Marcello Zacché per “Il Giornale”
La maggiore personalità del secondo giorno del Forum Ambrosetti, tradizionalmente dedicato all'agenda europea, è stato Bruno Le Maire, ministro dell'Economia francese. Suo l'intervento più originale e che più ha coivolto la platea dei presenti. Per l'Europa «serve un nuovo approccio geopolitico - ha detto - dobbiamo diventare una superpotenza, con Cina e Usa». Ogni blocco - è la sintesi - ha i suoi obiettivi strategici. «La Cina ha la via della seta, gli Usa lo spazio». E l'Europa? «Con la pandemia entriamo davvero nel 21esimo secolo: che ruolo vogliamo svolgere? Vogliamo porci l'obiettivo di lanciare un nuovo modello strategico»?
bruno le maire emmanuel macron
Dal canto suo il ministro di Macron ha ricordato che la Francia è pronta a fare la sua parte grazie al gran lavoro svolto in questi mesi: i livelli economici tornano oltre il pre-covid già da quest' anno, la crescita va verso quota 6% e sono pronte tutte le riforme necessarie per aumentare la competitività delle aziende francesi. Come a candidarsi per la leadership economica Ue. Una caratteristica che noi italiani ben conosciamo per varie esperienze di governance in comune.
Per questo il Giornale ha chieso a La Maire come si fa a conciliare il suo modello competitivo europeo con le rivalità economiche e finanziarie dei singoli stati membri. Per far nascere campioni industriali europei serve armonia che è spesso merce rara. Sull'asse Roma Parigi c'è già qualche esempio: la prima è Stellantis, ma anche Euronext o Stm. E tra i privati, Luxottica, Telecom.
Il ministro ha chiarito il suo pensiero eludendo in buona parte la questione, ma allargando l'orizzonte: «Servono tre pilastri: selezione dei settori dove possiamo essere competitivi; capacità di finanziamento, per la quale l'unione bancaria è fondamentale; e soprattutto collaborazione, non possiamo permetterci di competere tra noi. Ci sono tre Paesi in Europa, Italia, Francia e Germania: su singoli progetti dobbiamo metterci insieme e decidere chi guida la ricerca, chi la produzione».
Il concetto è chiaro: non c'è nessun Paese europeo che ha competenze, risorse, capitale per fare da solo. E il blocco europeo che può competere con Asia e Usa si può generare solo dal triangolo geografico che si è chiuso dopo la Brexit. Un esempio di industria del triangolo? «Bisogna investire in tecnologia: non serve avere indipendenza politica, se poi dipendiamo da altri Paesi sulla tecnologia, come succede per esempio con i semiconduttori in arrivo dalla Cina». E i problemi dell'occupazione nelle joint.venture transfrontaliere a velocità e sistemi fiscali differenziati? «C'è spazio per tutti - dice Le Maire - basta trovare un sistema di condivisione corretto ed equo».
Certo, fuori gioco la Gran Bretagna e con la Germania alle prese con il dopo Merkel, l'impressione è che Le Maire pensi a una Francia leader comunitaria, nel solco di Macron. Ma se anche così fosse, l'Italia del Next Generation Eu può giocarsi la sua partita, puntando sulle tante eccellenze tecnologiche, nella difesa e sulla forza della manifattura. Dopodiché il tema degli equilibri nella gestione delle partnership italo-francesi resta non tanto uno scenario per l'Europa che verrà, quanto più un problema molto concreto, economico e politico: se la gestione dell'occupazione negli stabilimenti italiani di Stellantis si muove seguendo logiche sociali destabilizzanti, l'obiettivo della competitività internazionale finisce come minimo in secondo piano, sostituito da una grana di dimensioni nazionali.
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