CRASH AND BURN! - IL TITOLO TESLA AFFONDA ED ‘ELON MUSK RISCHIA LA BANCAROTTA’, SCOMMETTE UN HEDGE FUND: L’AZIENDA CHE AVEVA UMILIATO FORD HA PERSO IL 25% IN BORSA, È SOMMERSA DAI DEBITI E ORA È SOTTO INDAGINE FEDERALE PER L’INCIDENTE DI VENERDÌ SCORSO - AL GENIO MUSK SERVE UN COLPO DEI SUOI PER SALVARE IL SUO PRODOTTO PIÙ INNOVATIVO
1. BORSA: FACEBOOK RECUPERA +0,5%. PESANTE TESLA -6%
IL BOND TESLA SCHIZZA E L AZIONE CROLLA
(ANSA) - Facebook segna un lieve recupero dello 0,5% alla Borsa di New York dopo il crollo dei giorni scorsi per lo scandalo sulla raccolta dei dati di milioni di utenti che ha travolto tutto il settore dei tecnologici. In calo Netflix (-4,4%) e Apple (-1,78%). Pesante Tesla (-6,6%) che continua a soffrire i dubbi sulle cause dell'incidente automobilistico di venerdì scorso in California.
2. “TESLA HA I GIORNI CONTATI, IN BANCAROTTA TRA POCHI MESI”
Mariangela Tessa per http://www.wallstreetitalia.com/
A meno che il ceo Elon Musk “tiri fuori il coniglio dal cappello” in una mossa da mago, Tesla finirà in bancarotta nel giro di quattro mesi. Ne è convinto John Thompson dell’hedge fund Vilas Capital Management, la cui posizione ribassista su Tesla è la più grande del fondo speculativo.
“Le aziende a un certo punto devono generare utili, cosa che non ho mai visto in questo caso”, ha detto Thomson al sito americano di finanza MarketWatch.
Secondo Thompson, il bilancio di Tesla è invece tra i peggiori che abbia mai visto.
“Tesla vale in termini di capitalizzazione di mercato il doppio di Ford, che lo scorso anno ha prodotto 6 milioni di auto e ha incamerato profitti per 7,6 miliardi di dollari. Nello stesso periodo, Tesla ha prodotto 100.000 macchine e presenta perdite per $ 2 miliardi “, ha detto Thompson, aggiungendo inoltre che “il colosso di Detroit ha 12 miliardi di dollari in contanti mentre Tesla probabilmente finirà i soldi nei prossimi 3 mesi. Non ho mai visto nulla di così assurdo nella mia carriera “.
Il 3 aprile del 2017, quando il titolo Tesla raggiunse un record a 300 dollari poi ulteriormente superato, Musk scrisse un tweet dicendo: “Tempo brutto in Shortville…”, riferimento a tutti gli short seller che in quel momento stavano subendo perdite. Da allora il titolo ha continuato a crescere fino a raggiunger il massimo di 389 dollari.
Visto che il titolo è tornato sui livelli di allora, Thomson è ottimista che la sua scommessa stia per dare i frutti sperati. Ieri, intanto, complice le nuove dichiarazioni dell’hedge fund, Tesla è arrivata a perdere fino al 5% a 290 dollari per azione.
3. TROPPI DEBITI PER TESLA
Flavio Pompetti per il Messaggero
Non ce la fa più Elon Musk, l'inventore dell'auto elettrica made in Usa e di tanti altri avveniristici progetti, a cavalcare il sogno che l'ha fatto volare per gli ultimi quindici anni. La Borsa di Wall Street negli ultimi giorni sta punendo il titolo della sua Tesla con un deprezzamento progressivo delle azioni. Ieri ha perso un altro 8,2%, che aggiunto agli slittamenti registrati nell'ultimo mese sommano un crollo del 20 per cento circa. Una caduta verticale che segnala una crisi forse irreversibile.
I DETTAGLI
L'elemento che per tanti anni aveva sospinto il volo della sua azienda, la fiducia cieca degli investitori, sta venendo a mancare e senza l'entusiasmo che ha drogato le valutazioni del titolo, resta l'amara realizzazione delle tante pecche che hanno affossato la corsa del roadster, l'auto elettrica, per milionari.
Il sudafricano naturalizzato negli Usa Elon Musk aveva sbalordito il mondo quando nel 2013 aveva trasformato i favolosi profitti realizzati con la vendita del sistema di riscossione online PayPal nella produzione di una vettura sportiva da 100.000 dollari. Quando ancora le grandi di Detroit tergiversavano sul fronte dell'alimentazione alternativa, Musk aveva mostrato con la sua Tesla una vettura di manifattura superiore, perfetta nei dettagli e nella meccanica.
I primi fortunati possessori pontificavano sul loro meraviglioso oggetto, e le stesse case automobilistiche che avevano deriso il giovane costruttore iniziarono a puntare i propri soldi sul titolo dell'azienda.
L'AVVITAMENTO
Nel 2005, in un anno di scarse fortune finanziarie, una delle poche voci di bilancio in attivo per la Daimler era l'investimento in azioni della Tesla. L'avventura è continuata con l'arrivo di due altri modelli: un rifacimento della vettura base, e un crossover, sempre con tiratura limitata e a prezzo molto elevato.
A chi lo criticava perché continuava a perdere soldi nonostante il successo delle sue vetture, Musk replicava che il momento della resa dei conti sarebbe arrivato con la produzione della Model 3, il salto dell'azienda verso l'assemblaggio di una vettura dal prezzo accessibile, costruita in grande scala.
I PROGETTI
La promessa era sostenuta da un altro enorme progetto: la costruzione di una fabbrica di batterie nel deserto del Nevada, in grado di fornire le 25-30.000 Model 3 che la Tesla si preparava a produrre. Ed è su questi due cardini che le fortune della società hanno iniziato a divergere dal sogno.
Nel passaggio dalla piccola alla grande scala, Musk ha mostrato di non sapere amministrare la complessità della nuova sfida. Il debutto della Model 3 l'anno scorso è stato segnato da una serie di ritardi e di intoppi sulla linea che hanno lasciato a bocca asciutta i 500.000 clienti che avevano versato 1.000 dollari per prenotarne una. La fabbrica di batterie ha avuto una serie infinita di problemi nelle linee automatiche, al punto che nelle ultime settimane gli operai erano tornati a finire l'assemblaggio a mano. La scadenza del 3 aprile con i risultati della trimestrale finanziaria si avvicina, e la Borsa di Wall Street ora tira le redini.
LE SPIEGAZIONI
Musk difficilmente riuscirà a spiegare come un azienda che vale sulla carta il doppio della Ford abbia prodotto l'anno scorso 100.000 vetture con 2 miliardi di dollari di perdite, mentre la casa di Dearborn ha registrato un profitto di 7,6 miliardi su 6 milioni di vetture vendute. La caduta del titolo Tesla è aggravata da quella degli indici principali di Wall Street, dove la volatilità resta altissima. Dopo l'effimera ripresa con il turbo di venerdì scorso, gli indici sono tornati a scendere ieri con la perdita di 344 punti del Dow Jones (-1,4%) e di 211 del Nasdaq (-2,9%).
LA POLITICA
Il timore principale resta quello che la schermaglia in atto nella guerra commerciale tra gli Usa e la Cina possa salire di tono e trasformarsi in una guerra a tutto campo. I dati finanziari delle maggiori aziende sono tutti in arrivo e le difficoltà di Facebook negli ultimi giorni (anche ieri il titolo ha perso il 4,9%) fanno sospettare che l'era della massima libertà per le aziende di Silicon Valley stia volgendo al tramonto. Lo prova il crollo di Twitter che ieri ha perso il 12,3%.
Le prossime settimane chiariranno se si tratta di turbolenze temporanee o di problemi di lunga durata. E gli analisti cominciano a temere il peggio.
elon musk tegole fotovoltaiche