Giorgio Meletti per ''il Fatto Quotidiano''
Chi ha sfasciato Banca Etruria? Sicuramente la piccola oligarchia provincial-massonica di Arezzo, capitanata dal presidente Lorenzo Rosi e dai vicepresidenti Alfredo Berni e Pier Luigi Boschi , ha dato un contributo decisivo.
Ma il colpo di grazia l' hanno dato i commissari scelti e pilotati dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco . La risoluzione - con cui il 22 novembre il governo ha risanato quattro banche (Etruria, Marche, Carife e Carichieti) facendo pagare 2,6 miliardi di euro ad azionisti e obbligazionisti - occuperà per anni le aule dei tribunali italiani, civili e penali. E gli ex vertici di Etruria, per i quali il procuratore di Arezzo Roberto Rossi sta pensando all' accusa di bancarotta fraudolenta, promettono una difesa agguerrita, prevedibilmente incardinata su una chiamata di correo per Visco e i suoi.
L' operazione di novembre rischia di trasformarsi in un processo alla Banca d' Italia. In un documento "riservatissimo" finito sulla scrivania del commissario liquidatore di Banca Etruria Giuseppe Santoni ci sono i numeri che imbarazzano il governatore. È la trimestrale al 30 settembre 2015 firmata dai commissari della banca, da cui si evince che nei nove mesi di amministrazione straordinaria degli uomini di Visco la situazione economica, finanziaria e patrimoniale di Etruria è sensibilmente peggiorata.
Il dottor Antonio Pironti e il ragionier Riccardo Sora - ex dg di Ubi Banca ed ex commissario di Tercas, Carichieti e Cassa Rimini, per la quale è stato indagato e poi prosciolto grazie a una lettera di manleva di Visco - sono stati nominati l' 11 febbraio 2015. Solo quattro giorni prima il governatore aveva proposto il commissariamento al ministro dell' Economia Pier Carlo Padoan - che ha approvato in un baleno - con queste motivazioni: vertici "non consapevoli della gravità della situazione"; "erosione delle esigue risorse patrimoniali"; "inevasa" la richiesta di integrazione con una banca più grande e sana; "la banca risulta esposta a un elevato rischio reputazionale e di liquidità" (in italiano "fuga dei depositi").
Tra la ragioni del commissariamento non ci sono i "gravi fenomeni di mala gestio" denunciati ieri a Torino da Visco, il quale scrive a Padoan che è "necessaria l' adozione di un provvedimento di rigore per assicurare il diretto presidio della situazione aziendale e gli interventi per pervenire alla soluzione della crisi".
matteo renzi pier carlo padoan
Traguardo vicino: l' 8 febbraio prossimo il tribunale di Arezzo valuterà il ricorso del liquidatore Santoni, che chiede di dichiarare l' insolvenza della fu Etruria. Ora scopriamo che i commissari in nove mesi non hanno fatto niente di più del cda presieduto da Rosi nei suoi altrettanti nove mesi. Per esempio, sulla necessità di aggregarsi con una banca più grande la relazione al 30 settembre dei commissari non dice una sola parola.
Ma anche sui conti sembrano aver accompagnato lo sfascio. L' erosione delle risorse patrimoniali di cui scriveva Visco dipendeva dalle massicce rettifiche di valore dei crediti deteriorati imposti a Etruria dagli ispettori di Bankitalia. Nel 2014 le sofferenze (crediti inesigibili) sono salite da 1,55 a 1,98 miliardi, e le rettifiche di valore da 1.034 milioni a 1.590 milioni. I conseguenti 556 milioni di accantonamenti hanno pressoché azzerato il patrimonio, però i commissari hanno ereditato un sontuoso tasso di copertura delle sofferenze del 66 per cento, contro una media italiana del 57.
lorenzo rosi pier luigi boschi
Sora e Pironti sono però riusciti a fare peggio di Rosi e soci.
Al 30 settembre 2015 le sofferenze lorde erano salite da 1,98 a 2,18 miliardi, e il tasso di copertura era sceso dal 66 al 63%.
Il patrimonio netto, per i nuovi accantonamenti, era sceso da 66 a 22 milioni. Se i commissari avessero fatto tutti gli accantonamenti necessari a mantenere la copertura al 66 per cento il patrimonio netto sarebbe diventato negativo. D' altra parte la crescita delle sofferenze per Sora e Pironti era da attribuire alle tendenze "del sistema bancario", e la riduzione del grado di copertura era "leggera" e confermava "il trend di estremo rigore". Pironti il 14 dicembre scorso è stato nominato presidente del comitato di sorveglianza di Etruria, cioè il supervisore del liquidatore che ha dato al tribunale le pagelle sui nove mesi di gestione Rosi, Berni e Boschi e sui nove dei commissari.
Con Sora e Pironti al timone il "rischio reputazionale e di liquidità" paventato da Visco si è concretizzato. La notizia del commissariamento ha provocato una fuga dei clienti che i commissari non hanno saputo, o voluto, contrastare. Nel 2015 la raccolta a vista (conti correnti), che nel 2014 era salita del 10%, è scesa del 21%, da 3,2 a 2,5 miliardi di euro. Quella diretta (clientela totale) è precipitata da 6,4 a 5,5 miliardi, -15%. I crediti concessi ai clienti sono scesi del 14%. I crediti buoni (chi paga le rate e non provoca "sofferenze"), giù del 21%, da 3,8 a 3 miliardi.
Le sofferenze nette, lasciate da Boschi & C. al 13% dei crediti alla clientela, erano salite dopo nove mesi al 18%. Un record nazionale. Intanto crescevano anche i costi di gestione e personale, su cui per anni si sono appuntate le critiche della Banca d' Italia.
protesta dei risparmiatori davanti banca etruria 1
Ma il mistero rimane ciò che accade domenica 22 novembre: a fine 2014 i crediti inesigibili di Etruria sono valutati dagli ispettori di Bankitalia al 33,9%, cioè si prevede che di 100 euro prestati se ne recupereranno 33,9. Al 30 settembre 2015 le sofferenze sono rivalutate dai commissari di Visco al 37%, con un beneficio patrimoniale vicino ai 70 milioni. Il 22 novembre il "salvataggio" le svaluta al 17,6%, bruciando 400 milioni, cifra pari alle obbligazioni subordinate più un bel po' di azioni. Tre valutazioni diverse, firmate Bankitalia, vecchia signora ondivaga.