UN PAESE VERSO IL BARATRO - RENZI VUOLE SACRIFICARE I BILANCI DELLA CDP PER SALVARE MPS E SE STESSO (SE CROLLA SIENA, VIENE GIU' L'ITALIA: SCOPPIEREBBE IL PANICO TRA I RISPARMIATORI) - A MPS, AGGIUNGERE L'ILVA - SAIPEM È STATO UN BAGNO DI SANGUE PER CDP (900 MILIONI), ED ERA PURE UNA SOCIETÀ SANA!
Giovanni Pons per “la Repubblica”
fabio gallia claudio costamagna
L’operazione Saipem per la Cassa Depositi e Prestiti si sta traducendo in una salasso di proporzioni notevoli. Sui 900 milioni versati tra acquisto del 12,5% dall’Eni e aumento di capitale, ai prezzi di ieri la quota vale 445 milioni, meno della metà. È un po’ come se l’Eni avesse ricevuto indietro dallo stato un dividendo da 450 milioni ma poichè il gruppo petrolifero è a sua volta partecipato al 26,6% dalla Cdp una parte di quei soldi rappresenta una partita di giro.
fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan
L’unica cosa certa è che Saipem non si è rivelata il miglior biglietto da visita per il tandem Claudio Costamagna e Fabio Gallia, banchieri di provata esperienza in sella a via Goito dall’estate scorsa per volere del premier Matteo Renzi. Potevano fare diversamente? Qualcuno dice che il Fondo Strategico, nel momento dell’acquisto della quota dall’Eni e sapendo che l’aumento di capitale per 3,5 miliardi sarebbe stato molto diluitivo, avrebbe potuto chiedere delle garanzie per la revisione del prezzo.
Tuttavia il Fondo non deve contabilizzare subito la minusvalenza poichè la partecipazione in Saipem viene considerata strategica e dunque rimarrà in portafoglio per molto tempo. L’intervento è stato fatto poichè si ritiene che Saipem sia un’eccellenza italiana, non in perdita, di cui vale la pena preservare l’italianità.
Poichè non vi erano imprenditori privati italiani in grado di rilevare un’azienda del genere il Fondo Strategico rappresentava l’unica soluzione per evitare che Saipem finisse in mani russe. Lo stesso ragionamento viene fatto in questi giorni per l’Ilva, per la quale Cdp ha manifestato interesse a rilevare una quota di minoranza insieme ad altri imprenditori italiani.
Il rischio bagno di sangue anche in questo caso è dietro l’angolo ma se si vogliono mantenere in vita gli impianti di Taranto e tutto l’indotto dell’acciaio non esistono molte altre vie percorribili. L’importante è che Costamagna e Gallia trovino il coraggio di dire no a Renzi su un eventuale ingresso in Montepaschi che comporterebbe un obbligo ricapitalizzazione per la stessa Cassa.