LUSSEMBURGO, IL NEMICO IN CASA - L’UNIONE EUROPEA ‘STANGA’ AMAZON CON UNA SANZIONE DA 250 MILIONI DI EURO (BRUSCOLINI): HA USUFRUITO PER 10 ANNI DI UN SISTEMA FISCALE ‘AD HOC’ CHE GLI HA PERMESSO DI NON PAGARE UNA MONTAGNA DI TASSE - INDOVINATE CHI HA MESSO IN PIEDI QUESTA TRUFFA FISCALE? JUNCKER, ALL’EPOCA PREMIER LUSSEMBURGHESE E OGGI PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA!
1. STANGATA UE SU AMAZON,RESTITUISCA 250MLN A LUSSEMBURGO
(ANSA) - Il Lussemburgo ha dato ad Amazon "vantaggi fiscali non dovuti per 250 milioni di euro", un comportamento "illegale perché le ha consentito di pagare molte meno tasse di altre aziende". In pratica "tre quarti dei suoi profitti non sono stati tassati" grazie ad un accordo fiscale (tax ruling) stretto nel 2003. Lo scrive la Commissione Ue al termine della sua indagine partita ad ottobre 2014, e chiede al Granducato di recuperare gli aiuti da Amazon.
2. AMAZON NEL MIRINO DELLA UE STANGATA PER EVASIONE FISCALE - L'ACCUSA: AVER USUFRUITO PER DIECI ANNI DI UN SISTEMA FISCALE "AD HOC" IN LUSSEMBURGO
Marco Bresolin per La Stampa
juncker da una parte presidente della commissione dall altra premier lussemburghese
Dopo Apple, ora tocca ad Amazon. La Commissione europea presenterà oggi il conto alla società di Jeff Bezos, che per un decennio ha usufruito di un sistema fiscale "ad hoc" in Lussemburgo che le ha concesso di risparmiare parecchio. «Diverse centinaia di milioni di euro», secondo i calcoli del Financial Times, una cifra pari alle tasse dovute e non versate che ora dovrebbero andare nelle casse del Granducato. «Aiuti di Stato illegittimi», per l' Antitrust europeo, che ne chiede la restituzione.
Molto probabilmente sia l' azienda che il piccolo Stato fondatore dell' Ue contesteranno l' accusa. Perché lo "sconto", o meglio il trattamento di favore, è frutto di un regolare accordo fiscale (tax ruling) stipulato tra la società e il Lussemburghese nel 2003. In quegli anni a capo del governo lussemburghese c' era Jean-Claude Juncker, attuale presidente della Commissione europea. La stessa istituzione che oggi - al termine di un' inchiesta iniziata tre anni fa - contesterà l' accordo perché avrebbe concesso benefici indebiti al gigante dell' e-commerce.
La vicenda ricalca grossomodo quanto successo un anno fa con il maxi-provvedimento ad Apple, condannata dalla Commissione a versare 13 miliardi di euro di tasse arretrate al governo irlandese.
Anche in quel caso il "trucco" usato dal colosso di Cupertino era frutto di accordi stipulati con il governo di Dublino. A breve dovrebbe concludersi un' altra indagine avviata da Bruxelles contro McDonald' s, sempre per tasse non pagate nel piccolo Granducato.
La sfida della web tax Questi casi non hanno nulla a che vedere con la maxi-multa inflitta a Google all' inizio dell' estate: 2,4 miliardi di euro per abuso di posizione dominante (secondo l' accusa, il servizio Google Shopping avrebbe sfavorito i concorrenti). Casi diversi, ma che vedono tutti contrapporsi Bruxelles con le grandi aziende americane. E lo scontro è destinato ad accentuarsi se mai dovesse vedere la luce la proposta della Web Tax, il provvedimento spinto da Francia, Italia, Germania e Spagna che punta a far pagare alle aziende digitali le tasse nei Paesi in cui fanno profitti.
JEFF BEZOS IERI NERD OGGI PALESTRATISSIMO
Una sfida non semplice, vista l' attività "immateriale" di queste società che consente loro di far figurare i profitti nei Paesi con un regime fiscale più conveniente. L' idea avanzata dai quattro - che però raccoglie ancora molte resistenze all' interno della stessa Ue - prevede di tassare il fatturato. Ma non affronta quello che è il vero problema alla base delle scorciatoie fiscali: la differenze nei sistemi di imposizione tra gli stessi Paesi Ue. Finché alcuni Stati continueranno a offrire regimi più conveniente, le aziende continueranno a stabilire lì le loro sedi fiscali.
La lotta alle frodi Iva Sempre oggi la Commissione presenterà un altro provvedimento che riguarda la sfera fiscale, ma nel campo dell' Iva.
Bruxelles ha messo a punto una proposta per combattere le frodi nelle transazioni transfrontaliere. A oggi - per esempio - se un' azienda francese vende a un' azienda italiana, la transazione è esente da Iva.
Attraverso un meccanismo di compravendite, molte società usano questa falla a scopo fraudolento: la Commissione ha stimato danni pari a 50 miliardi di euro l' anno. L' idea è di allineare il sistema delle transazioni transfrontaliere a quelle nazionali, introducendo l' aliquota Iva in vigore nel Paese dell' acquirente e un sistema di compensazione tra le agenzie fiscali degli Stati. Per Bruxelles la misura è in grado di ridurre le frodi dell' 80%.