banca d'Italia con i vertici di Mps. Erano presenti il governatore Mario Draghi, il sottoscritto, la dottoressa Tarantola. Mussari e Vigni caldeggiarono la bontà delle operazioni di rafforzamento patrimoniale che la banca aveva effettuato per acquisire Antonveneta e per rispettare i limiti della normativa.

In particolare i due ci confermarono che la Fondazione avrebbe aderito per la sua quota all'aumento di capitale e illustrarono l'operazione collegata all'aumento di capitale riservato a Jp Morgan affermando che rispettava i criteri per essere considerato patrimonio di vigilanza. Banca d'Italia era preoccupata che l'operazione nei suoi aspetti più innovativi, il collegamento di questa operazione di aumento di capitale con uno strumento strutturato come il Fresh, fosse validata in ambito europeo. Mussari e Vigni ci dissero che avevano discusso e risolto i problemi con l'intermediario Jp Morgan.

Noi ascoltammo e non assicurammo alcunché agli interlocutori. Non ho ricordo di altri incontri avuti prima di quella data».

L'appunto a casa di Vigni
A questo punto i magistrati mostrano un appunto trovato dai finanzieri del Nucleo Valutario guidati dal generale Giuseppe Bottillo durante la perquisizione a casa di Vigni. Un foglio nel quale vengono indicati i partecipanti ad almeno un'altra riunione e soprattutto un'assicurazione precisa: «Bankitalia sarà al vostro fianco».

Saccomanni si corregge: «Non escludo di aver incontrato Vigni e le altre persone. Posso dire che non ci fu segnalato che Mps aveva acquisito Antonveneta senza fare una due diligence (analisi dei bilanci prima dell'acquisto ndr ). Non ebbi informazioni circa le trattative che si erano sviluppate tra Mps e Santander per l'acquisizione di Antonveneta e non sono in grado di dire se queste notizie siano state fornite a Draghi. Quanto alla frase "Bankit sarà al vostro fianco" riportata nell'appunto ritengo si possa trattare di un auspicio di Vigni. Non escludo che all'incontro si sia trattato della liquidità. Io ribadisco che nel 2008 il gruppo Antonveneta andava " efficientato "».

«Sarete seguiti e indirizzati»
Il giorno dopo viene convocata, sempre come testimone, Tarantola. E dichiara: «Per quanto concerne l'operazione di rafforzamento patrimoniale relativa all'aumento di capitale di un miliardo si poneva il problema della computabilità dell'operazione nel core capital (patrimonio di vigilanza ndr ).

Per riconoscere tale strumento nel capitale primario era necessario che fossero garantiti il trasferimento del rischio di impresa e la flessibilità dei pagamenti. Nel marzo del 2008 venne rilasciata l'autorizzazione all'acquisizione di Antonveneta a condizione che tutte le operazioni di rafforzamento patrimoniale fossero realizzate prima dell'acquisizione, con particolare riguardo al rafforzamento patrimoniale dedicato a Jp Morgan che i contratti prevedessero i due requisiti accennati».

Tarantola evidenzia «una comunicazione del settembre 2008 con cui si rendeva noto a Mps che l'operazione così come strutturata non poteva computarsi nel core capital poiché il contratto di usufrutto non garantiva la flessibilità dei pagamenti e non vi erano sufficienti garanzie sul trasferimento del rischio di impresa. Si invitava pertanto Mps a considerare tutte le possibili opzioni per consentire il rafforzamento patrimoniale richiesto. In caso di modifica della contrattualistica si richiamava il connesso rischio legale».

Le carte dimenticate
È la stessa Tarantola a rivelare di aver saputo «perché riferito al Direttorio dal dottor Signorini, attuale Capo dell'Area Vigilanza di Bankitalia, che sono stati ritrovati documenti non portati a conoscenza di Bankitalia che, per quanto so, erano allo studio degli uffici al fine di valutarne l'impatto sull'operazione».

Cinque giorni prima, il 24 settembre 2012, era stato ascoltato Vittorio Grilli, all'epoca direttore generale del Tesoro. Inizialmente nega di essersi interessato all'operazione, ma quando gli vengono mostrate alcune relazioni da lui firmate si corregge, anche se non è in grado di precisare tempi e modi dei suoi interventi.

Poi, di fronte alle domande di pubblici ministeri che gli chiedono se si sia occupato della «concentrazione del rischio», risponde: «Dal punto di vista del vigilante, quello delle analisi della concentrazione del rischio attiene a un'analisi in generale. Nello specifico di questo strumento del Fresh non penso di averlo fatto. Sicuramente chiesi come cambiò l'esposizione nel suo complesso. Peraltro come ministero non disponiamo di poteri pregnanti come Bankitalia: solo una moral suasion verso i vigilati. Ribadisco di non essermi soffermato - o che qualcuno mi abbia fatto presente - questo strumento del Fresh».

 

PALAZZO KOCHmonte-dei-paschi-di-siena-sedemonte dei paschi di siena monte-paschiANTONIO VIGNI fabrizio saccomanni direttore big x Anna Maria Tarantola Mussari e Draghi VITTORIO GRILLI FOTO ANSA MARIO DRAGHI GIUSEPPE MUSSARI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL TORTURATOR ALMASRI È LA PROVA CHE LA LIBIA USA I MIGRANTI A MO' DI PISTOLA PUNTATA SULL'ITALIA - CHE POI PALAZZO CHIGI NON SAPPIA GESTIRE LE SITUAZIONI DI CRISI E' LAMPANTE: SAREBBE BASTATO METTERE IL SEGRETO DI STATO, INVECE CHE MANDARE PIANTEDOSI A CIANCIARE DI " ALMASRI, PERICOLO PER LA SICUREZZA", E NESSUNO SI SAREBBE FATTO MALE - L'ATTO GIUDIZIARIO DELLA PROCURA DI ROMA NON C'ENTRA NIENTE CON IL CASO SANTANCHÈ - LO STRETTO RAPPORTO DI LI GOTTI CON I MAGISTRATI - LE VOCI DI VOTO ANTICIPATO PER CAPITALIZZARE ''GIORGIA MARTIRE DELLA MAGISTRATURA''. CHE NON È SUL TAVOLO: SOLO MATTARELLA DECIDE QUANDO SCIOGLIERE LE CAMERE (E SERVIREBBE CHE O LEGA O FORZA ITALIA STACCASSERO LA SPINA AL GOVERNO...)

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

DAGOREPORT - AL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO SARANNO DOLORI PER LA MELONI INEBRIATA DAL TRUMPISMO - IL PRIMO NODO DA SCIOGLIERE SARÀ LA RATIFICA, UNICA MANCANTE DEI 27 PAESI, ALLA RIFORMA DEL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITÀ (MES), A GARANZIA DI UNA CRISI BANCARIA SISTEMICA. LA DUCETTA AVEVA GIA' PROMESSO DI RATIFICARLO DOPO LA FIRMA DEL PATTO DI STABILITÀ. MA ORA NON POTRÀ INVENTARSI SUPERCAZZOLE DAVANTI A MACRON, SCHOLZ, TUSK, SANCHEZ, LEADER CHE NON NASCONDONO DIFFIDENZA E OSTILITÀ NEI CONFRONTI DELL'UNDERDOG CHE SI È MESSA IN TESTA DI ESSERE IL CAVALLO DI TROIA DELLA TECNODESTRA AMERICANA IN EUROPA - MA IL ROSPO PIÙ GROSSO DA INGOIARE ARRIVERÀ DALL’ESTABLISHMENT DI BRUXELLES CHE LE FARÀ PRESENTE: CARA GIORGIA, QUANDO VAI A BACIARE LA PANTOFOLA DI TRUMP NON RAPPRESENTI LE ISTANZE EUROPEE. ANZI, PER DIRLA TUTTA, NON RAPPRESENTI NEMMENO L’ITALIA, MEMBRO DELLA UE QUINDI SOGGETTA ALLE REGOLE COMUNITARIE (CHE HANNO TENUTO A GALLA IL PIL ITALIANO CON I 209 MILIARDI DI PNRR), MA RAPPRESENTI UNICAMENTE TE STESSA…

donald trump elon musk

DAGOREPORT – SIC TRANSIT GLORIA MUSK: A TRUMP SONO BASTATI MENO DI DIECI GIORNI DA PRESIDENTE PER SCAZZARE CON IL MILIARDARIO KETAMINICO – LA VENDITA DI TIKTOK A MICROSOFT È UN CAZZOTTO IN UN OCCHIO PER MR. TESLA (BILL GATES È UN SUO ACERRIMO NEMICO). POI C’È LA DIVERSITÀ DI VEDUTE SUL REGNO UNITO: MUSK VUOLE ABBATTERE IL GOVERNO DI STARMER, CHE VUOLE REGOLAMENTARE “X”. E TRUMPONE CHE FA? DICE CHE IL LABURISTA STA FACENDO UN “GOOD JOB” – L’INSOFFERENZA DEL VECCHIO MONDO “MAGA”, L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E I DAZI ALL’EUROPA: IL TYCOON ASPETTA PERCHÉ VUOLE DISCUTERE CON LONDRA…

stefano boeri cino zucchi beppe sala

DAGOREPORT! LA "POLITECNICO CONNECTION" MILANESE, CHE HA PORTATO AI DOMICILIARI STEFANO BOERI E CINO ZUCCHI ERA STATA RACCONTATA SUL “FATTO” DA EMILIO BATTISTI NELL’AGOSTO DEL 2022 – L’ARCHITETTO SQUADERNAVA LA RETE DI RELAZIONI PROFESSIONALI TRA I VINCITORI DEL CONCORSO E I COMMISSARI BOERI E ZUCCHI LA “RIGENERAZIONE URBANA” A COLPI DI GRATTACIELI, SULLA QUALE IL SINDACO SALA TRABALLA, NASCE SEMPRE NELLA SCUOLA DI ARCHITETTURA DEL POLITECNICO, DOVE IMPAZZA DA DECENNI UNA LOTTA INTESTINA TRA DOCENTI, QUASI TUTTI DI SINISTRA - L’INUTILITÀ DEI CONCORSI, OBBLIGATORI, PERÒ, PER LEGGE, QUANDO SAREBBE PIÙ ONESTO CHE...

nicola gratteri giorgia meloni magistrati magistratura toghe

DAGOREPORT – IN POLITICA IL VUOTO NON ESISTE E QUANDO SI APPALESA, ZAC!, VIENE SUBITO OCCUPATO. E ORA CHE IL CENTROSINISTRA È FRAMMENTATO, INCONCLUDENTE E LITIGIOSO, CHI SI PRENDE LA BRIGA DI FARE OPPOSIZIONE AL GOVERNO NEO-TRUMPIANO DI MELONI? MA È OVVIO: LA MAGISTRATURA! - LA CLAMOROSA PROTESTA DELLE TOGHE CONTRO NORDIO ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO, LE INDAGINI SU SANTANCHE' E LA RUSSA, I DOCUMENTI DEI SERVIZI SEGRETI SU GAETANO CAPUTI, PASSATI “ACCIDENTALMENTE” DALLA PROCURA DI ROMA AL “DOMANI”: TUTTI “INDIZI” CHE LA GUERRA È COMINCIATA – VIDEO: GRATTERI CONTRO NORDIO A “OTTO E MEZZO”

giorgia meloni ignazio la russa daniela santanche

QUESTA VOLTA LA “PITONESSA” L’HA FATTA FUORI DAL VASO: IL “CHISSENEFREGA” LANCIATO A GIORNALI UNIFICATI POTREBBE ESSERE LA GOCCIA CHE FA TRABOCCARE IL VASO DELLE SUE DIMISSIONI - LA MINISTRA DEL TURISMO, CON ARROGANZA MAI VISTA, DICHIARA URBI ET ORBI CHE SE NE FOTTE DEL PARTITO E DELLA MELONI (“L’IMPATTO SUL MIO LAVORO LO VALUTO IO”). INFINE LANCIA UN AVVERTIMENTO ALL’AMICO-GARANTE LA RUSSA (“NON MI ABBANDONERÀ MAI”) – ALT! LA "SANTADECHÈ" SMENTISCE TUTTO: "SE GIORGIA MELONI MI CHIEDESSE DI DIMETTERMI NON AVREI DUBBI. NON HO MAI DETTO 'CHISSENEFREGA". QUINDI NON UNO, MA QUATTRO GIORNALISTI HANNO CAPITO MALE E HANNO FATTO "RICOSTRUZIONI FANTASIOSE"?