Giovanna Lantini per il "Fatto quotidiano"
ALESSANDRO PROFUMOAlessandro Profumo vada a giudizio. La richiesta è stata formulata dal procuratore aggiunto di Milano, Alfredo Robledo, titolare dell'inchiesta Brontos, quella sulla presunta frode fiscale da 245 milioni di euro da parte di Unicredit che lo scorso ottobre ha stroncato le ambizioni politiche dell'ex banchiere alla guida della banca milanese fino all'autunno 2010.
E che ha portato alla luce il profitto realizzato dalla banca tra il 2007 e il 2008 grazie a un complesso schema finanziario messo in piedi con la complicità della britannica Barclays Bank che, attraverso tre operazioni avvallate da Profumo, sarebbe servito a far diminuire di oltre 745 milioni l'imponibile del gruppo bancario.
ALESSANDRO PROFUMOSecondo il pm, infatti, attraverso Brontos, che venne realizzata anche con il parere positivo di una consulenza dello studio tributario Vitali Romagnoli Piccardi, quello fondato dall'ex ministro del Tesoro, Giulio Tremonti, la banca italiana avrebbe messo a bilancio dividendi invece che interessi, pagando in questo modo al fisco solo il 5% sui proventi, invece del 100 per cento.
Da qui il risparmio fiscale e quindi i maggiori utili per 245 milioni finiti nel mirino della magistratura che a fine ottobre ne aveva disposto il sequestro preventivo poco dopo seguito dal dissequestro del tribunale del Riesame, decisione su cui pende ancora un ricorso in Cassazione.
ALESSANDRO PROFUMOTecnicamente la Procura, che ha chiesto il rinvio a giudizio per altre 19 persone, ipotizza il reato di dichiarazione fraudolenta aggravata da ostacolo alle indagini e, in particolare, contesta agli indagati di "avere, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in concorso e previo accordo tra loro, nelle rispettive qualità sopraindicate, al fine di evadere le imposte sui redditi e cagionando un danno patrimoniale di rilevante gravità, costruito una struttura complessa e artificiosa, predeterminata in ogni sua articolazione, così da non comportare alcun rischio economico o finanziario, unicamente volta a generare, sotto il profilo della rappresentazione contabile, proventi nella forma di interessi, che artatamente invece prospettavano dividendi ai fini della imponibilità fiscale, prevista solo nella misura del 5% del loro ammontare lordo".
ALESSANDRO PROFUMOInoltre, stando a quanto aveva scritto il pm nell'avviso di chiusura indagini, gli indagati avrebbero "falsamente rappresentato nelle scritture contabili dapprima e nelle dichiarazioni dei redditi poi, in conseguenza, la natura fiscale dei proventi conseguiti da Unicredit Corporate Banking, Unicredit Banca e Unicredit Banca di Roma, qualificandoli come dividendi invece che come interessi attivi, così conseguendo un'indebita esclusione dal reddito imponibile di una quota pari al 95% di tali proventi".
IL PROCURATORE AGGIUNTO DI MILANO ALFREDO ROBLEDOPer farlo, avrebbero "adoperato mezzi fraudolenti idonei a ostacolare il relativo accertamento, valendosi di società e trust appositamente costituiti all'estero, fiscalmente residenti in Regno Unito e in Lussemburgo, attraverso cui venivano emessi, esclusivamente al fine di realizzare gli accordi fraudolenti fra le parti, titoli di capitale in concreto non negoziabili al di fuori di tale loro specifico rapporto, oltre che privi della componente di rischio tipica degli strumenti azionari, poiché le parti coinvolte nell'operazione conoscevano ab origine l'ammontare dei proventi che l'emittente avrebbe conseguito e distribuito formalmente a titolo di dividendo".
Dal canto suo Profumo si è detto "felice che finalmente la vicenda che mi vede coinvolto ed il mio personale operato possano essere serenamente oggetto di giudizio". L'ex banchiere che in settembre si era detto apertamente disponibile a entrare in politica, ma che poi coll'esplodere dell'inchiesta è stato battuto sul filo dall'ex collega Corrado Passera, non ha risparmiato battute sull'eco mediatica del procedimento "spesso ripresa in termini diffamatori".
giulio tremonti bigQuello che non ha ricordato è che il caso Unicredit non è isolato, dato il numero di accertamenti e transazioni minori col fisco che nel passato recente hanno riguardato trasversalmente il sistema bancario italiano da Bpm al Banco Popolare passando per Credem. Due su tre clienti dello studio ex Tremonti.