L’ALITALIA RESTA A TERRA: ORE DECISIVE PER LA COMPAGNIA - HA FINITO I SOLDI PER IL CARBURANTE, UN BUCO DI 100 MILIONI. SENZA UNA SOLUZIONE, FRA 48 ORE DEVE PORTARE I LIBRI IN TRIBUNALE - IL RUOLO DELLE BANCHE, OCCHI PUNTATI SULLE GENERALI - HOGAN (AD DI ETHIAD) POTREBBE LASCIARE FRA TRE MESI

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Marco Zatterin per la Stampa

 

ALITALIA ALITALIA

La paura di Alitalia, adesso, è di non riuscire più decollare. Le stime sui flussi di cassa rivelano che venerdì sera, nei conti della compagnia italiana, ci potrebbe essere un buco di oltre 50 milioni, cifra destinata a raddoppiare a fine anno. «E' questione di poco perché la società non sia in grado di pagare il carburante, gli scali, i servizi e il personale», ammette una fonte che segue il dossier. Se tutto andasse male, nel giro di 48 ore o poco più, l' ad Cramer Ball potrebbe vedersi costretto a considerare l' invio dei libri in tribunale.

 

A meno di un accordo fra da Etihad, azionista al 49%, che invoca una ristrutturazione e una riorganizzazione pesanti per tutte le parti in causa. Possibile? Ieri sera si è riunito il cda. Consapevole che solo se i sindacati non costruiranno barriere troppo alte, e se il combinato fra soci e creditori italiani troverà un accordo probabilmente oneroso, si potrebbe salvare il salvabile.

 

cramer ball luca di montezemolo cramer ball luca di montezemolo

Storia infinita, forse uno degli stalli più lunghi della storia dell' aviazione civile. A sedici anni dal primo tentativo di risanare l' Alitalia, riecco le lacrime e il sangue. Così Etihad, due anni dopo aver acquistato il 49% del capitale (soglia invalicabile a meno di perdere il titolo di vettore europeo) deve prendere forbici e righello. L'azionista del Golfo ha messo sul tavolo di un consiglio d' amministrazione aperto dieci giorni fa, e mai ufficialmente chiuso, un programma variegato che comprende sino a duemila tagli (si parla di 600 teste a terra e un centinaio di piloti). Ci sarebbe più di un piano che, secondo gli azionisti bancari, è necessario, ma non ancora sufficiente.

 

alitalia etihad alitalia etihad

Intesa Sanpaolo e Unicredit sono i due pezzi grossi della Midco Spa, il veicolo al quale è stato conferito il 51 per cento delle azioni Alitalia. Alla loro partecipazione sono legate due linee di credito da 180 milioni di euro alle quali, però, la ex compagnia di bandiera non è stata autorizzata a pescare. Dietro le quinte, il confronto sul da farsi viene dipinto come «molto acceso». Risultano contatti diretti fra i vertici di Intesa Sanpaolo e Etihad, certo non aiutati dalle voci che rimbalzano dalla stampa tedesca, secondo cui l' ad della compagnia di Abu Dhabi, James Hogan, starebbe per essere allontanato nel giro di tre mesi.

james hogan etihad 7 james hogan etihad 7

 

Gli italiani, dal canto loro, hanno messo per iscritto la disponibilità a fare la loro parte purché tutti facciano altrettanto. Hanno riconosciuto l' esigenza ormai imprescindibile di immettere nuove risorse nel carrozzone volante. Necessario, si diceva. Perché per arrivare a fine marzo, in assenza di proventi straordinari, si stima che servano almeno 350 milioni.

 

Unicredit attende, «la situazione è in piena evoluzione». Altre fonti fanno però sapere che l' istituto guidato dal francese Jean Pier Mustier sarebbe disposto a partecipare a pieno titolo al rilancio, purché ci sia un piano adeguato e il concerto degli stakeholder. Che aspettano i sindacati.

 

Per questa sera alle diciotto è in programma un incontro coi rappresentanti dei lavoratori, riunione già saltata lunedì. E' un passaggio cruciale, con nuove alleanze possibili (Lufthansa?) e i sindacati che lamentano la prospettiva dell' ennesimo scalpo, mentre gli osservatori si chiedono se si sarebbe arrivati a questo punto se la politica non avesse voluto procrastinare artificialmente un finale considerato scontato.

 

philippe donnet generali philippe donnet generali

La ricetta per l' epilogo assume dunque la forma di una ricapitalizzazione e dell' attivazione della linea di credito. Le fonti parlano di un obiettivo complessivo da 680 milioni. Fra i soci della Midco c' è chi auspica un coinvolgimento delle Generali, a cui si vorrebbe far convertire 300 milioni di un prestito obbligazionario in essere da 375.

 

La compagnia del Leone non intende per il momento trasformare lo status di creditore in quello di azionista, anche se alla lunga è sempre possibile. Nell' attesa si guarda alla tremenda crisi di liquidità e al lungo tempo che può finire in fretta. Sedici anni di polemiche e ora qualche giorno per salvare la flotta. Sperando sia l' ultima volta.

 

 

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