GENERALI - PELLICIOLI E CALTA SI METTONO DI TRAVERSO ALLA “GRECO REVOLUTION”: COME HANNO SVENTATO LA CACCIATA DI AGRUSTI

Il manager legato a Perissi-rotto era dato in rapida uscita - Invece i due soci, con Mediobanca, lo hanno salvato, e Greco lo ha messo (per un anno) a capo di Generali Italia - Occhio però all’indagine interna sugli affari tra Trieste e Onda (Agrusti fratello), De Agostini (Pellicioli) e Calta-immobiliare… - -

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Carlotta Scozzari per "Il Secolo XIX"

Lorenzo PelliccioliLorenzo Pelliccioli

La recente nomina di Raffaele Agrusti ai vertici di Generali Italia è l'esito di quello che potrebbe essere descritto come l'ennesimo scontro intorno al gruppo assicurativo del Leone. E potrebbe rappresentare una prima, parziale sconfitta per l'amministratore delegato, Mario Greco, che, insediatosi al quartier generale triestino quasi un anno fa, da allora in poi è andato avanti come una schiacciasassi per la propria strada.

Francesco Gaetano CaltagironeFrancesco Gaetano Caltagirone

Dal suo arrivo, Greco è tornato a concentrare l'attenzione sul business delle assicurazioni, anche a costo di sacrificare le partecipazioni nei "salotti", come in Rcs, e in generale ha rinnovato completamente i manager e le prime linee del gruppo assicurativo, chiamando uomini di propria fiducia. E sarebbe probabilmente dovuta rientrare in quest'ultimo disegno, quello cioè del ricambio totale ai vertici, anche la sostituzione del responsabile (country manager) per l'Italia Agrusti.

Tant'è che si dice che Greco ne avesse già individuato il sostituto: Camillo Candia, amministratore delegato in Italia dell'elvetica Zurich, da cui proviene lo stesso attuale numero uno del Leone. Candia, raccontavano indiscrezioni di stampa della settimana scorsa, sarebbe stato il candidato prescelto alla guida di Generali Italia, la neonata società che raggruppa i marchi assicurativi nostrani del Leone, mentre Agrusti avrebbe lasciato il gruppo.

mario greco generalimario greco generali

Ma non è andata così, perché, dopo che già nel weekend altre indiscrezioni avevano corretto il tiro preannunciando che Agrusti sarebbe uscito ma non nell'immediato, due giorni fa l'attuale country manager è stato nominato amministratore delegato di Generali Italia. Certo, il mandato del manager è di un solo anno, dopodiché dovrebbe uscire.

Ma intanto, almeno in questo frangente, la volontà di Greco non è riuscita a prevalere. Come mai? Secondo voci intercettate dal Secolo XIX, alcuni soci industriali, con il placet del primo azionista Mediobanca, sarebbero scesi in campo per difendere Agrusti, riuscendo a convincere Greco a confermarlo ancorché con un mandato "a tempo".

AGRUSTIAGRUSTI

In particolare, i riflettori sarebbero puntati sul consigliere delle Generali Lorenzo Pellicioli, che rappresenta il gruppo De Agostini (socio al 2,43%), ma c'è chi indica anche il vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone (con il suo gruppo omonimo azionista al 2,23 per cento), anche se ambienti vicini all'ingegnere confermano la fiducia a Greco.

Negli ultimi giorni, intanto, anche dietro la spinta dell'indagine interna condotta dallo stesso Greco, si sono intensificate le verifiche di Consob sulle operazioni delle Generali con parti correlate, ossia azionisti e manager. Il Sole 24 Ore di sabato, ad esempio, tornava sul caso Onda Communication, la società riconducibile al fratello di Agrusti, Michelangelo, e in particolare su una fornitura di computer al gruppo del Leone risalente a marzo del 2008 (Agrusti a settembre di quello stesso anno è stato nominato direttore generale e direttore finanziario di Generali, incarico che Greco, appena arrivato a Trieste,ha affidato ad Alberto Minali).

Il Corriere della Sera di sabato, invece, ricordava i rapporti del Leone che il precedente ad Giovanni Perissinotto aveva costruito con i veneti di Palladio Finanziaria, soci delle Generali attraverso Ferak.

Le verifiche di Consob, secondo quanto si apprende, sono «ad ampio raggio» e pertanto dovrebbero riguardare in generale tutte le operazioni tra la compagnia e i soci di riferimento. Dovrebbero dunque essere inclusi anche gli investimenti nei fondi di private equity del gruppo Dea Capital-De Agostini di cui Il Giornale ha parlato a fine aprile e gli affari immobiliari con il gruppo Caltagirone descritti da Linkiesta nell'ottobre del 2012.

 

 

 

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