EDITORIA IN AGONIA – CON LA NASCITA DI “MONDAZZOLI” CI GUADAGNA MONDADORI, CHE PER 150 MILIONI RILEVEREBBE UNA SOCIETÀ CHE NE FATTURA 200 – MA DENTRO RCS CI GUADAGNA ANCHE L’ASSE ELKANN-SCOTT JOVANE
Da “Milanofinanza.it”
La possibile vendita di Rcs Libri al competitor e leader di mercato Mondadori se mai dovesse andare in porto, gioverebbe a entrambe le società. Soprattutto alla casa editrice di Segrate, per la quale rilevare per 150 milioni al massimo un business che ne fattura almeno 200, che l'anno scorso è tornato a essere profittevole e che rappresenta quasi il 12% del mercato trade, dovrebbe rivelarsi un buon affare.
Invece per il gruppo di via Rizzoli si tratterà di una dismissione a plusvalenza zero: Rcs Libri è in carico a 180 milioni, cioè il saldo tra il reale peso sul bilancio, 216 milioni, e la cassa, 35 milioni. Inoltre questa soglia di iscrizione nei conti potrebbe essere stata abbassata, tramite svalutazione, proprio sul finire dello scorso anno, in modo da evitare una perdita contabile e comunque deconsolidare.
Ma la scelta che potrà (o dovrà) compiere nei prossimi giorni il cda della casa editrice guidata dall'ad Pietro Scott Jovane potrebbe avere una serie di effetti a catena, dei quali beneficeranno solo alcuni dei tanti soggetti coinvolti nella società proprietaria del Corriere della Sera. Il primo e più evidente effetto è che se Rcs poteva rischiare di non centrare i target del piano in termini di margini e abbattimento del debito, con questa cessione forzata (e dolorosa per quel che rappresenta l'asset nella storia della casa editrice) i conti poi dovrebbero tornare.
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E ciò darebbe più forza in termini contrattuali a Jovane, da tempo contestato per la sua gestione dai soci Della Valle (7,32%), Cairo (3,67%) e dalla famiglia Rotelli (2,74%). Si consideri che il manager all'assemblea del 23 aprile si gioca la riconferma ai vertici del gruppo.
Una seconda conseguenza della possibile vendita della Libri a Mondadori sarebbe quella di mantenere lo status quo nell'assetto azionario, permettendo a Fca di determinare con il 16,73% l'esito del voto per il rinnovo del board e prenderne, in base al rinnovato statuto, il controllo, visto che gli altri soci hanno partecipazioni più ridotte. A partire da Intesa Sanpaolo (4,18%) che invece poteva giocarsi, in caso di iniezione urgente di capitali per il gruppo editoriale di via Rizzoli, la carta di banca tra le più esposte (il fardello del debito si assesterà a fine 2014 sul mezzo miliardo) assieme a Ubi.
La ventilata conversione di parte dell'esposizione in equity rafforzerebbe di parecchio il ruolo di Ca' de Sass e, visto l'ingresso nel capitale con una quota importante, anche dell'altra banca in qualche modo riconducibile a Giovanni Bazoli. Il professore di Brescia è uno dei registi del processo di rinnovamento in seno a Rcs. E la sua posizione è diametralmente opposta a quella del presidente di Fca ed Exor, John Elkann, estimatore e sponsor di Jovane in vista della nomina del nuovo consiglio. Al momento, insomma, l'asse tra il primo socio e l'ad è in vantaggio. Ma da qui al 29 marzo, data ultima per la presentazione delle liste per l'elezione del board, lo scenario potrebbe cambiare.