Alberto D’Argenio per “La Repubblica”
L' operazione di mercato per salvare Mps potrebbe non bastare. Almeno questo è il timore di una parte dell' esecutivo italiano.
Tanto che alcuni tecnici governativi che lavorano in raccordo tra Palazzo Chigi e il Tesoro temono che alla fine Roma debba ricorrere a quello scudo pubblico da erigere per decreto che dieci giorni fa, nelle ore bollenti in cui si apprestava il salvataggio della banca più antica del mondo, Matteo Renzi ha deciso di togliere dal tavolo.
Una decisione politica quella del premier, ma le cui fondamenta nei prossimi mesi potrebbero vacillare. E c' è un problema di tempi che potrebbe complicare il dialogo tra tecnica e politica.
Al momento il governo ha deciso di lanciare il piano di mercato per ricapitalizzare Mps, escludendo l' iniezione di soldi pubblici. Se però il salvataggio di Stato si rendesse necessario, dovrebbe arrivare entro dicembre.
Questo prevedono le regole europee e Bruxelles, stando ai contatti che si susseguono da settimane, su questo punto non intende fare sconti allungando i tempi. Il perché è semplice: gli stress test europei del 29 luglio hanno certificato che Mps resta solvibile e pertanto può intervenire la deroga al bail in che salverebbe i correntisti della banca di Siena dalla risoluzione. Deroga che scatta grazie alle circostanze eccezionali invocate dal governo dopo la Brexit e riconosciute da Bruxelles grazie all' articolo 32,4 della direttiva sul bail in.
Nei negoziati con la Ue il governo ha anche ottenuto che in caso di ricapitalizzazione pubblica, sempre in deroga alle tagliole Ue, gli obbligazionisti subordinati verrebbero in qualche modo tutelati, mentre avrebbero meno copertura gli investitori istituzionali.
Ma gli stress test certificano che Mps è solvibile fino al 31 dicembre 2016, per questo se si aspettasse gennaio per l' eventuale salvataggio pubblico scatterebbe il bail in e dunque pagherebbero tutti, anche i correntisti al di sopra dei 100mila euro. E qui scatta il dilemma per il governo.
fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan
Per ora si va avanti con il piano di mercato, che però diventerà operativo solo in autunno, a novembre. Se andasse male, e in diversi ambienti governativi questo dubbio c' è, allora ci sarebbe tempo per passare al piano B senza incappare nel bail in?
Se Mps non riuscisse a trovare sul mercato 5 miliardi mentre altri istituti (come Unicredit) a loro volta rastrelleranno soldi per rinforzarsi, cosa succederà? Al ministero dell' Economia sono consapevoli che a gennaio si chiuderà la finestra per evitare di far pagare ad azionisti e correntisti il conto del salvataggio e stanno studiando i tempi limite entro cui tecnicamente si può far scattare il piano B senza sforare i tempi.
PADOAN VISCO GUZZETTI PATUELLI
Un esercizio per ora teorico, visto che tutti al governo lavorano sul piano di mercato, ma che in futuro potrebbe condizionare scelte politiche.