Valentina Conte per “la Repubblica”
La Apple utilizza ricambi usati, o meglio “ricondizionati”, per riparare gli iPhone in garanzia, gli stessi richiamati perché difettosi. Facile supporre analoga consuetudine anche per gli altri gioielli della casa. Possibile? Sì. È la stessa azienda californiana, leader nel mondo per i prodotti high tech, a confermarlo a Repubblica. Ma andiamo per ordine.
Sabato pomeriggio in un Apple Store. All’appuntamento preso online arriva uno dei ragazzi del Genius Bar, lo staff tecnico di supporto del colosso americano, dotato di iPad. Verificato il problema, la batteria ormai collassata dell’iPhone5, e trovato il numero di serie del telefono nell’elenco di quelli che la stessa Apple ritiene in diritto di un cambio gratis del pezzo, porge il tablet e fa firmare l’autorizzazione di lavoro. Il cliente sigla distratto con la penna digitale, senza badare a ciò che accetta.
iphone six oggetto piu cercato sul web
In quaranta minuti l’iPhone esce come nuovo. «Non abbiamo neanche dovuto resettare i dati», rassicura un altro dei boy della mela morsicata. Tempo di arrivare a casa, tra le mail spunta quella dell’Apple Store. “Grazie per averci scelto. Ecco uno copia del tuo registro di assistenza”, si legge. Scorrendo i punti, il cliente si accorge di aver sottoscritto una clausola tutt’altro che ben augurante. “Accetto che i prodotti in riparazione potrebbero essere sostituiti con prodotti ricondizionati di tipo equivalente e che le riparazioni possono essere effettuate con componenti ricondizionati”. Ma come, la Apple può avermi piazzato una batteria usata e rimessa in sesto? Pare proprio di sì.
Un cliente gioca con liPad in un Apple store
La questione non è di poco conto. «Richiamando il telefono, perché difettoso, la Apple ha ammesso il danno al consumatore », spiega Marco Pierani, responsabile relazioni esterne di Altroconsumo. «Però poi non avrebbe dovuto neanche affacciare la possibilità di riparare lo smartphone con una batteria riciclata. In questo modo ha violato sia la normativa italiana (codice del consumo, articolo 130) che quella europea (la 99/44/CE).
Siamo nell’ambito cioè della clausola vessatoria, ma anche della pratica commerciale scorretta. Si lede la garanzia e il consumatore è beffato perché la batteria ricondizionata non ha lo stesso valore della nuova, al punto che la legge le attribuisce un solo anno di garanzia, anziché due (art 134 comma 2)». Interpellata da Repubblica , la Apple risponde con una mail in cui richiama la garanzia del produttore “limitata di un anno”.
Una “garanzia in cui sono stabiliti diritti specifici, diversi da quelli contemplati dalla legge per la tutela del consumatore”. In altri termini, dice la Apple: possiamo mettere parti riciclate, ma “equivalenti” alle nuove “in termini di prestazioni e affidabilità”. «Peccato però che la garanzia del produttore sia cosa diversa e distinta da quella biennale di conformità prevista dalla legge, per la quale risponde il venditore», spiega ancora Pierani. «Una confusione, tra garanzia commerciale e legale, che la Apple torna a ingenerare nel consumatore a due anni dalla sanzione dell’Antitrust anche su questo punto». E la legge dice prodotti nuovi nelle riparazioni in garanzia.