1. IN FINMECCANICA, MAURO MORETTI STA DIMOSTRANDO DI ESSERE UN FORMIDABILE TAGLIATORE DI TESTE E COSTI, MA IL MALCONTENTO TRA I DIRIGENTI È ALTO E I SUOI NEMICI ASPETTANO CON CINICA TREPIDAZIONE NOTIZIE DAL PROCESSO PER LA STRAGE DI VIAREGGIO, DOVE L’EX BOSS DEI TRENI È IMPUTATO PER DISASTRO E OMICIDIO COLPOSO 2. RAPPORTI PESSIMI CON GIANNI DE GENNARO, SALVATO IN PRIMAVERA DA RE GIORGIO, AL QUALE MORETTI NON FA TOCCARE PALLA. IL PRESIDENTE HA PROVATO A LAMENTARSENE CON IL COLLE E CON IL MITE GRAZIANO DELRIO, MA HA SOLO FATTO DUE BUCHI NELL’ACQUA 3. IL GRAN PROBLEMA DI MORETTI È CHE BISOGNA FAR CRESCERE IL FATTURATO E SERVIREBBE UNO CHE SA GIRARE IL MONDO E VENDERE ARMI. MA LUI ALL’ESTERO NON CONOSCE NESSUNO 4. IN COMPENSO, L’IMPERATORE DI FINMECCANICA NON DIMENTICA MAI DA DOVE PROVIENE E NEI GIORNI SCORSI HA CONSIGLIATO IL SUCCESSORE ELIA: “NON FARTI FREGARE DA MESSORI SULLA PRIVATIZZAZIONE”. E IL PRESIDENTE MESSORI HA RIMESSO LE DELEGHE SENZA DIMETTERSI
DAGOREPORT
E’ un imperatore con molte gatte da pelare il Mauro Moretti che sta preparando per fine anno il piano industriale di Finmeccanica. L’amministratore delegato di Piazza Montegrappa ha preso in mano l’accetta e ha disboscato la foresta delle partecipate, segando decine di manager e accentrando tutto quello che si poteva accentrare. Ha eliminato molti sprechi, e di questo gli viene dato atto da molti in azienda, ma ha anche creato un diffuso malcontento che rende più complicato il governo di un gruppo delicato come Finmeccanica.
GIANNI DE GENNARO FOTO ANDREA ARRIGA
Anche perché non tutti si sono fatti tagliare la poltrona e c’è chi se n’è andato sbattendo la porta. E’ quanto è accaduto in Agusta, la controllata che fabbrica e vende elicotteri, dove ben cinque manager di alto livello hanno fatto le valige, compresi il capo del personale e il direttore commerciale.
Il problema principale dell’Imperatore Mauro è che è assai abile a tagliare i costi e a “moralizzare” la spesa interna, ma non è altrettanto ferrato nel far lievitare il “portafoglio ordini”. Per dirla molto banalmente, alla guida di Finmeccanica ci vuole pur sempre qualcuno che venda le armi in giro per il mondo. Qualcuno che sia conosciuto e conosca i ministri della Difesa. Qualcuno che venga dal core-business degli elicotteri o dei sistemi di segnalamento. Insomma, uno come l’ex capo azienda Pierfrancesco Guarguaglini, tanto per fare un esempio abbastanza recente. Ma il problema di Moretti è che all’estero lui non conosce nessuno.
Intervento di Giorgio Napolitano
Non lo aiuta il fatto che lo stesso discorso valga per il presidente Gianni De Gennaro, che ha buoni rapporti nell’intelligence a Washington, ma non ha entrature importanti né al Pentagono né presso governi “compratori”. Discorso in parte diverso sarebbe stato se alla presidenza Renzi fosse riuscito a mettere una come Marta Dassù, dalemiana con solidi agganci internazionali, ma la poltrona di De Gennaro è stata l’unica a resistere in tutta Boiardopoli perché è stata personalmente difesa da Re Giorgio.
I rapporti tra De Gennaro e Moretti sono puramente formali e va detto che se l’ad ha lasciato i consulenti Peppino Caldarola e l’ex prefetto De Sena alla piccola corte del presidente è stato solo perché non voleva scatenare la terza guerra mondiale. Il fatto è che non gli fa toccare palla, come si dice, e questo non sta bene a “Deg”, che se ne lamenta.
Nelle scorse settimane il presidente dimezzato è anche salito al Colle per lamentarsi della propria situazione con il consigliere Carlo Guelfi, direttore della segreteria di Napolitano, ma ha avuto poca soddisfazione. In sostanza, gli è stato risposto che è già stato un successo (faticoso) salvargli la poltrona in occasione del giro di poltrone della scorsa primavera.
De Gennaro è andato anche a Palazzo Chigi da Graziano Delrio facendosi portavoce dei tanti dirigenti interni a rischio ridimensionamento, ma anche qui ha fatto un mezzo buco nell’acqua. Delrio gli ha in sostanza detto di lasciar perdere la battaglia e gli ha fatto notare che se Renzi non lo ha mai ricevuto ci sarà una ragione. Insomma, il messaggio è stato: stai buono e non scatenare guerre con Moretti.
Moretti infatti ha – per ora: il ragazzo è volubile - tutto l’appoggio di Renzi e del governo e questo lo rende al momento un intoccabile. Tanto che, con profondo cinismo, i suoi oppositori interni sono ridotti ad aspettare con trepidazione notizie dal processo per la strage di Viareggio, nel quale l’ex capo della Ferrovie è imputato per disastro e omicidio colposo.
E a proposito di treni, va detto che Moretti ancora se ne occupa volentieri. Michele Elia, suo erede alla guida di Fs, è davvero la sua controfigura e nei giorni scorsi Moretti lo ha messo in guardia: “Non ti far fregare da Messori”. Marcello Messori, presidente della società, spinge per la privatizzazione e a fine anni Novanta è stato consigliere economico del governo D’Alema.
Il ragionamento che Moretti ha fatto a Elia è che con la privatizzazione si rischia lo scorporo dell’Alta Velocità, che è la gallina dalle uova d’oro del gruppo, con Ferrovie che rischia di rimanere un contenitore di linee e servizi che nessuno vuole. Quando Elia ha trasferito questo messaggio a Messori, il presidente per ripicca ha rinunciato alle deleghe (ma non si è dimesso).
E a proposito di D’Alema e dalemisti, in Finmeccanica si racconta che si siano bruscamente guastati i rapporti tra il Leader Massimo e l’ex sindacalista della Cgil diventato supermanager. Pare che motivo del contendere sia stato un ex collaboratore di D’Alema che ha rischiato il posto in Finmeccanica a Bruxelles per una banale storia di rimborsi spese. Il mago Dalemix ha protestato, Moretti gli ha attaccato una solfa su quanto per lui siano importanti l’onestà e la trasparenza e D’Alema gli ha buttato giù il telefono.