1- UN’ERA SI E’ CHIUSA: QUALCOSA SI È ROTTO TRA I FRATELLI LUCIANO E GILBERTO BENETTON 2- SOTTO LA VOLONTÀ DEL PATRIARCA LUCIANO DI SPOGLIARSI DI TUTTE LE CARICHE E DI PASSARE IL TESTIMONE AL FIGLIO ALESSANDRO BRUCIA LA SCELTA DELLE PRIVATIZZAZIONI (AUTOGRILL, TELECOM, ETC) E L’ABBONDONO DEI PULLOVERINI E MAGLIETTE A ZARA 3- DA ALCUNI GIORNI LE HOSTESS ALITALIA SONO IN GRANDE FERMENTO E SI PASSANO DI MANO IL TESTO DI UNA LETTERA IN INGLESE NELLA QUALE SI DESCRIVE CON DOVIZIA DI PARTICOLARI L’ESPERIENZA CHE IL NUOVO AD RAGNETTI, DETTO IL “GEORGE CLOONEY DELLA MAGLIANA” HA FATTO ALLA PHILIPS (DOVE PARE ABBIA LANCIATO TRE VIBRATORI) 4- E TANTO PER FINIRE IN BELLEZZA LA TALPA DELLA PHILIPS CHE HA INVIATO A ROMA L’ANONIMO MESSAGGIO, DESCRIVE UN RAGNETTI MOLTO ATTENTO AL MONDO FEMMINILE OLANDESE 5- GLI UNDICI ITALIANI CHE FANNO PARTE DELLA LOBBY TRILATERAL EUROPEA: DA CUCCHIANI A RECCHI, DA ENRICO LETTA A MARTA DASSU’ (MONTI HA LASCIATO LA PRESIDENZA A TRICHET)
1- QUALCOSA NELLA GRANDE FAMIGLIA DI PONZANO VENETO SI Ã ROTTO TRA LUCIANO E GILBERTO BENETTON
A distanza di 19 anni, quando apparve sui giornali completamente nudo, domani Luciano Benetton, l'industriale di Ponzano Veneto, si spoglierà per la seconda volta.
In questo caso l'immagine che fu scattata da Oliviero Toscani con il Lucianone "desnudo" che teneva le mani sui glutei e mostrava coraggiosamente la carne frollata dal tempo, non avrà l'impatto clamoroso perché riguarda la sua volontà di spogliarsi di tutte le cariche e di passare il testimone al figlio Alessandro.
Questa decisione arriva all'età di 77 anni dopo un'avventura industriale che è durata quasi mezzo secolo ed è iniziata con i fratelli Gilberto, Giuliana e Carlo quando nel 1966 inaugurarono a Belluno il primo negozio dei pullover.
Da quel momento è partita la costruzione di un impero che ha portato l'azienda veneta a quotarsi prima a Milano nel 1986, poi a Francoforte e a New York. La storia di questo personaggio impenetrabile e quasi sospettoso è stata descritta in maniera magistrale dal suo amico Sergio Saviane, il giornalista dell'"Espresso" e compagno di bevute, che nel 1998 pubblicò il libro "Il miliardario" descrivendo la vita segreta e affibbiandogli il soprannome di "anatra muta".
A partire da domani, quando lascerà le redini del Gruppo al 48enne figlio Alessandro, Lucianone lascerà l'ebbrezza del rischio industriale e potrà dedicarsi (come peraltro sta facendo già da tempo) ai viaggi nelle sue tenute in Patagonia dove arriva a bordo del megayacht "Tribù". In un'intervista pubblicata ieri sul "Corriere della Sera" il patron di Ponzano Veneto esprime apprezzamenti nei confronti del giovanotto che ha dimostrato di avere passione, coraggio e fantasia. Qualcuno si chiede quali siano le ragioni che hanno indotto il padre-fondatore a fare un passo indietro, e c'è chi attribuisce questo passaggio dinastico alla crisi dei mercati e del Gruppo.
Lui stesso, nel corso dell'intervista al giornalista Daniele Manca, dichiara: "siamo stati fortunati, abbiamo avuto il vento a favore e oggi spira in senso contrario", quasi un'ammissione delle difficoltà che l'azienda sta trovando per la concorrenza spietata di gruppi come la spagnola Zara che vale 14 miliardi contro gli 1,3 indicati dall'economista Penati nell'articolo di un mese fa su "Repubblica".
C'è però un altro passaggio dell'intervista di Lucianone che fa riflettere e riguarda le privatizzazioni, cioè la politica che nel corso degli anni ha portato la famiglia di Ponzano Veneto a diversificare i propri investimenti. "Ci siamo un po' distratti con le privatizzazioni", dice il Grande Vecchio del pullover, e il riferimento è probabilmente all'avventura del 2001 in Telco, la scatola che controlla Telecom da cui i Benetton, dalla quale il Gruppo decise di uscire otto anni dopo con una perdita intorno ai 150 milioni.
Tra le mani di Edizioni srl, la finanziaria della famiglia, restano comunque gioielli come Autogrill, Atlantia e le partecipazioni nei salotti di Mediobanca, Generali, Rcs, Pirelli e Aeroporti di Roma. L'artefice di questa politica è stato soprattutto il fratello Gilberto, più giovane di 8 anni, ma nel corso della lunga intervista il suo nome non è mai citato dall'altro fratello.
E questo fa pensare che non si tratti di una dimenticanza casuale. Forse è la conferma di ciò che da tempo si dice negli ambienti della finanza a proposito degli scontri dentro la celebre famiglia veneta. Un'altra conferma, piccola ma significativa, arriva anche dalla notizia dei giorni scorsi secondo la quale il giovane Alessandro è intervenuto per evitare il licenziamento di 76 dipendenti di Autogrill, la società che rientra nel perimetro di comando dello zio Gilberto.
Con il pudore e la discrezione che lo hanno sempre distinto, il giovinotto ha sposato la causa dei cassintegrati scusandosi con queste parole: "non è mio compito né è legittimo che io intervenga nella gestione operativa di un'azienda che non è quella per la quale ricopro incarichi operativi".
Qualcosa nella grande famiglia di Ponzano Veneto si è rotto e adesso diventa difficile ripetere il motto della casa: "Benetton te magna in un boccòn".
2- DA ALCUNI GIORNI PERÃ LE HOSTESS ALITALIA SONO IN GRANDE FERMENTO E SI PASSANO DI MANO IL TESTO DI UNA LETTERA IN INGLESE NELLA QUALE SI DESCRIVE CON DOVIZIA DI PARTICOLARI L'ESPERIENZA CHE RAGNETTI HA FATTO NEL GRUPPO OLANDESE PHILIPS (DOVE PARE ABBIA LANCIATO TRE VIBRATORI ELETTRICI)
Le hostess dell'Alitalia si mostrano indifferenti rispetto alla decisione dell'Antitrust di aprire alla concorrenza il monopolio della tratta Milano-Roma.
A loro interessa saperne di più su Andrea Ragnetti, il 52enne manager perugino che è salito sulla poltrona di Rocco Sabelli. Con ironia non priva di una certa ammirazione, lo hanno già definito il "George Clooney della Magliana" e leggendo attentamente il blog autobiografico in cui Ragnetti racconta la sua vita, hanno appreso che è vegetariano, ha giocato a basket e odia il calcio.
Da alcuni giorni però le hostess sono in grande fermento e si passano di mano il testo di una lettera in inglese nella quale si descrive con dovizia di particolari l'esperienza che Ragnetti ha fatto nel gruppo olandese Philips dove nel 2008 è stato nominato a capo dell'Area Consumer Lifestyle (dove pare abbia lanciato tre vibratori elettrici). La lettera, che una manina vigliacca sta facendo girare tra le hostess e i dipendenti dell'Alitalia, non è una missiva qualunque, e questo si capisce dai destinatari della medesima.
Si tratta infatti di una memoria circostanziata che ai tempi della Philips fu indirizzata ai vertici del Gruppo olandese e in particolare al presidente Gerard Kleisterlee (un tedesco educato dai gesuiti) e a Jan Michel Hessels, il numero uno tra i supervisor del Gruppo. Il tono e il contenuto sono impietosi. "Lo stile di Ragnetti - si legge nel testo - è premiare i seguaci ciechi e punire quelli che hanno opinioni...è uno stile da padrone accompagnato da un atteggiamento inflessibile che ha lasciato scioccati anche i membri del suo team".
Ma non finisce qui perché nella missiva che gira tra le mani delle hostess si legge che il manager italiano ha dato l'illusione di performances superiori tagliando i costi e prendendo decisioni di breve periodo che non sono state premiate dal mercato.
E tanto per finire in bellezza la talpa della Philips che ha inviato a Roma l'anonimo messaggio, descrive un Ragnetti molto attento nei confronti del mondo femminile olandese.
Questa è la parte che alle hostess dell'Alitalia rende ancora più interessante il "George Clooney della Magliana".
3- GLI 11 ITALIANI CHE FANNO PARTE DELLA LOBBY TRILATERAL EUROPEA (DA CUCCHIANI A RECCHI, DA ENRICO LETTA A MARTA DASSU')
Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri, è ossessionata dai complotti della finanza internazionale.
Non a caso durante la trasmissione "Report" è tornata a parlare della Trilateral, la commissione fondata nel 1973, che è stata considerata per anni il soffio del demonio. La giornalista emiliana ha ricordato l'appartenenza di Monti a questa associazione che fin dalle sue origini ha riunito il gotha della finanza e della politica. Per rendere più forti le sue accuse nei confronti di SuperMario, la Gabanelli ha intervistato Patrick Wood, uno studioso che dal 1978 pubblica documenti sulla Trilateral per dimostrarne la natura tenebrosa.
Nell'intervista della Gabanelli non si è dato spazio alla riunione che si è svolta non più tardi di sabato a Tokyo dove Mario Monti si è dimesso dalla presidenza della commissione europea della Trilateral. Il suo posto è stato preso da Trichet, il 69enne banchiere francese che nel novembre scorso ha lasciato la presidenza della BCE.
Nella sua infinita miseria Dagospia è andato a spulciare, con l'aiuto di un articolo pubblicato sul "Sole 24 Ore", le notizie sulla riunione di Tokyo dove è stato ratificato l'abbandono della carica che Monti ha tenuto per un anno e mezzo. E così si è scoperto che della Commissione europea fanno parte 11 italiani tra cui tre banchieri (Maurizio Sella, Marcello Sala ed Enrico Cucchiani di IntesaSanPaolo).
Tra gli altri italiani iscritti alla Trilateral si trovano manager come Recchi, l'imprenditore Rocca, alcuni studiosi innocui come Carlo Secchi della Bocconi e Stefano Silvestri, e due politici: Enrico Letta e Marta Dassù.
Nella riunione di Tokyo una parte importante pare che l'abbia avuta più di altri Cucchiani, che ha speso parole di grande elogio nei confronti di Monti fino al punto di immaginare che "probabilmente i politici italiani gli chiederanno di guidare il nuovo governo".
Di fronte a questa previsione, il chairman del gruppo europeo della Trilateral, Vladimir Dloughy (un cattolico che cura da Praga gli affari di Goldman Sachs nell'Est europeo), ha battuto le mani perché con il tecnocrate greco Papademos e il bocconiano Monti al governo l'onore della Trilateral resterà alto.
4- IL GESTO DI GALATERI
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che sabato prossimo alle ore 9 si consumerà a Trieste un sacrificio umano e professionale di portata storica.
Per quel giorno e quell'ora è convocata l'Assemblea delle Generali dove il presidente Gabriele Galateri di Genola, figlio di un ufficiale dell'esercito e discendente da nobile famiglia piemontese, annuncerà la sua intenzione di rifiutare la candidatura come consigliere di amministrazione della banca Carige e della Cassa di Risparmio di Savigliano.
Il gesto di quest'uomo, che nell'aprile dell'anno scorso ha sostituito alle Generali Cesarone Geronzi, è dettato dall'articolo 36 sulla incompatibilità delle cariche, ma rappresenta un atto di eroismo per un collezionista di poltrone baciato dalla fortuna".
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