Nino Sunseri per “Libero Quotidiano”
Il Cavallino Rampante era proprio il gioiello della corona a Torino. La sua uscita, infatti, ha favorito il miglioramento dei conti 2015 (soprattutto nella componente finanziaria) ma condizionerà i risultati di quest' anno.
Sergio Marchionne ha diffuso i dati 2015 del gruppo («Un' annata fenomenale»).
Gli utili sono aumentati del 91% a due miliardi e il 2016 inizia con l' indebitamento in calo a 5 miliardi grazie alla scissione di Ferrari. A deludere il mercato che si era entusiasmato per i conti sono però le stime per il 2016: utile netto rettificato di 1,9 miliardi di euro (nel 2015 al netto di Ferrari è pari a 1,7 miliardi), ricavi netti per oltre 110 miliardi (111 lo scorso anno con Maranello) e un risultato operativo rettificato di oltre 5 miliardi (era 4,8). Il diagramma è piatto. A Piazza Affari scattano le vendite sul titolo che chiuderà la giornata in calo dello 0,86% a 6,95 euro. A nulla vale la considerazione che il risultato è condizionato dalla recessione in Brasile e dal rallentamento della Cina.
Per la Borsa tutto questo significa una sola cosa: Fca, quest' anno non crescerà.
MARCHIONNE PRESENTA L ALFA GIULIA
Un crollo di entusiamo non compensato dalla revisione del piano industriale al 2018. Rivisti al rialzo gli obiettivi: ricavi a circa 136 miliardi, utile netto rettificato fra 4,7 e 5,5 miliardi, margine lordo nella forbice 8,7-9,8 miliardi, attivo di cassa tra 4 e 5 miliardi. Gran parte di questo successo è affidato al marchio Jeep che si conferma come la punta di lancia del gruppo.
L' unico che cresce senza problemi. A fine piano le vendite sono previste a due milioni di pezzi (da 1,9 milioni). Di questi 1,1 milioni sono attesi in Nafta (Usa, Canada e Messico), 200 mila in Emea (Europa, Russia, Medio Oriente e Africa), 200 mila in America Latina e 500 mila in Asia.
Al successo della Jeep si contrappone il nuopo stop dell' Alfa Romeo. Il sogno di Sergio Marchionne torna nel cassetto: il rinnovo della gamma viene rallentato. Poche novità nel 2017. Bisognerà aspettare il 2020 per vedere nuovamente il biscione in grande forma. Il ritardo non è di qualche mese ma di dieci anni visto che, in base ai primi piani industriali firmati dal manager italo-americano le nuove Alfa dovevano sfrecciare sul mercato già nel 2010.
Invece niente. Il motore non va in moto. La Giulia sarà anche l' auto della riscossa, però tarda a vedere la luce. Presentata a giugno l' auto verrà messa in vendita solo la prossima estate. Probabilmente i primi modelli cominceranno a girare in autunno.
Per un' auto tanto attesa e tanto sponsorizzata è un ritardo inspiegabile. La Giulia rischia di nascere già vecchia.
Ma quello che conta sono i margini non il fatturato. Parlare dell' obiettivo «dei 7 milioni di vetture vendute è come parlare delle verdure che si vendono nei negozi. Non è importante», dice Marchionne.
La cosa che importa è «che noi abbiamo presentato nel maggio 2014 un insieme di obiettivi e la revisione del piano li vedrà in rialzo». I risultati «quantitativamente, dal punto di vista finanziario, sono superiori a quelli dello scorso anno: e questa è l' altra cosa che importa».
A sostenere i conti nei prossimi dodici mesi secondo il Lingotto saranno Europa e Nord-America. In Asia è previsto un miglioramento nel secondo semestre con la produzione di Jeep in Cina, gli investimenti sono previsti «in linea con il 2015». Non abbastanza per rendere felici gli investitori che si aspettavano qualcosa di più sostanzioso.
La Jeep punta di diamante Fca presenta i conti 2015: gli utili salgono del 91% a 2 miliardi. L' ad: «Un anno fenomenale». Lo scorporo Ferrari abbatte il debito previsto per il 2016 ma taglia anche i profitti. E il gruppo rinvia il lancio della nuova GiuliaMarchionne rimette nel cassetto il sogno Alfa.