BANCA ITALIANA: PLURALE MASCHILE - I BOARD DELLE NOSTRE BANCHE SONO UN POLTRONIFICIO UNICO AL MONDO: DIFFICILE TROVARNE UNA CON MENO DI 15 CONSIGLIERI - UN ESERCITO DI MANAGER SUPER-PAGATI (850MILA EURO L’ANNO LA RETRIBUZIONE MEDIA) POCHISSIME DONNE (IL 16%) E SOLO IL 7% DI STRANIERI
Fabio Savelli per “Corriere.it”
accantonamenti sofferenze bancarie
Durante una visita a Roma un anno fa Mario Draghi, il presidente della Banca centrale europea, mise il dito sulla questione, notando che il consolidamento del settore bancario italiano sarebbe stato necessario perché «fino a poco tempo fa, l’Italia aveva 750 banche ognuna con il proprio consiglio di amministrazione».
Non solo. I board in Italia non sono solo tanti. Sono anche iperpletorici, scrive il «Financial Times». Tra le banche quotate alla borsa di Milano è difficile trovarne una che abbia meno di 15 consiglieri. Il Banco Popolare ha 24 rappresentanti in consiglio. Banca Popolare dell‘Emilia Romagna ne ha 18.
banca credito cooperativo di roma
Intesa Sanpaolo è da poco passata al sistema monistico, ma ha avuto per lungo tempo un sistema dualistico con 28 membri nel doppio board. Ubi banca ha 23 persone nel suo consiglio di sorveglianza e altre nove nel comitato di gestione.
Un’analisi sui gruppi bancari italiani, pubblicato da GC Governance Consulting, ha rivelato che le donne rappresentavano solo il 16 per cento dei posti nei consigli. I manager stranieri rappresentano solo il 7 per cento. Delle 17 banche quotate analizzate 13 non avevano neanche un consigliere estero. I compensi, poi, dice il Financial Times sarebbero “stravaganti”.
Secondo lo studio la retribuzione media dei membri del consiglio, tra cui gli amministratori delegati, è stata di 850mila euro. Ma il tempo sta per scadere per questo vecchio modo di fare le cose. Quindici mesi fa il governo ha approvato una riforma che sta costringendo le prime 10 banche di credito cooperativo italiane a diventare società per azioni, innescando i processi di consolidamento auspicati.
Banca Popolare di Milano e Banco Popolare, due grandi banche del nord, la scorsa settimana hanno deciso di fondersi. La rabbia per la prospettiva di posti di lavoro persi è palpabile. Diverse fonti che hanno lavorato al dossier di fusione BPM-Banco Popolare confermano i “battibecchi” su quanti dovessero essere i consiglieri della nuova realtà post-fusione e quanto avrebbe ammontato il loro compenso.
La scorsa settimana — racconta il quotidiano della City — un giornalista ha chiesto al presidente di Banco Popolare Pier Francesco Saviotti se la fusione avrebbe comportato anche un taglio al numero di consiglieri. Il banchiere aveva sbottato: «Se siamo 21, o 22, o 19, qual è la differenza, l’importante è fare un buon lavoro».
banca popolare di spoleto bps facciata 1
Ma è proprio questo il punto: l’esercito dei consigli di amministrazione del settore bancario italiano è smisurato e debolmente redditizio, attacca il «Financial Times». Molte banche tricolori hanno dovuto ristrutturare o chiedere il salvataggio appena la BCE ha assunto la vigilanza unica bancaria.
Il settore ha anche 360 miliardi di euro di sofferenze lorde - pari a circa un quinto del prodotto interno lordo - che sta trascinando verso il basso anche l’anemica ripresa economica del Paese. Una recessione terribile e un decennio di stagnazione sono in parte responsabili, ma lo è anche stato una cultura del credito clientelare.
Esperti di corporate governance sostengono che ciò sia da ascrivere ai processi di selezione delle classi dirigenti. Influenzati dalle fondazioni bancarie azionista che hanno nominato notabili locali senza grandi competenze in ambito bancario. Si tratta spesso di persone con connessioni con la politica locale. Nulla di più. Capitalismo di relazione.