DIVISI ALLA META – TUTTI I CANDIDATI A PRENDERE IL POSTO DI SQUINZI IN CONFINDUSTRIA HANNO LA STRADA IN SALITA – ANTONELLA MANSI, AURELIO REGINA E GAETANO MACCAFERRI NON SEMBRANO AVERE IL CONSENSO NECESSARIO – GIANFELICE ROCCA È UN NOME FORTE MA GIOCA SOLO SE È SICURO DI VINCERE
Stefano Sansonetti per La Notizia (www.lanotiziagiornale.it)
Gli esercizi tattici sono già partiti. Ma la verità è che all’assemblea odierna, in programma a Milano in occasione dell’Expo, Confindustria si presenta dilaniata. E con idee più che confuse su chi potrebbe essere il successore di Giorgio Squinzi. Il fatto è che nella recente assemblea privata di viale dell’Astronomia sono letteralmente volati gli stracci. Tra un anno Squinzi concluderà il suo mandato e la domanda è semplice: chi sono i profili più accreditati per prenderne il posto? I big, per un motivo o per un altro, faticano parecchio a trovare una loro dote di chance. L’atmosfera che si respira oggi in Confindustria, per esempio, sembra tagliare fuori dalla corsa Antonella Mansi, Aurelio Regina e Gaetano Maccaferri.
PEDINE FRAGILI
La prima, già presidente della fondazione Mps e di Confindustria Toscana, per qualcuno poteva rappresentare un ponte verso il presidente del consiglio, Matteo Renzi, nel tentativo di recuperare un rapporto più solido con il Governo. Il premier, per inciso, oggi non sarà a Milano ma a Melfi con Sergio Marchionne, numero uno di quella Fca che anni fa è uscita da viale dell’Astronomia lasciando traumi ancora non del tutto superati. La Mansi è però manager del gruppo chimico Solmar. Cioè è espressione di quell’ambiente di Federchimica che ha già spinto Squinzi alla presidenza. Insomma, una doppietta in tal senso non sarebbe praticabile.
Fuori dai giochi viene dato anche Regina, ex presidente degli industriali di Roma, che alla fine appoggiò Squinzi nella precedente corsa al vertice e venne ricambiato con la vicepresidenza e le deleghe su sviluppo ed energia. Regina, però, ha successivamente pagato le sue ambizioni e le sue smanie di vertice venendo allontano dalla squadra di governo dallo stesso Squinzi. E poi è una questione di appoggi ormai non più incisivi, che accomuna Regina a Maccaferri.
Quest’ultimo, dicono i rumors, è più che altro un nome che sarebbe stato avanzato dagli ex bombasseiani che ruotano intorno alla Manifatture sigaro toscano, società controllata dal gruppo Seci di Maccaferri e presieduta dallo stesso Regina. Il riferimento sarebbe anche a Luca Cordero di Montezemolo, azionista di Manifatture sigaro toscano, che però ora come ora non muove più un voto nell’associazione degli industriali.
MATTEO RENZI E ANTONELLA MANSI
Tra i papabili alla successione di Squinzi era uscito fuori il nome di Carlo Pesenti, del gruppo Italmobiliare-Italcementi, autore della proposta di razionalizzazione dell’associazione. Ma ai colleghi, a quanto filtra, lo stesso Pesenti avrebbe chiesto di essere lasciato fuori da ogni contesa. E Gianfelice Rocca, a capo del gruppo Techint e presidente di Assolombarda? All’inizio sembrava il vero nome forte in campo. Con il passare delle settimane, invece, è emerso come il suo profilo non sia in grado di coagulare un consenso tale da evitare il rischio di pericolose conte finali. Scenario che Rocca non gradirebbe.
IL SUD NON CONTA NIENTE
cena di finanziamento del pd a roma maccaferri gaetano
Poi c’è la questione dell’irrilevanza del Sud. La rappresentanza elettorale del Meridione nel consiglio generale di Confindustria è del tutto impalpabile. Per questo sono fuori dallo scacchiere personalità (pure evocate) come quella di Alessandro Laterza. Lo stesso ostacolo si opporrebbe a Vincenzo Boccia, di Salerno, ex presidente dei piccoli di Confindustria e apprezzato dagli ambienti di viale dell’Astronomia. Boccia, in realtà, non viene nemmeno percepito come uomo del Sud e avrebbe lo “skill” per ambire al risultato. Il problema è il peso elettorale. Ad avere ambizioni forti è Alberto Baban, che però presiede da troppo poco tempo i piccoli per potersi permettere il grande salto.
pierferdinando casini aurelio regina
Un nome in lizza è poi quello di Aldo Fumagalli, vicepresidente di Assolombarda. Il quale, però, avrebbe più a portata di mano la poltrona di numero uno di Assolombarda, al posto di Rocca. Anche in questo caso tentare il salto potrebbe rivelarsi strategicamente sbagliato. E quindi arriviamo al caos finale. A proposito, oggi a latere dell’assemblea dovrebbe tenersi un incontro riservato tra lo stesso Rocca e Maurizio Stirpe, presidente di Unindustria Lazio. Dopo gli stracci dei giorni scorsi le parti cercheranno di costruire un percorso comune. Perché senza di questo sarà molto difficile trovare la quadra sui nomi dei papabili.
ALBERTO BABAN Gianfelice Rocca Alessandro Laterza