marcegaglia boccia

BOCCIA DEI MIEI DESIDERI - EMMA MARCEGAGLIA SPERA CHE SIA IL SUO CANDIDATO IL NUOVO PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA: HA BISOGNO DI QUALCUNO CHE TENGA “IL SOLE 24 ORE” LONTANO DAI DEBITI ESPLOSIVI DEL GRUPPO MARCEGAGLIA (2,1 MILIARDI DI EURO) - LE BANCHE CREDITRICI TEMONO UN BIS DEL CASO SORGENIA

Giorgio Meletti per il “Fatto Quotidiano”

 

emma marcegaglia col maritoemma marcegaglia col marito

I 198 grandi elettori che domani dovranno scegliere il nuovo presidente della Confindustria tra Alberto Vacchi e Vincenzo Boccia sono chiamati in realtà a un referendum su uno dei più scandalosi conflitti d'interessi del pur eticamente svantaggiato capitalismo italiano. Lo scandalo di cui tutti gli imprenditori parlano solo sottovoce si incarna nel corpo cinquantenne di Emma Marcegaglia, imprenditrice mantovana una e trina: ex numero uno di Confindustria, attuale presidente dell' Eni e titolare al 50 per cento con il fratello Antonio, di uno dei maggiori gruppi siderurgici italiani.

 

emma marcegagliaemma marcegaglia

Grande industriale privata e grande boiardo di Stato al tempo stesso, Marcegaglia sta spendendo tutte le sue capacità d'influenza sui colleghi per issare sulla preziosa poltrona confindustriale l'amico salernitano Boccia, imprenditore lillipuziano in confronto a Vacchi, ma avvezzo ai corridoi di viale dell' Astronomia. Il clima è quello del duello all' ultimo sangue, come dimostrano le lettere con cui alcuni sostenitori di Vacchi sono arrivati a formalizzare con i cinque "saggi" la perentoria richiesta di garantire l' effettiva segretezza del voto.

emma marcegaglia e massimo d'alemaemma marcegaglia e massimo d'alema

 

Dicono i maligni che per Marcegaglia sia decisivo perpetuare, attraverso un presidente amico se non addirittura vassallo, il controllo sul Sole 24 Ore che esercita da otto anni, i quattro della sua presidenza e i quattro dell' amico Giorgio Squinzi, presidente uscente. Il prestigioso quotidiano economico infatti ha due poteri magici: certifica le verità delle notizie finanziarie e intimorisce banchieri e manager.

 

Il combinato disposto dei due poteri magici che Marcegaglia è in grado di esercitare per interposte persone determina a sua volta due effetti: il mantenimento di una sorta di segreto di Stato sull' esplosivo indebitamento del gruppo Marcegaglia; una certa remissività dei maggiori banchieri italiani quando devono trattare con uno dei loro debitori in maggiore difficoltà. A questo si aggiunga, per fare buon prezzo, che la signora di Mantova entra in banca con due cappelli, quello della debitrice alle corde e quello della presidente dell' Eni, cioè di un cliente da sogno per ogni banchiere.

 

VINCENZO BOCCIA CONFINDUSTRIAVINCENZO BOCCIA CONFINDUSTRIA

Così è passata quasi sotto silenzio la notizia che una ventina di giorni fa, lo scorso 8 marzo, il gruppo Marcegaglia ha "rinegoziato" con un pool di 12 grandi banche italiane, guidate da Unicredit, Intesa e Montepaschi, un finanziamento da 492 milioni. Detta così, infatti, la notizia lascia il tempo che trova. Assume invece tutt' altro significato se la si correda dei dettagli che la grande stampa italiana occulta da mesi.

 

ALBERTO VACCHI CONFINDUSTRIAALBERTO VACCHI CONFINDUSTRIA

Il gruppo Marcegaglia ha 2,1 miliardi di debiti con le banche e di questi 1,8 miliardi erano a breve termine. In sé, a fronte di un fatturato di 4 miliardi, non sarebbe un debito insostenibile. La cosa preoccupa perché il momento dell' acciaio è critico e perché avere 1,8 miliardi di debiti a breve termine su 2,1 totali è come avere una flotta di Tir che viaggiano con motori a benzina Ferrari. Infatti l' operazione dell' 8 marzo altro non è stata che la conversione di 492 milioni di debiti da breve a medio termine. Adesso i debiti a medio-lungo sono 800 milioni, quelli a breve 1,3 miliardi.

 

MARCEGAGLIAMARCEGAGLIA

Un rapporto ancora squilibrato che però le grandi banche non sono in grado di affrontare. Per ristrutturare un debito occorrerebbe che l'azienda metta in campo risorse per un rafforzamento patrimoniale. Finora tutto ciò che le banche hanno ottenuto è che i fratelli Marcegaglia si siano rassegnati a dare garanzie personali (immobili e altro) quando gli è stato spiegato che i capannoni degli impianti siderurgici non rappresentano più una base sufficientemente solida per un debito così vasto.

 

RENZI MARCEGAGLIA SQUINZI  RENZI MARCEGAGLIA SQUINZI

Ma il grande bubbone rimane lì. Le banche hanno il terrore che si ripeta il copione del caso Sorgenia. Lì è stata la famiglia De Benedetti, forte del controllo di Repubblica, che ha potuto mollare alle banche creditrici, attonite e silenziose, le azioni della società elettrica con i suoi 2 miliardi di debiti. Difficile credere che Unicredit, Intesa, Montepaschi, Bnl, Banco Popolare e le altre finiranno per trovarsi azioniste del gruppo Marcegaglia come si sono trovate proprietarie di Sorgenia. Però il caso è di molto difficile soluzione, anche per le imbarazzanti concatenazioni politiche della vicenda.

 

silvio berlusconi e emma marcegagliasilvio berlusconi e emma marcegaglia

Emma Marcegaglia è stata direttamente voluta da Matteo Renzi alla presidenza dell' Eni perché giovane e donna e anche (gli avranno fatto credere) imprenditrice di successo. Adesso il gruppo Marcegaglia è indicato come candidato in pole position per il salvataggio dell' Ilva di Taranto, di cui peraltro, a proposito di conflitto d'interessi, è grande cliente. Non è un caso che da mesi sia in corso, da parte delle banche creditrici, una sotterranea moral suasion nei confronti di palazzo Chigi per veicolare prudentemente il messaggio che il gruppo Marcegaglia è finanziariamente unfit a salvare l'Ilva.

marcegagliamarcegaglia

 

Nel momento in cui venisse al pettine il nodo dei debiti della famiglia mantovana il mondo industriale italiano si riempirebbe di schizzi fangosi incompatibili uno con l' altro: addio salvataggio dell'Ilva, addio presidenza dell'Eni, nuova figura barbina per l' autolottizzatore di Rignano.

 

Per fronteggiare questa emergenza sarebbe preziosa una netta vittoria di Boccia. La signora di Mantova avrebbe in mano la dimostrazione che i maggiori industriali temono ancora lei e i suoi lobbisti. E i banchieri sarebbero costretti a trovare una soluzione che non sia penalizzante per le ambizioni personali di Emma Marcegaglia e per le magnifiche sorti e progressive del renzismo.

marcegagliamarcegaglia

 

Ultimi Dagoreport

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT – MA ‘STI “GENI” ALLA FIAMMA DI PALAZZO CHIGI PENSANO DAVVERO DI GOVERNARE IL PAESE DEI CAMPANELLI? E COME SI FA A NON SCRIVERE CHE DIETRO L’APPLICAZIONE DEL GOLDEN POWER ALL’UNICREDIT, C’È SOLO L’ESPLICITA VOLONTÀ DEL GOVERNO DEI MELONI MARCI DI MANGANELLARE ANDREA ORCEL, IL BANCHIERE CHE HA OSATO METTERSI DI TRAVERSO AL LORO PIANO “A NOI LE GENERALI!”? - UNA PROVA DELL’ATTO ‘’DOLOSO’’? IL GOLDEN POWER, UNO STRUMENTO CHE NASCE PER PROTEGGERE GLI INTERESSI NAZIONALI DALLE MIRE ESTERE, È STATO APPLICATO ALL’OPERAZIONE ITALIANISSIMA UNICREDIT-BPM, EVITANDO DI UTILIZZARLO ALLE ALTRE OPERAZIONI BANCARIE IN CORSO: MPS-MEDIOBANCA, BPM-ANIMA E BPER-SONDRIO - ORA UNICREDIT PUÒ ANCHE AVERE TUTTE LE RAGIONI DEL MONDO. MA NON SERVE A UN CAZZO AVERE RAGIONE QUANDO IL TUO CEO ORCEL STA SEDUTO DALLA PARTE SBAGLIATA DEL POTERE…

jd vance papa francesco bergoglio

PAPA FRANCESCO NON VOLEVA INCONTRARE JD VANCE E HA MANDATO AVANTI PAROLIN – BERGOGLIO HA CAMBIATO IDEA SOLO DOPO L’INCONTRO DEL NUMERO DUE DI TRUMP CON IL SEGRETARIO DI STATO: VANCE SI È MOSTRATO RICETTIVO DI FRONTE AL LUNGO ELENCO DI DOSSIER SU CUI LA CHIESA È AGLI ANTIPODI DELL’AMMINISTRAZIONE AMERICANA, E HA PROMESSO DI COINVOLGERE IL TYCOON. A QUEL PUNTO IL PONTEFICE SI È CONVINTO E HA ACCONSENTITO AL BREVE FACCIA A FACCIA – SUI SOCIAL SI SPRECANO POST E MEME SULLA COINCIDENZA TRA LA VISITA E LA MORTE DEL PAPA: “È SOPRAVVISSUTO A UNA POLMONITE BILATERALE, MA NON È RIUSCITO A SOPRAVVIVERE AL FETORE DELL’AUTORITARISMO TEOCRATICO” – I MEME

jd vance roma giorgia meloni

DAGOREPORT – LA VISITA DEL SUPER CAFONE VANCE A ROMA HA VISTO UN SISTEMA DI SICUREZZA CHE IN CITTÀ NON VENIVA ATTUATO DAI TEMPI DEL RAPIMENTO MORO. MOLTO PIÙ STRINGENTE DI QUANTO È ACCADUTO PER LE VISITE DI BUSH, OBAMA O BIDEN. CON EPISODI AL LIMITE DELLA LEGGE (O OLTRE), COME QUELLO DEGLI ABITANTI DI VIA DELLE TRE MADONNE (ATTACCATA A VILLA TAVERNA, DOVE HA SOGGIORNATO IL BUZZURRO), DOVE VIVONO DA CALTAGIRONE AD ALFANO FINO AD ABETE, LETTERALMENTE “SEQUESTRATI” PER QUATTRO GIORNI – MA PERCHÉ TUTTO QUESTO? FORSE LA SORA “GEORGIA” VOLEVA FAR VEDERE AGLI AMICI AMERICANI QUANTO È TOSTA? AH, SAPERLO...

giovanbattista fazzolari giorgia meloni donald trump emmanuel macron pedro sanz merz tusk ursula von der leyen

SE LA DIPLOMAZIA DEGLI STATI UNITI, DALL’UCRAINA ALL’IRAN, TRUMP L’HA AFFIDATA NELLE MANI DI UN AMICO IMMOBILIARISTA, STEVE WITKOFF, DALL’ALTRA PARTE DELL’OCEANO, MELONI AVEVA GIÀ ANTICIPATO IL CALIGOLA DAZISTA CON LA NOMINA DI FAZZOLARI: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO (2018) CHE GESTISCE A PALAZZO CHIGI SUPERPOTERI MA SEMPRE LONTANO DALLA VANITÀ MEDIATICA. FINO A IERI: RINGALLUZZITO DAL FATTO CHE LA “GABBIANELLA” DI COLLE OPPIO SIA RITORNATA DA WASHINGTON SENZA GLI OCCHI NERI (COME ZELENSKY) E UN DITO AL CULO (COME NETANYAHU), L’EMINENZA NERA DELLA FIAMMA È ARRIVATO A PRENDERE IL POSTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, L’IMBELLE ANTONIO TAJANI: “IL VERTICE UE-USA POTREBBE TENERSI A ROMA, A MAGGIO, CHE DOVREBBE ESSERE ALLARGATO ANCHE AGLI ALTRI 27 LEADER DEGLI STATI UE’’ – PURTROPPO, UN VERTICE A ROMA CONVINCE DAVVERO POCO FRANCIA, GERMANIA, POLONIA E SPAGNA. PER DI PIÙ L’IDEA CHE SIA LA MELONI, OSSIA LA PIÙ TRUMPIANA DEI LEADER EUROPEI, A GESTIRE L’EVENTO NON LI PERSUADE AFFATTO…

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…