MENO ZINGARI, PIU’ ZINGALES - LA FINE DEL CAPITALISMO MARCIO DI MEDIOBANCA? LA MAGAGNA (RIBALTATA) DI LACTALIS-PARMALAT

Luigi Zingales per il "Sole 24 Ore"

All'annuncio delle dismissioni di alcune partecipazioni azionarie da parte di Mediobanca, molti commentatori hanno gridato alla fine del capitalismo di relazione in Italia. Ma non si sono chiesti il perché di questa rapida fine.

Le ragioni sono molte, ma forse la più importante è la storica decisione del tribunale di Parma sull'acquisizione da parte di Parmalat del Lactalis American Group (LAG). Se confermato in appello, questo provvedimento rivoluziona la corporate governance in Italia, uccidendo alla radice il capitalismo di relazione. Il motivo del contendere è una delle tante operazioni con parti correlate che caratterizza il nostro sistema: l'acquisizione da parte di Parmalat di una società (LAG) posseduta dalla controllante (Lactalis).

I Ligresti ci avevano abituato ad operazioni di questo tipo e ai rischi connessi: se una società compra dal suo azionista di maggioranza rischia di strapagare, scaricando il costo sugli azionisti di minoranza. Per questo nei Paesi più evoluti queste decisioni sono regolate. Dal 2010 anche in Italia esiste un regolamento Consob ad hoc. Seguendo l'approccio americano queste operazioni non vengono proibite, ma sottoposte ad una procedura di approvazione molto rigorosa, volta a mettere i consiglieri indipendenti nella condizione di scegliere nell'interesse di tutti gli azionisti.

Purtroppo, come molta della legislazione anglosassone, si basa su una presunzione di correttezza di comportamento che è rara nel nostro Paese, troppo piccolo e incestuoso perché la correttezza prevalga sull'amicizia. Ma qui è dove interviene la decisione rivoluzionaria.

Nell'approvare l'acquisto di Lag da Lactalis, Parmalat sembra aver seguito le procedure formali richieste dalla normativa: l'approvazione preventiva da parte del comitato di controllo formato da indipendenti, la nomina di un consulente esterno che fornisse un'opinione sulla fairness (equità) dell'operazione, l'astensione in sede di delibera della parte chiaramente in conflitto, etc. Ma al tribunale di Parma questo non è bastato: la normativa sulle parti correlate - recita il decreto - "va osservata in modo non meramente formale."

E qui sta l'aspetto innovativo: in spirito anglosassone il tribunale di Parma non si accontenta della pura forma: vuole che alla forma corrisponda anche una sostanza e nel farlo rivoluziona la nostra prassi di corporate governance. Partiamo dalla definizione di indipendenza. Il tribunale di Parma sancisce che il capo del comitato di controllo non era da considerarsi indipendente perché era stato in precedenza sindaco di numerose società del gruppo Lactalis.

Ma come, tuonano i giuristi della difesa, per definizione un sindaco è indipendente. Ma se la remunerazione ricevuta in qualità di sindaco costituiva una parte rilevante del reddito, come può una parte definirsi indipendente? Per perdere l'indipendenza di giudizio, non occorre essere corrotti: la gratitudine può inficiare l'oggettività dell'analisi. Lo stesso vale per l'advisor Mediobanca.

Come finanziatore dell'Opa di Lactalis, Mediobanca aveva un interesse nella conclusione dell'operazione perché, per stessa ammissione della società di Piazzetta Cuccia, la restituzione dei soldi dipendeva dalla vendita di attività come Lag. Per non parlare poi dello studio legale che aveva un suo componente in consiglio di amministrazione. Non occorrevano dei giudici per vedere la natura del conflitto. In altri termini, il tribunale di Parma impone dei nuovi standard di indipendenza: sacrosanti, ma tali da rendere quasi impossibile a società come Mediobanca operare nel modo in cui operavano in passato. Il tribunale di Parma ridefinisce anche in modo sostanziale il ruolo che gli amministratori indipendenti devono svolgere.

Oggigiorno questo ruolo è reso difficile dalle cariatidi dell'Ancien Regime, che si strappano le vesti ogniqualvolta un indipendente dubita dell'equità di una operazione tra parti correlate. Lo accusano di mancanza di fiducia nell'onestà ed integrità del management, quasi fosse lesa maestà. Il tribunale di Parma, invece, capovolge l'equazione e sancisce per gli amministratori indipendenti l'obbligo a quello che gli inglesi chiamano "professional skepticism": il dovere di chiedere chiarimenti e quindi il dovere di dubitare, altrimenti che ci stanno a fare? Questo professional skepticism - afferma il tribunale di Parma - si deve applicare anche nella scelta degli advisor e sul loro prezzo.

Se un advisor fa un prezzo troppo basso, significa che si aspetta di guadagnare in altro modo, e quindi non è veramente indipendente. Per questo il comitato parti correlate non deve necessariamente scegliere l'offerta più economica, ma quella che meglio garantisce la valutazione corretta. Il tribunale di Parma fustiga anche l'operato dei sindaci.

Dal punto di vista teorico i sindaci sono una delle più brillanti creazioni del diritto italiano: rappresentano l'idea dell'audit committee indipendente introdotto negli Usa dalla Sarbanes Oxley solo nel 2002. In pratica, con rare eccezioni, sono una delle istituzioni più inutili per il modo come questo ruolo viene interpretato nel nostro Paese: rubber stamping tutte le decisioni.

Il decreto Parmalat, invece, richiama i sindaci ai loro doveri di parti attive nel controllo. In altre parole, coerentemente con il modello americano a cui il regolamento Consob si ispira, il provvedimento Parmalat trasforma quello che era un vantaggio in Italia (la relazione) in una presunzione di colpevolezza. In questo colpisce al cuore il capitalismo di relazione, che di queste operazioni si è nutrito. Mediobanca ha capito il messaggio e sta cambiando modello. È ora che lo capisca anche il resto del sistema.

 

 

zingalesLUIGI ZINGALES LactalisAlberto Nagel e Roberta ALBERTO NAGEL E SALVATORE LIGRESTIcuccia Consobmediobanca

Ultimi Dagoreport

donald trump elon musk vincenzo susca

“L'INSEDIAMENTO DI TRUMP ASSUME LE SEMBIANZE DEL FUNERALE DELLA DEMOCRAZIA IN AMERICA, SANCITO DA UNA SCELTA DEMOCRATICA” - VINCENZO SUSCA: “WASHINGTON OGGI SEMBRA GOTHAM CITY. È DISTOPICO IL MONDO DELLE ARMI, DEI MURI, DELLA XENOFOBIA, DEL RAZZISMO, DELL’OMOFOBIA DI ‘MAGA’, COME  DISTOPICHE SONO LE RETI DIGITALI NEL SOLCO DI ‘X’ FITTE DI FAKE NEWS, TROLLS, SHITSTORM E HATER ORDITE DALLA TECNOMAGIA NERA DI TRUMP E MUSK - PERSINO MARTE E LO SPAZIO SONO PAESAGGI DA SFRUTTARE NELL’AMBITO DELLA SEMPRE PIÙ PALPABILE CATASTROFE DEL PIANETA TERRA - IL SOGNO AMERICANO È NUDO. SIAMO GIUNTI AL PASSAGGIO DEFINITIVO DALLA POLITICA SPETTACOLO ALLA POLITICIZZAZIONE DELLO SPETTACOLO. UNO SPETTACOLO IN CUI NON C’È NIENTE DA RIDERE”

ursula von der leyen giorgia meloni donald trump friedrich merz

DAGOREPORT – HAI VOGLIA A FAR PASSARE IL VIAGGIO A WASHINGTON DA TRUMP COME "INFORMALE": GIORGIA MELONI NON PUÒ SPOGLIARSI DEI PANNI ISTITUZIONALI DI PREMIER (INFATTI, VIAGGIA SU AEREO DI STATO) – LA GIORGIA DEI DUE MONDI SOGNA DI DIVENTARE IL PONTE TRA USA E UE, MA URSULA E GLI EUROPOTERI MARCANO LE DISTANZE: LA BENEDIZIONE DI TRUMP (“HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA”) HA FATTO INCAZZARE IL DEEP STATE DI BRUXELLES – IL MESSAGGIO DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO, MERZ, A TAJANI: "NON CI ALLEEREMO MAI CON AFD" (I NEONAZISTI CHE STASERA SIEDERANNO ACCANTO ALLA MELONI AD APPLAUDIRE IL TRUMP-BIS), NE' SUI DAZI ACCETTEREMO CHE IL TRUMPONE TRATTI CON I SINGOLI STATI DELL'UNIONE EUROPEA..."

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT - COSA VOGLIONO FARE I CENTRISTI CHE SI SONO RIUNITI A MILANO E ORVIETO: UNA NUOVA MARGHERITA O RIVITALIZZARE LA CORRENTE RIFORMISTA ALL’INTERNO DEL PD? L’IDEA DI FONDARE UN PARTITO CATTO-PROGRESSISTA SEMBRA BOCCIATA - L’OBIETTIVO, CON L’ARRIVO DI RUFFINI E DI GENTILONI, È RIESUMARE L’ANIMA CATTOLICA NEL PARTITO DEMOCRATICO – IL NODO DEL PROGRAMMA, LA RICHIESTA DI PRODI A SCHLEIN E IL RILANCIO DI GENTILONI SULLA SICUREZZA – UN’ALTRA ROGNA PER ELLY: I CATTO-DEM HANNO APERTO AL TERZO MANDATO PER GOVERNATORI E SINDACI…

giorgia meloni daniela santanche galeazzo bignami matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ, LA PATATA BOLLENTE DEL MINISTRO DEL TURISMO RINVIATO A GIUDIZIO È SUL PIATTO DELLA DUCETTA CHE VORREBBE PURE SPEDIRLA A FARE LA BAGNINA AL TWIGA, CONSCIA CHE SULLA TESTA DELLA “SANTA” PENDE ANCHE UN EVENTUALE PROCESSO PER TRUFFA AI DANNI DELL’INPS, CIOÈ DELLO STATO: UNO SCENARIO CHE SPUTTANEREBBE INEVITABILMENTE IL GOVERNO, COL RISCHIO DI SCATENARE UN ASSALTO DA PARTE DEI SUOI ALLEATI AFFAMATI DI UN ''RIMPASTINO'', INDIGERIBILE PER LA DUCETTA - DI PIU': C’È ANCORA DA RIEMPIRE LA CASELLA RESA VACANTE DI VICE MINISTRO DELLE INFRASTRUTTURE, OCCUPATA DA GALEAZZO BIGNAMI…

donald trump joe biden benjamin netanyahu

DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI ECONOMICA, POTERI TRADIZIONALI E GUERRA VANNO A SCIOGLIERSI DENTRO L’AUTORITARISMO RAMPANTE DELLA TECNODESTRA DEI MUSK E DEI THIEL, LA SINISTRA È ANNICHILITA E IMPOTENTE - UN ESEMPIO: L’INETTITUDINE AL LIMITE DELLA COGLIONERIA DI JOE BIDEN. IL PIANO DI TREGUA PER PORRE FINE ALLA GUERRA TRA ISRAELE E PALESTINA È SUO MA CHI SI È IMPOSSESSATO DEL SUCCESSO È STATO TRUMP – ALL’IMPOTENZA DEL “CELOMOLLISMO” LIBERAL E BELLO, TUTTO CHIACCHIERE E DISTINTIVO, È ENTRATO IN BALLO IL “CELODURISMO” MUSK-TRUMPIANO: CARO NETANYAHU, O LA FINISCI DI ROMPERE I COJONI CON ‘STA GUERRA O DAL 20 GENNAIO NON RICEVERAI MEZZA PALLOTTOLA DALLA MIA AMMINISTRAZIONE. PUNTO! (LA MOSSA MUSCOLARE DEL TRUMPONE HA UN OBIETTIVO: IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA, MOHAMMED BIN SALMAN)