UNA SERIE A ALLO STADIO TERMINALE - PALLOTTA VOLEVA COSTRUIRE UN IMPIANTO NUOVO A ROMA, SE N’È ANDATO DOPO 10 ANNI SENZA AVER POSATO MANCO UN MATTONE. PURE COMMISSO A FIRENZE SI STA ARRENDENDO, E SUNING E ELLIOTT A MILANO… INSOMMA L’ITALIA È ALLE PRESE CON LA CRONICA MANCANZA DI INVESTIMENTI SUGLI STADI: POI NON DOMANDIAMOCI PERCHÉ IL NOSTRO CAMPIONATO È SEMPRE PIÙ POVERO...
Estratto dell'articolo di Franco Vanni per “la Repubblica - Affari & Finanza”
Lo stadio di Tor di Valle era il sogno di James Pallotta quando nel 2011 acquistò la Roma. Dopo nove anni ha lasciato la città fra i fischi dei tifosi, senza che un solo mattone fosse stato posato. A Firenze Rocco Commisso immaginava il nuovo stadio a Campi Bisenzio, ma si sta arrendendo all'idea che non si farà. Ora sono Suning ed Elliott, proprietarie di Inter e Milan, a spingere per costruire un moderno stadio di proprietà nel parcheggio del Meazza a San Siro.
Lo stesso accade o è accaduto a Parma, Bologna, Venezia. Il miraggio del nuovo stadio, con sviluppo immobiliare nell'area circostante, è la stella polare che guida le proprietà straniere nell'investimento nel calcio italiano. Le venti società di Serie A hanno un debito di 5,2 miliardi di euro, bruciano cassa e perdono campioni. A far soldi con la gestione sportiva dei club riescono poche vecchie volpi, su tutti Percassi all'Atalanta.
Per chi arriva da fuori è più facile, almeno in teoria, monetizzare la vendita di case e uffici costruiti a corredo di un nuovo stadio, a sua volta fruttuoso grazie a bar, negozi e ristoranti. Da questo punto di vista la Serie A, vista l'arretratezza delle strutture, è una miniera d'oro inviolata. Una miniera nascosta però da una crosta di burocrazia, cavilli e interessi incrociati. Ecco perché nella corsa all'oro dei pionieri del calcio c'è chi finisce per lasciarci le penne. Finanziariamente, s’intende.
Deloitte, nella sua Annual review of football finance, rileva «la storica mancanza di investimenti negli stadi italiani, e quindi ricavi da matchday relativamente bassi». Nella Serie A 2020/2021, 14 stadi su 20 erano di proprietà pubblica, quattro privati e due ibridi. Nelle serie B e C, censite nel 2019, su 74 club uno solo partecipava alla proprietà del proprio stadio.
Nella Premier League inglese le proporzioni sono invertite: è pubblico un quinto degli impianti. In Germania le arene comunali sono il 39 per cento. Gli stadi di Serie A a fine 2020 avevano un'età media di 56 anni.
Considerando Serie B e C si saliva a 63. Nell'ultimo ventennio in Serie A sono state costruite tre nuove arene per il calcio, e una decina sono state ammodernate. Nello stesso periodo in Premier League si sono realizzati sei nuovi impianti, in Bundesliga 11, anche grazie ai Mondiali 2006. Molti grandi impianti italiani furono inaugurati per Italia '90. Un piano costato 7mila miliardi di lire, con sforamento del budget dell'85 per cento.
All'assemblea della Federcalcio nel febbraio scorso, il presidente del Coni Giovanni Malagò strappò applausi: «Se non si porta a casa un Europeo, un Mondiale o un'Olimpiade estiva nei prossimi anni, non si risolverà mai il problema degli stadi. Più passano gli anni, meno ci si occupa di sport e più dei pezzi di carta». Oggi, fuori dall'eccezionalità del grande evento, per costruire uno stadio bisogna arrivare in fondo a una corsa ostacoli in sette tappe: studio di fattibilità, conferenza dei Servizi preliminare, presentazione del progetto, conferenza dei Servizi decisoria, provvedimento autorizzativo finale, gara (in caso di impianti pubblici), stipula della convenzione.
Da tempo Figc e Serie A chiedono invano ai governi di snellire l'iter di approvazione. Facendo un giro d'orizzonte degli stadi in Italia si incrociano pochissime gru al lavoro. A Roma l'idea dello stadio di Tor di Valle è tramontata dopo oltre tremila giorni di trattative fra club, proprietà dei terreni e Comune. Il progetto da un miliardo di euro, che prevedeva la costruzione di tre grattacieli, è stato prima sostituito da una variante con sette palazzine, poi dal nulla.
Sulla vicenda è stata aperta un'inchiesta penale con imprenditori e funzionari pubblici accusati a vario titolo di bancarotta, associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e reati tributari, per un groviglio di promesse e favori. Ma non è finita.
I nuovi proprietari del terreno si preparano a portare davanti a un giudice il Comune, che dopo anni di tira e molla ha ritirato la delibera di interesse pubblico del progetto. I Friedkin, nuovi proprietari dell'As Roma, immaginano di costruire lo stadio all'Ostiense o all'ex velodromo dell'Eur, oppure a Pietralata e nell'operazione sarebbero disposti a imbarcare un socio finanziario.
la gente e tornata allo stadio foto mezzelani gmt85
Intanto assieme alla Lazio pagano l'affitto al Coni per l'Olimpico, dove la distanza fra campo e spalti è tale che per il pubblico leggere i numeri sulle maglie dei giocatori è uno sport nello sport. Se non si può costruire, si ristruttura. Ma non sempre è facile.
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