1. DAGONEWS
Clima pesante in Ubi Banca, il terzo istituto italiano per dimensioni. E la colpa non è solo della magistratura, che ieri ha mandato la Finanza per sequestrare un po’ di documenti sull’assemblea del 2013 che ha insediato gli organi sociali.
Ai piani alti della popolare bergamasca, amministrata con ottimi risultati dall’ad Victor Massiah e dal direttore generale Francesco Iorio, si combatte una guerra sorda a colpi di lettere anonime che spaziano dal sesso agli affari privati e avvelenano l’aria ai vertici.
In Ubi ci sono storicamente due cordate: una è quella dei bergamaschi che fa capo al presidente del consiglio di gestione Emilio Zanetti e l’altra è quella dei bresciani, che ha il suo padre nobile in Giovanni Bazoli, presidente di Intesa Sanpaolo sospettato dalla magistratura di avere un ruolo indebito in Ubi Banca. Ma è molto attivo anche Mario Cera, vicepresidente vicario del consiglio di sorveglianza descritto dai suoi detrattori come personaggio che ormai rappresenta direttamente se stesso.
Lo scontro tra le cordate riguarda il futuro di Ubi in veste di banca aggregante. Cera lavora per una fusione con la Popolare di Milano, mentre Bazoli (probabilmente con l’appoggio della Bce di Mario Draghi) vorrebbe rilevare il boccheggiante Monte dei Paschi di Siena. Del resto, per dimensioni, Ubi è l’unica banca italiana che può salvare Siena, dopo che Intesa e Unicredit si sono chiamate fuori.
2. UBI, PERQUISIZIONI DELLA FINANZA - IL SOSPETTO DELLE DELEGHE FALSE - INDAGATI I VERTICI MASSIAH E MOLTRASIO. NEL MIRINO LA COMPAGNIA DELLE OPERE NELL’INCHIESTA ANCHE IL SOCIO BAZOLI CHE SI DIFENDE: “TOTALE ESTRANEITÀ AI FATTI”
Paolo Colonnello Francesco Spini per “la Stampa”
Come si fa a mantenere il controllo di una banca popolare senza spendere nemmeno un euro? Si raccolgono deleghe in bianco, per esempio. Questo il sospetto da cui prende spunto un nuovo capitolo dell’inchiesta condotta dai magistrati di Bergamo su Ubi Banca e che ha fatto scattare una nuova serie di perquisizioni. I militari del nucleo speciale di polizia tributaria della Guardia di Finanza hanno passato al setaccio uffici del gruppo bancario a Milano, Albino, Bergamo, Brescia e Desenzano. Nel mirino sono finiti anche gli uffici bergamaschi della Compagnia delle Opere e il locale consorzio fidi (Confiab) degli artigiani.
La lista degli indagati
Si confermano i nomi dei banchieri già indagati nel primo filone di indagine. Ci sono l’ad di Ubi, Victor Massiah, il presidente del cds Andrea Moltrasio, il vice Mario Cera, il presidente del cdg Franco Polotti, Emilio Zanetti e il presidente del cds di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, socio storico di Ubi, il quale dichiara «la propria totale estraneità ai fatti che sono oggetto delle nuove prospettazioni di indagine».
GIOVANNI BAZOLI E ROMANO PRODI FOTO LAPRESSE
Tali nuove ipotesi, all’iniziale ostacolo all’attività di vigilanza aggiungono, sempre in concorso, l’illecita influenza sull’assemblea. Reato contestato anche ad altri esponenti della banca come Giuseppe Sciarrotta, Guido Marchesi, preposti al rapporto coi soci di Ubi, e l’ex direttore generale della Bpci Marco Mandelli, oltre all’esponente della locale Compagnia delle Opere, Rossano Breno, e alla dirigente del Confiab, Antonella Bardoni.
Assemblea insidiosa
Da tempo gli investigatori bergamaschi indagano sull’influenza delle associazioni che rappresentano le derivazioni originarie della banca, ovvero la «Banca Lombarda e Piemontese», guidata da Bazoli ed espressione dei soci bresciani, e la «Amici di Ubi Banca», che coagula i soci bergamaschi, fondata da Zanetti. Sotto la lente finisce l’assemblea che, nell’aprile del 2013, ha portato all’elezione dell’attuale consiglio di sorveglianza della banca, presieduto da Andrea Moltrasio.
Era, quella, la prima assemblea in cui la lista istituzionale - di continuità rispetto agli amministratori in carica - si vedeva insidiata da due concorrenti assai agguerriti. Una lista era guidata dal professore della Bocconi, Andrea Resti, un’altra dal presidente delle cartiere Pigna (ed ex parlamentare di Forza Italia) Giorgio Jannone.
«Assemblea irregolare»
Secondo gli investigatori quell’assemblea si è svolta «in maniera del tutto irregolare», si legge nel decreto che ha disposto le perquisizioni. L’attenzione si concentra sulle deleghe. La conta dei voti vede la lista Moltrasio, la numero 1, prendere in tutto 7.340 voti di cui solo 2.849 (il 39%) espressi da soci presenti, ma ben 4.991 (il 61%) per delega. Le deleghe sono pari al doppio della lista che arriverà seconda (quella di Resti) e il quadruplo di quella di Jannone. La Finanza indaga. E il quadro che ne esce vede «la diffusa pratica di richiedere deleghe in bianco ai clienti Ubi, senza specificare loro motivi e finalità di tale richiesta».
Altre volte «addirittura all’insaputa dei clienti» riscontrano la «pratica di utilizzarne gli specimen (il facsimile, ndr) di firma». Tutto per favorire la lista sostenuta dalle associazioni guidate da Bazoli e Zanetti. Per raccogliere le deleghe vengono usate le strutture di Ubi e non solo. A collaborare c’è Confiab guidata dalla Bardoni che entrerà nel consiglio di sorveglianza e la Compagnia delle Opere in cui alcuni esponenti come Breno, «si sarebbero adoperati per reclutare nuovi soci».
GIANNI LETTA E GIOVANNI BAZOLI CHE RICEVE LA LEGION D ONORE FOTO LAPRESSE