1. GRAZIE ALL’ALZHEIMER, L’ITALIA RESTA UN PAESE MERAVIGLIOSAMENTE PRIVO DI MEMORIA. DOVE OGNUNO, AVENDO SOLDI E GIORNALI, PUÒ FARE LA MORALE A TUTTI GLI ALTRI 2. UN POSTO DOVE IL DE BENEDETTI CENSORE DI BANCHE E DI BANCHIERI (DA GERONZI A BAZOLI) PUÒ SEDERE NEL CONSIGLIO DI VIGILANZA DELLA FILIALE FRANCESE DI ROTHSCHILD E DOVE LA STESSA ROTHSCHILD È IMPEGNATA IN QUESTE ORE COME ADVISOR FINANZIARIO NELLA RINEGOZIAZIONE DEL DEBITO SORGENIA. COME CONSULENTE DELLA CIR? NO, COME CONSULENTE DELLE BANCHE CREDITRICI. NON È FANTASTICA QUESTA? 3. BENVENUTI ALLA RASSEGNA DEL DE BENEDETTI-PENSIERO SULLE BANCHE (PRE-SORGENIA)


Francesco Bonazzi per Dagospia

Se è vero che solo gli stupidi non cambiano mai idea, allora Carlo De Benedetti è molto, ma molto intelligente. Specie quando parla di banche e banchieri. Il padre fondatore della Cir, la finanziaria di famiglia che sta cercando di sbolognare alle banche creditrici un bubbone da due miliardi di debiti chiamato Sorgenia, ama dire la sua in pubblico, specie se lo invitano a tenere conferenze o lezioni magistrali.

Un breve campionario non può che cominciare dalla definizione più celebre affibbiata dall'Ingegnere a Cesare Geronzi e Giovanni Bazoli: "Non sono dei banchieri, sono dei ‘power broker". Era il 4 dicembre 2012, l'occasione era la presentazione milanese di "Confiteor", il libro in cui Massimo Mucchetti intervista Geronzi. E per spiegare la raffinata definizione ricorriamo umilmente all'American Heritage Dictionary.

Dicesi "power broker", "una persona che esercita una influenza politica o economica, sopra tutto grazie agli individui e ai voti che controlla. Un "power broker" è qualcuno che può riunire un certo numero di favori dovuti da gente potente e poi può utilizzare quell'agglomerato di favori per effettuare un affare".

Sempre in quella occasione, il già indebitatissimo Sor-genio statuiva: "Non credo che esistano banchieri di sistema. Esistono i banchieri e i 'power broker' e certamente Geronzi è il più abile 'power broker' che abbia conosciuto. Però almeno Geronzi è stato direttore di banca. Bazoli invece lo ha voluto Andreatta, non sa cos'è una banca anche se ha fatto un lavoro eccellente".

Poi, un pensiero carino anche per l'allora ministro Corrado Passera, suo ex dipendente: "Di certo non è un power broker, ma un eccellente assistente". Per sua fortuna nessuno gli chiese di Peppino Mussari, l'ex capo di Monte Paschi che ha riempito Sorgenia di finanziamenti.

Sarebbe però ingeneroso guardare alle riflessioni pubbliche dell'arzillo Ingegnere come a semplici regolamenti di conti tra potentati vari e avariati. A dispetto delle gradevoli frequentazioni svizzere, guardate che disse una volta a Sondrio:
«Si pone drammaticamente una questione di giustizia sociale. Cosa c'è se non questo negli slogan gridati nei cortei contro l'ingordigia del sistema finanziario internazionale? Se a Davos prestigiosi banchieri sono tornati a rivendicare il diritto di distribuire bonus principeschi, è inevitabile che il loro mondo diventi poi il bersaglio dell'insoddisfazione e delle paure di questi giovani senza futuro».

Era il 18 ottobre 2011. Lui era ospite della Banca Popolare di Sondrio e neppure un mese dopo avrebbe festeggiato la sostituzione di Silvio Berlusconi con Mario Monti, vera icona internazionale di quei "giovani senza futuro".

Passano due anni e il proprietario del gruppo Espresso-Repubblica, torna all'attacco delle banche. Questa volta, l'occasione propizia è l'ennesimo salvataggio di Alitalia e un'improvvida sortita di Corrado Passera che rivendicava la lungimiranza dell'operazione Cai del 2008. De Benedetti senior definisce "sconvolgenti ma non sorprendenti" le dichiarazioni dell'ex capo di Intesa Sanpaolo e accusa il banchiere di "aver bruciato oltre cinque miliardi sull'altare delle ambizioni personali".

Trascorre una settimana, e a De Benedetti non gli è ancora passata. Questa volta tocca a Telecom Italia, dove è in discussione il ruolo di Mediobanca, Intesa e Generali: "La più grande impresa italiana con il più grande potenziale di crescita nel mondo è stata scarnificata in vent'anni fino all'umiliazione finale di vederla passare in queste settimane agli spagnoli con un'operazione che ha dello scandaloso", accusa l'Ingegnere.

E ancora: "Nessuna Opa, nessuna trasparenza in favore dei piccoli azionisti, solo un'intesa più o meno sotterranea con le banche che non vedevano l'ora di ridurre la propria esposizione. Uno dei momenti più bassi della Caporetto del nostro capitalismo".

Ma il 18 ottobre dello scorso anno tocca ancora al ruolo delle banche nella ex compagnia di bandiera: "In questi cinque anni, dai 'Patrioti' a oggi, è uno dei simboli del perverso scambio di interesse tra una politica che guarda solo al consenso immediato e imprese e banche che guardano solo al tornaconto altrettanto immediato".

La platea era quella dei giovani di Confindustria a Napoli. Chissà se la conversione dei crediti in azioni, oggi allo studio per Sorgenia, fa parte di quei "tornaconti immediati", oppure è un'operazione che potremmo definire lungimirante.

Ma una rassegna del De Benedetti-pensiero sulle banche non sarebbe completa senza una qualche concessione all'Apocalisse. Il 24 ottobre scorso, istruendo gli studenti dell'Università di Vercelli, li allarmava così: "Le sofferenze del sistema bancario italiano sono molto superiori a quelle che sono state contabilizzate o accantonate, ne sono certissimo. I criteri utilizzati dalla Bce, che ha annunciato nuovi stress-test per 150 banche europee, sono fatti per rassicurare. Ho l'impressione che la Bce, a parte qualche istituto che cadra' nelle maglie dei controlli, tutto voglia tranne che dimostrare la reale situazione del sistema bancario europeo".

Forse le sue certezze sulle sofferenze bancarie "molto superiori" a quanto accantonato nascevano anche da esperienze dirette e personali.
L'Italia comunque resta un Paese meravigliosamente privo di memoria. Dove ognuno, avendo soldi e platee, può fare la morale a tutti gli altri. Una perfetta prateria per scorribande di "power broker". Una piazza finanziaria e politica a lungo sputtanata nel mondo dai conflitti d'interesse di Silvio Berlusconi. Un posto dove il De Benedetti censore delle banche può sedere nel consiglio di vigilanza della filiale francese di Rothschild e dove la stessa Rothschild è impegnata in queste ore come advisor finanziario nella rinegoziazione del debito Sorgenia. Come consulente della Cir? No, come consulente delle banche creditrici. Non è fantastica questa?

2. SORGENIA
Lettera a ‘Il Foglio' di Angelo De Mattia

Al direttore - Sorgenia non è una faccenda che riguarda solo azienda e banche; essa chiama in ballo anche il governo per ciò che non deve fare. Sarebbe grave se, nonostante qualche smentita, si pensasse a forme, dirette o indirette, di sostegno pubblico per la ristrutturazione del debito della società: bisognerebbe, allora, riprendere i tanti altri casi, di gran lunga più meritevoli e con azionisti di controllo non certo dotati di ampie risorse, nei quali la mano pubblica ha deciso di non intervenire. Mai come ora lo stato deve essere terzo e rifuggire da liberalità, ché di questo si tratterebbe e di impropria commistione tra politica ed economia.

Quanto alle banche coinvolte, pure per le quali si possono richiamare numerosi precedenti che dovrebbero valere anche in questa circostanza, esse debbono avere di mira solo la sana e prudente gestione, la salvaguardia al meglio dei propri crediti, la tutela del risparmio loro affidato, l'equilibrio finanziario.

Dovrebbero pensarci mille volte prima di incamminarsi sulla eventuale trasformazione dei crediti in partecipazioni o in attività similari, considerati i vincoli cui gli istituti sono soggetti soprattutto dal lato del patrimonio. Rigore e trasparenza sono "a fortiori" necessari. O vi sono eccezioni quando si tocca il proprio "particolare"?

Del resto, non è stato lo stesso Carlo De Benedetti a pronunciare, tempo fa, una filippica contro i banchieri (presunti) "power broker"? Non è pensabile che lo dicesse - per quanto si possa pensar male - per la preferenza verso banchieri-donatori.
Angelo De Mattia

 

 

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