PROFUMO DI DISPERAZIONE - IL PRESIDENTE DI MPS VOLA A FRANCOFORTE PER CAPIRE CHE MARGINI HA CON LA BCE, MENTRE CLARICH VA A BACIARE L’ANELLO DI GUZZETTI, IL GRANDE VECCHIO DELLE FONDAZIONI
Gianluca Paolucci per "La Stampa"
ALESSANDRO PROFUMO E FABRIZIO VIOLA
Missione a Francoforte per Alessandro Profumo. Nel giorno che ha registrato il nuovo tonfo in Borsa di Mps, il numero uno del gruppo si è recato a Francoforte per capire con la Bce i margini di manovra della banca senese in vista del piano che dovrà presentare entro il 10 novembre prossimo.
Al momento, gli scenari sui quali i vertici dell’istituto e i suoi consulenti stanno lavorando comprendono varie ipotesi. Dal rinvio del rimborso di una parte dei Monti bond dopo il 2016, che alleggerirebbe il deficit di capitale da 2,1 miliardi a 1,35 miliardi. Una operazione tutto sommato semplice che però non risolverebbe il problema. Al netto delle dismissioni già previste nel piano approvato dalla Commissione Ue e di altre operazioni come la cessione di un pacchetto di crediti deteriorati, mancherebbe ancora circa un miliardo.
Per coprire questo deficit, le strade finora sono tre: un aumento di capitale sul mercato, giudicato estremamente rischioso dopo i 5 miliardi incassati nei mesi scorsi e dopo i rilievi dei test europei. L’emissione di nuovi titoli ibridi, che però data la situazione risulterebbe particolarmente onerosa. E da ultimo la conversione di una parte dei titoli Tier1 Tier2 attualmente in circolazione. Ipotesi quest’ultima ritenuta però impraticabile dato l’effetto che avrebbe per la reputazione dell’istituto presso gli investitori.
Mentre Profumo era a Francoforte, il presidente della Fondazione Mps Marcello Clarich era a colloquio con il presidente dell’Acri e di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti. «Sono venuto a sentire la grande saggezza del presidente Giuseppe Guzzetti su tanti temi, anche su questo». Così il presidente Fondazione Mps, Marcello Clarich, al termine di un incontro di circa un’ora col presidente dell’Acri, a chi gli chiedeva se si fosse parlato anche di Mps. Da Guzzetti arrivano «sempre ottime idee, anche innovative e suggerimenti», si è limitato a dire Clarich, alle prese non solo con i problemi della banca ma anche con quelli dell’ente.
Oggi è attesa la sentenza per il processo sul derivato Nomura, che vede gli ex vertici Giuseppe Mussari e Fabrizio Vigni imputati per ostacolo alla vigilanza.
Ieri, mentre si susseguivano gli incontri per il futuro di Mps, è stata una nuova giornata di passione in Borsa sia per Mps che per Carige, le uniche due banche italiane chiamate dagli esiti degli stress test della Bce a colmare un deficit di capitale.
La banca senese ha perso un altro 7,05%, da lunedì ha perso il 33% della capitalizzazione scivolata da 5 a 3,4 miliardi. Il titolo Carige, invece, ieri è andato pure peggio, giù del 10,6%, cumulando un -28% nelle ultime quattro sedute. Ma non sono state le uniche a subire a Piazza Affari un’ondata di vendite in parte dovute alle parole del presidente dell’Eba, l’autorità bancaria europea, l’italiano Andrea Enria, il quale ha sottolineato come anche gli istituti di credito promossi dagli stress test non debbano sentirsi al sicuro e che le banche tricolori abbiano ancora del lavoro da fare in tema di adeguatezza patrimoniale.
Benzina sul fuoco, insomma, che ha portato a un’ondata di vendita che ha coinvolto tutto il settore, con moltissime banche - incluse le big Intesa Sanpaolo e Unicredit - a tratti sospese per eccesso di ribasso. In chiusura la situazione migliora. Intesa termina in parità (+0,09%), Unicredit (-0,27%). Pagano pedaggio alcune popolari (il Banco perde il 2,25%, Bpm -1,5%), perfino il Credem (risultato con il rapporto di patrimonializzazione più forte agli stress test) cede il 2,59%.