Andrea Giacobino per IlMondo.it
MPS LINGRESSO DI ROCCA SALIMBENI SEDE DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENAMentre prosegue l'inchiesta dei pm senesi, pare sempre più evidente che i sedicenti "derivati" di Monte dei Paschi di Siena costruiti dall'area finanza proprietaria guidata da Gianluca Baldassarri non hanno causato un buco per la banca. Anzi, come ha evidenziato lo stesso board dell'istituto di Rocca Salimbeni nella nota al termine del cda dello scorso 6 febbraio, per i due contratti denominati Alexandria e Santorini si è trattato, dal punto di vista contabile, di segnare delle perdite nel 2012 (308 milioni per Santorini e 429 milioni per Alexandria) per ritrovarsele poi come maggiori utili annuali negli anni futuri.
monte dei paschi di sienaLa soluzione contabile è visibile nella tabellina dei minori oneri finanziari: siccome i due contratti non sono derivati, ma dei finanziamenti in pronti contro termine in cui Mps riceve un prestito da Nomura e Deutsche Bank e lo garantisce con i Btp, a una riduzione degli oneri finanziari (che sono un costo per Mps) corrisponde un incremento degli utili. La tabella evidenzia fino al 2015 minori oneri finanziari per Alexandria pari a 48,8 milioni e a 54,4 milioni per Santorini: la stessa tabella, che si ferma al 2015 perché si riferisce al piano industriale, dice però chiaramente che la riduzione di costi (quindi l'emersione di maggiori utili) avviene per tutta la durata dei finanziamenti; cioé per Alexandria fino al 2034 e per Santorini fino al 2031.
jp morganDiverso il discorso per il terzo contratto denominato Nota Italia. Il contratto presenta all'inizio errori di contabilizzazione definiti "trascurabili" dallo stesso nuovo management del Monte. Lo scorso 6 febbraio, però, il cda presieduto da Alessandro Profumo ha deciso di chiudere comunque il rischio sul contratto pagando quindi 140 milioni di euro alla controparte JP Morgan Chase. Questi 140 milioni sono un costo a tutti gli effetti e non un trasporto a utili futuri, come invece nel caso di Alexandria e Santorini: ma sono soldi versati alla controparte per eliminare un rischio di perdita che ci sarebbe stato se e solo se la Repubblica Italiana avesse subito un default e non fosse stata perciò in grado di ripagare i Btp legato al contratto.