PIAZZA AFFARI CHIUDE A +0,54%. INCERTI ALTRI LISTINI: I PREZZI IN CALO NELL'AREA EURO MA NON ABBASTANZA DA FAR SCATTARE IL QUANTITATIVE EASING DELLA BCE (IL CUI EFFETTO È QUELLO DI SVALUTARE LA MONETA UNICA)
Andrea Franceschi Con un articolo di Stefano Carrer per http://www.ilsole24ore.com
All'indomani di una giornata fortemente negativa per i mercati, segnata dalle rinnovate tensioni tra Russia e Ucraina, l'attenzione degli operatori torna su temi strettamente economici con la pubblicazione della nuova rilevazione dei prezzi al consumo nell'area euro.
Un dato che è risultato sostanzialmente in linea con le attese del mercato: l'indice dei prezzi al consumo è cresciuto dello 0,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso contro un +0,4% registrato a luglio.
Si conferma quindi la dinamica negativa dei prezzi al consumo (in alcuni Paesi come l'Italia la deflazione si è confermata una realtà come dimostrano i dati pubblicati in contemporanea dall'Istat) ma non è quel dato disastroso che qualcuno si attendeva. Di certo non sufficiente a far scattare un piano di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce sullo stile del Quantitative easing già adottato dalla Fed, dalla Bank of England e dalla Bank of Japan.
E la reazione dei mercati in qualche modo è una conferma. Si prenda ad esempio l'andamento dell'euro. Come si può vedere dal grafico di giornata del cambio con il dollaro, subito dopo la pubblicazione del dato sui prezzi (alle 11) c'è stata un'impennata della moneta unica che ha sfiorato la soglia di 1,32 dollari con un successivo ritracciamento.
Un segnale di come il mercato abbia preso il dato dell'inflazione come indicatore che per il Quantitative easing della Bce (il cui effetto è quello di svalutare la moneta unica) bisognerà attendere ancora. Analogo il responso dei mercati obbligazionari. Il differenziale di rendimento tra titoli italiani e tedeschi, che le scommesse di interventismo della Bce avevano contribuito ad abbassare, dopo aver toccato un minimo di giornata a 150 punti è leggermente risalito.
Nel suo recente intervento al simposio dei banchieri centrali a Jackson Hole sulle montagne del Wyoming il governatore Draghi si era detto preoccupato del calo delle aspettative sull'inflazione alimentando così la speculazione dei mercati su un suo attivismo. Fonti della Banca centrale europea hanno in ogni caso cercato di raffreddare facili entusiasmi lasciando trapelare all'agenzia Reuters che solo in caso di un peggioramento della dinamica dei prezzi in direzione deflattiva la Bce avrebbe optato per l'arma estrema del Quantitative easing. E il dato uscito oggi è una conferma in questo senso.
Sul fronte azionario i listini europei Piazza Affari ha chiuso con un rialzo dello 0,54% dopo una giornata contrastata che ha visto incerti anche gli altri listini penalizzati dal generale clima di avversione al rischio sui mercati.
In controtendenza i titoli del lusso grazie alla semestrale brillante del colosso francese Hermes ha comunicato un balzo degli utili operativi a 621 milioni di euro (+6,3% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso) superiore ai 617 messi in conto dal consensus degli analisti Bloomberg. Si segnala in particolare Salvatore Ferragamo che ieri ha comunicato di aver chiuso il semestre con utili per 82 milioni di euro. Dato che, seppur in calo del 6%, è risultato migliore delle attese degli analisti (73 milioni). Bene anche Luxottica Group e Tod's.
In rialzo anche il titolo Fiat. La società ha comunicato di non prevedere «l'opposizione dei creditori impedisca il tempestivo completamento della fusione» con Chrysler «intorno alla metà del mese di ottobre». La fusione con la casa di Detroit pianificata dal Lingotto rischiava di slittare perché ai soci creditori della società era garantito il diritto di recesso in base al codice civile. A costoro cioè veniva garantita la possibilità di non aderire all'operazione ed essere liquidati dalla società.
Se l'esborso per questi rimborsi fosse stato superiore ai 500 milioni di euro l'intera operazione avrebbe subito uno slittamento. Ma così non è stato perchè, come ha fatto sapere l'azienda, «anche se tutte le comunicazioni e conferme ancora da abbinare fossero abbinate il numero massimo di azioni per le quali il diritto di recesso è stato validamente esercitato» l'esposizione complessiva per Fiat sarebbe «inferiore al limite» di 500 milioni.