Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
Altro che normale procedura: Il rinvio dell' operazione Fincantieri-Chantiers de l' Atlantique davanti ai giudici della Concorrenza europea è stato chiesto e voluto da Parigi. E Berlino non ha fatto che andare dietro ai francesi. Il sito Mer et marine, sempre ben informato sull' attualità navale di Francia, smentisce almeno in parte la posizione ufficiale dell' Eliseo e del governo, secondo la quale soltanto le malelingue potrebbero interpretare la richiesta di un' inchiesta approfondita sull' acquisizione dei cantieri di Saint Nazaire da parte degli italiani come un atto ostile.
Non sarà una dichiarazione di guerra, ma la richiesta presentata dalle autorità antitrust di Francia e Germania a Bruxelles tradisce soprattutto le reticenze francesi a cedere un gioiello industriale nazionale ad una controllata pubblica italiana. Le reticenze non sono nuove, ma le frizioni col governo giallo-verde non hanno fatto che rinforzarle. L'accoglienza dei migranti, la Tav, le frizioni europee sulla manovra e, per ultime, anche le dichiarazioni di solidarietà ai Gilet Gialli da parte del vicepremier Di Maio, non hanno creato un clima favorevole a matrimoni italo-francesi.
macron e le maire a saint nazaire Stx
Quest'estate il partito francese contrario allo sbarco degli italiani a Saint Nazaire sarebbe stato sul punto di vincere. Il casus belli avrebbe potuto essere quello dell'alleanza cantieristica anche sul navale militare, corollario del matrimonio civile tra Fincantieri e Chantiers de l'Atlantique. Di un avvicinamento tra Fincantieri e la francese Naval Group si parlava espressamente nell' accordo del settembre 2017 (siglato a Lione da Macron e dall'allora presidente del Consiglio Gentiloni) che sancì i termini dell' acquisizione.
Ma allora al governo c'era il Pd. Con l'esecutivo di Conte (e di Salvini e Di Maio) impossibile immaginare un'alleanza in un settore iper-strategico come quello della Difesa.
LA STRATEGIA
Una marcia indietro della Francia avrebbe però provocato l'apertura ufficiale delle ostilità e soprattutto avrebbe indebolito la reputazione europea di Macron: il governo ha dunque deciso di andare avanti, ma a velocità ridotta. E rinviare la patata bollente a Bruxelles è apparsa la soluzione migliore. Soprattutto con un alleato di peso come la Germania.
I tedeschi non hanno poche ragioni per opporsi alla fusione di Fincantieri con i francesi di Saint Nazaire: la nuova creatura sarà un colosso con capitali a maggioranza pubblici, mentre la tedesca Meyer-Werft (con la filiale finlandese Meyer Turku) è una società privata. Il presidente del costruttore tedesco si era già fatto sentire l' anno scorso contro l'ombrello pubblico che protegge gli italo-francesi e che potrebbe viziare la concorrenza.
Nonostante i malumori tedeschi, sono stati però i francesi a prendere l'iniziativa di sollecitare l'antitrust europea (che di per sé avrebbe dato il via libera all' operazione, visto che non raggiunge la soglia minima di fatturato per impensierire la Commissione). A dicembre i francesi hanno lasciato credere che fossero i tedeschi a volere un' inchiesta di Bruxelles, ma in realtà, sarebbe stata proprio l' antitrust francese a decidere il ricorso. Governo ed Eliseo alzano le mani: «L' antitrust è un' autorità indipendente». Come dire noi non c' entriamo. Pochi credono comunque che i giudici europei decidano alla fine di bocciare l' accordo.
Ma intanto si prende tempo, e magari si arriverà alla primavera, e con la primavera, passeranno anche le elezioni europee. A Saint Nazaire intanto i cantieri funzionano a pieno regime. Per il momento lo Stato francese è padrone, ma anche questa non è una soluzione che piace a Macron. Il ministro dell' Economia Le Maire non ha fatto che ripeterlo: la nazionalizzazione è solo temporanea.