COME PICCHIA PIECH – IL PATRON DELLA VOLKSWAGEN ALLO SCONTRO CON L’AD WINTERKORN – LA GOCCIA CHE HA FATTO TRABOCCARE IL VASO È IL FLOP NEGLI STATI UNITI, MA PESA ANCHE IL SOSPETTO SU CHI MISE IN GIRO LA VOCE CHE PIECH FOSSE MALATO

Pierluigi Bonora per “il Giornale

 

PIECH, RESIDENTE VOLKSWAGENPIECH, RESIDENTE VOLKSWAGEN

Ferdinand Piëch, il Grande Vecchio del gruppo Volkswagen, è come gli elefanti: ha la memoria lunga. Ed è forse da ricercare anche in questo aspetto, oltre ai motivi di cui si è discusso in questi giorni (flop di Volkswagen negli Usa, bassa marginalità, mancato lancio di un marchio low cost) la goccia che ha fatto traboccare il vaso con la conseguente sconfessione dal suo «ad» Martin Winterkorn.

 

I bene informati fanno risalire alle giornate antecedenti l'apertura del Salone di Francoforte del 2013, l'incrinatura dei rapporti tra Piëch e il suo ex pupillo. Una di quelle mattine, il Grande Vecchio era sobbalzato alla lettura del quotidiano Handelsblatt, secondo il quale egli (ora ha 77 anni) sarebbe stato in precarie condizioni di salute e, a quel punto, avrebbe preso in considerazione di passare il mandato della guida del gruppo proprio a Winterkorn.

 

FERDINAND PIECH E URSULA FERDINAND PIECH E URSULA

 «Non userò la ghigliottina finché non avrò saputo chi ha messo in giro queste notizie», lo sfogo immediato di Piëch. A questo punto c'è chi ipotizza che dietro la resa dei conti in atto, dopo l'intervista del presidente del consiglio di sorveglianza allo Spiegel, ci sia anche il forte sospetto che le voci circolate nel 2013 siano partite, più o meno volontariamente, da Winterkorn. Ed ecco allora la ghigliottina pronta a cadere sulla testa dell'ad.

 

Ma a scatenare il terremoto ai vertici del gruppo industriale più importante della Germania - e pronto ad assumere la leadership mondiale dei costruttori di auto - è anche il fatto che Piëch non tollera che gli si faccia ombra. E la forte personalità di Winterkorn, manager che tiene tutto sotto controllo (il raggio d'azione spazia sui 12 marchi del gruppo) e non ammette contestazioni, di ombra in questi ultimi anni gliene starebbe facendo. «L'uscita di Piëch è un vero atto d'imperio, il modo di far vedere chi ha le palle all'interno del gruppo. E non sono poi da dimenticare i tanti scheletri nell'armadio che Piëch conserva, anche sulle vicende relative allo scandalo dei viaggi di piacere di cui hanno beneficiato alcuni sindacalisti», commenta un osservatore.

FERDINAND PIECH FERDINAND PIECH


Fin qui alcuni retroscena. Intanto, nemmeno il successo della nuova Passat, che si è fregiata del titolo di «auto dell'anno», è servito a placare l'ira del Grande Vecchio, il quale imputa a Winterkorn le continue difficoltà del marchio Volkswagen negli Usa. Dal nuovo Suv compatto Cross Coupé Gte, presentato a Detroit e annunciato tra il 2016 e il 2017, si attende quello scossone capace di invertire la tendenza. Del resto, gli Usa sono sempre stati il tallone d'Achille di Volkswagen.

 

MARTIN WINTERKORN jpegMARTIN WINTERKORN jpeg

 E Piëch, prima di passare la mano, punta a vincere questa sfida. Una soluzione potrebbe essere quell'alleanza con Fca, di cui si è ipotizzato. «Un accordo in tale direzione - spiega un analista - garantirebbe a Volkswagen soprattutto una maggiore visibilità, in quanto si appoggerebbe sulla capillare rete commerciale di Chrysler». Piëch, dal canto suo, in questo momento ha tutti contro: dal cugino azionista Wopo Porsche, ai sindacati, alla Bassa Sassonia (20% dei diritto di voto) fino ad Angela Merkel. Ma è solo l'inizio di una nuova storia.

MERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGENMERKEL ENTRA IN UNA GOLF ELETTRICA CON WEN JIABAO E WINTERKORN CAPO DI VOLKSWAGENOPERAI TEDESCHI VOLKSWAGENOPERAI TEDESCHI VOLKSWAGEN

 

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…