Bruna Magi per “Libero Quotidiano”
Per oltre cinquant’anni (fu creata nel 1959) ha rappresentato l’ideale di bellezza femminile più concupito, invidiato e scontato, quello della fanciulla longilinea (ma curve al posto giusto) con gambe infinite e capelli biondi e foltissimi, occhi azzurri sgranati e un guardaroba da far venire l’acquolina a tutta Hollywood. Lei si chiama Barbie, diminutivo di Barbara, figlia di Ruth Handler, che ispirandosi a lei quando giocava «alle signore» e un po’ a una bambola tedesca chiamata Bild Lilli, aveva ideato una «bambola adulta», fiore all’occhiello della loro fabbrica di giocattoli, la Mattel.
Il fatto sorprendente (o forse no, visto il vento dell’economia a rotoli) è che la casa madre è entrata in crisi, l’amministratore delegato, Bryan Stockton, si è appena dimesso. E chi l’avrebbe detto, visto che le bellone oggi risplendono di luce eterna proprio a cinquant’anni, vedi Monica Bellucci che è andata a fare la Bond girl all’età in cui, appena un soffio di tempo fa, ti davano della tardona.
Non tira più, dicono: lei, la Barbie, che quale omologa umana in cui riflettersi carnalmente era stata accostata a Claudia Schiffer! Incredibile. Lei, che anno dopo anno ha interpretato tutte le mode che si sono succedute nel pianeta, non solo nel senso degli abiti, ma anche sotto il profilo sociale. Spesso oggetto di critiche («sei vuota come una Barbie», dicevano a una ragazza che non usava il cervello, tuttavia era solo così che negli anni Cinquanta e Sessanta si accalappiavano i mariti ricchi).
Ma, per rivalsa, è stata anche riferimento del politicamente corretto, un po’ come il cammino compiuto da Jane Fonda ex Barbarella poi femminista con lo stantio chiodo fisso del pugno chiuso. Le hanno cucito addosso i tratti e il look delle dive e delle donne più famose di ogni ambiente, bella statuina in quell’enorme presepe di San Gregorio Armeno che il palcoscenico della notorietà, e del cosiddetto mondo vip, è diventata asiatica e pure nera perché il tema era quello anche alla Casa Bianca.
Tanto da sembrare immortale e da affidarle il compito di custode della memoria: nel 1976, bicentenario dell’indipendenza, Barbie è stata racchiusa con altri oggetti-simbolo in un contenitore definito Capsula del Tempo, che sarà aperto soltanto nel 2076, affinché i posteri si rendano conto di come vivevamo gli antenati. Si presume ci sia anche Ken, il fidanzato creato su misura per lei.
Ma ci sarà ancora la Mattel? Nel quarto trimestre dell’anno appena chiuso l’utile netto è sceso del 59%. Le vendite di Barbie sono calate del 21% e quelle dei marchi Mattel Girls e Boys dell’11%. I titoli Mattel hanno risentito dei conti e hanno portato le perdite al 14%. Non è ancora il disastro, ma di certo una brutta china. Nel giro si accusa l’ex Ad Stockton di aver puntato sul mercato estero, subendo l’attacco devastante dei videogiochi di ogni genere sparati sul mercato. Sarà, mai noi pensiamo che un certo colpo lo hanno inflitto anche le scelte delle bambine odierne: troppo evolute per dipendere dalle mode imposte da una Barbie qualsiasi.