Dopo oltre 150 anni lo stabilimento della Pernigotti a Novi Ligure chiude i battenti. Dietro ai gianduiotti, ai torroni, e a ogni altro tipo di squisito dolciume si cela una profonda storia, dagli anni d'oro di fine Ottocento, quando la Pernigotti diventa fornitore ufficiale della famiglia Reale italiana, agli ultimi decenni del Novecento, un periodo di crisi, al termine del quale i proprietari sono costretti a cedere l'attività in mano ai turchi.
Tutto ha inizio nel 1860, quando Stefano Pernigotti apre una drogheria nella piazza del Mercato, a Novi Ligure. Siamo negli anni di Torino capitale d'Italia. La bottega procede molto bene e Stefano decide di allargare l'impresa. Nel 1868 fonda insieme al figlio Francesco la "Stefano Pernigotti e Figlio", specializzata in produzione dolciaria. La mostarda e il torrone di Natale sono i piatti forti dell'azienda che inizia a esportare i suoi dolci in molte città del Regno d'Italia.
Non solo. I dolci sono così squisiti che persino la famiglia Reale italiana li vuole. E così la Pernigotti diventa fornitore ufficiale della famiglia Reale. Tanto che il Re Umberto I in persona concede all'azienda la facoltà di innalzare lo stemma reale sull'insegna della fabbrica. Stemma che accompagnerà il logo fino al 2004. Gli anni d'oro dell'azienda iniziano a scemare con l'arrivo della Prima Guerra Mondiale e il relativo blocco delle importazioni di zucchero.
Ma Francesco ha un'intuizione geniale: sostituisce lo zucchero con il miele, arricchendo ulteriormente il sapore dei dolci. Nel 1919 a Francesco succede il figlio Paolo. Il fiorente periodo prosegue e culmina nel 1927 con l'inizio della produzione industriale del gianduiotto, nato ufficialmente a Torino nel 1865. Nel 1935 Paolo compra la Enea Sperlari, specializzata nella produzione del torrone, e l'anno successivo si cimenta nella preparazione di gelati. Una scommessa vinta: ancora oggi troviamo i gelati della Pernigotti.
Nel 1944 un bombardamento distrugge la fabbrica che viene immediatamente ricostruita, dove tutt'ora ha sede l'azienda. La nuova e rinnovata fabbrica offre ulteriori e fertili opportunità di crescita. La crisi inizia negli anni Ottanta e porterà alla cessione della Sperlari nel 1981 agli americani della H.J. Heinz Company. Poi nel 1995 Stefano, succeduto al padre Paolo, perde in un incidente entrambi i figli e, rimasto senza eredi, cede la società alla famiglia Averna (quella del famoso amaro). L'11 luglio 2013 la famiglia Averna vende l'azienda al gruppo turco Toksoz, che ieri ha deciso di chiudere i battenti dello stabilimento di Novi Ligure.
2. QUANDO I TURCHI PROMETTEVANO: "PORTEREMO PERNIGOTTI NEL MONDO"
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«Siamo fieri di aver acquisito Pernigotti, marchio ricco di storia e fascino che identifica nel mondo la gianduia e il torrone italiano. Manterremo e potenzieremo l’attuale struttura, sviluppando l’attività in nuove aree geografiche, sfruttando la forza del marchio Pernigotti», dicevano i fratelli Ahmet e Zafer Toksoz nel 2013, dopo aver rilevato lo stabilimento novese dalla famiglia siciliana Averna (quella del famoso amaro), che a sua volta l’aveva comprata da Stefano Pernigotti nel 1995. E giusto tre anni fa, sempre i due fratelli turchi ribadivano: «Vogliamo portare Pernigotti a competere in dieci anni con i grandi player mondiali del cioccolato».
Purtroppo niente è andato come dichiarato. Ci sono stati sì investimenti nel marketing e nel settore pubblicitario, ma non sul fronte produttivo. Lo stabilimento di Novi è stato “dimenticato”, denunciano i sindacati, senza effettuare alcun ammodernamento degli impianti. Negli ultimi cinque anni sono stati accumulati diversi milioni di euro di perdite e ne ha risentito anche il settore dei semilavorati per la gelateria, di cui la Pernigotti era leader in Italia con oltre il 9 per cento del mercato.
Ad aprile del 2015 aveva chiuso anche il magazzino in località Barbellotta, esternalizzato a Parma: allora a pagarne il prezzo erano stati 50 lavoratori, tra fissi e stagionali. «Questo è il primo prezzo che il territorio novese paga in termini di occupazione per mano della nuova proprietà della Pernigotti. Speriamo che sia anche l’unico», aveva detto all’epoca Raffaele Benedetto, segretario provinciale della Filt-Cgil. Una speranza che purtroppo si è rivelata vana.
La storia dell’azienda parte dal 1860, quando Stefano Pernigotti apre a Novi Ligure una drogheria rinomata fin dagli inizi per la produzione di un pregiato torrone. Nel 1868, Stefano decide di fondare assieme al figlio Francesco una vera e propria azienda alimentare specializzata in produzione dolciaria. Nel 1882 re Umberto I concede alla società la facoltà di utilizzare lo stemma reale, che accompagnerà il logo dell’azienda fino al 2004. Nel 1927 viene avviata la produzione industriale del gianduiotto. Nel frattempo la guida dell’azienda passa a Paolo Pernigotti, che nel 1935 acquista la ditta cremonese Sperlari, specializzata nella produzione del torrone.
Nel 1944 un bombardamento distrugge l’opificio che viene ricostruito e trasferito negli ex magazzini militari di viale della Rimembranza, dove ancor oggi la Pernigotti ha sede. Negli anni Settanta a Paolo subentra il figlio Stefano [nella foto]. È un periodo buio: entrambi i figli di Stefano muoiono in un incidente stradale nel 1980. Lui, senza eredi, nel 1981 cede la Sperlari agli americani di Heinz e nel 1995 la Pernigotti alla famiglia siciliana Averna, che nel 2013 a sua volta vende l’azienda dolciaria novese alla Sanset Food, divisione alimentare del gruppo Toksoz. Attualmente la Pernigotti produce – in diversi stabilimenti, anche all’estero – gianduiotti, torroni, uova di pasqua, preparati per gelato, snack al cioccolato e tavolette, praline e creme spalmabili.