Francesco De Dominicis per "Libero"
Un aiutino pubblico per salvare Sorgenia. Non è ancora chiaro l'ammontare esatto della mancetta. Si tratta di fare calcoli complessi e l'ultimo atto politico deve ancora essere formalizzato. Sta di fatto che un codicillo inserito nella legge di stabilità potrebbe dare una boccata d'ossigeno per la spa energetica del gruppo Cir, controllato dalla famiglia di Carlo De Benedetti. Che potrebbe ottenere fondi pubblici per circa 100 milioni di euro. Non proprio bruscolini.
CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERAAlle prese con un negoziato tormentato con le banche - che vantano un credito di 1,9 miliardi - Sorgenia corre il rischio di saltare per aria. In cassa la liquidità scarseggia e il tempo stringe. Le banche potrebbero convertire parte del loro credito in azioni e dare così una bella mano a De Benedetti. Al quale, stando ad alcuni report di analisti, potrebbe convenire sfilarsi e lasciare il controllo dell'azienda energetica alle banche.
SILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTILa Cir, comunque, non sarebbe immune da sacrifici visto che gli stessi istituti chiedono che la holding intervenga con 150-200 milioni nella ripatrimonializzazione di Sorgenia. Una parte di quei soldi potrebbe arrivare grazie alla legge di stabilità. Il comma 153 rimette mano ai sussidi relativi al capacity management: si tratta del sistema di remunerazione pubblica della capacità di produzione. Lo Stato, di fatto, riconosce ai produttori il fatto di essere «riserva» di energia. In ballo, secondo alcune stime, ci sono 500 milioni di euro e circa 100 milioni è la quota che potrebbe arrivare nelle casse di Sorgenia.
CARLO DE BENEDETTI DA FABIO FAZIOAl momento, però, il dossier è bloccato. La legge di stabilità ha previsto che il meccanismo di remunerazione per il capacity management fosse determinato con un decreto del ministero dello Sviluppo economico. Il provvedimento non è ancora stato approvato e il termine scade a marzo.
sorgenia LOGOL'ex ministro Flavio Zanonato non se n'è occupato. Tocca quindi al successore, Federica Guidi, mettere la firma che potrebbe riequilibrare i conti di Sorgenia. Per la spa energetica dei De Benedetti, le prossime settimane sono decisive sia sul fronte del rapporto con le banche sia per l'aiutino pubblico. L'intervento non dovrebbe pesare sulle tasche dei cittadini con nuove voci nella bolletta perché si tratterebbe di rimodulare (ovvero tagliare) altri incentivi e sussidi pubblici al settore dell'energia, rinnovabili comprese.
Flavio ZanonatoIl fattore tempo è decisivo. Non è detto che le banche siano disposte ad aspettare ancora altre settimane prima di staccare la spina a Sorgenia. Tutto dipende dalle scelte del ministro Guidi. Le ragioni non sono chiare, ma l'ex presidente dei giovani di Confindustria è finita nel mirino del quotidiano Repubblica (di proprietà di De Benedetti) subito dopo la chiamata nel governo di Matteo Renzi. Il quotidiano di Largo Fochetti ha sollevato un paio di conflitti di interesse, ricordando anzitutto che l'azienda di famiglia (Ducati Energia) ha rapporti anche con la pubblica amministrazione. E poi tirando fuori dagli archivi una fornitura di 1.200 biciclette che la Ducati Energia riuscì a vendere ai comuni grazie a una convenzione con l'associazione dei sindaci.
BERSANI LETTA RENZIIn ogni caso, quello del capacity management è probabilmente il fronte meno caldo per Sorgenia. C'è la trattativa con le banche per l'aumento di capitale che potrebbe trovare un punto di svolta lunedì prossimo, in un incontro a Milano. Uno degli scenari sul tavolo prevede che gli istituti salgano al 67% del capitale e che, consequenzialemente, si riduca sensibilmente sia la quota Cir (oggi al 51%) sia la quota del socio austriaco Verbund (49%). Le sensibilità delle banche sono diverse: la questione riguarda i sei principali gruppi creditizi del Paese (IntesaSanpaolo, Unicredit, Ubibanca, Monte dei paschi di Siena, Banca popolare di Milano, Banco popolare). Ma è stata Mps la più generosa: su 1,9 miliardi di prestiti complessivamente erogati, da Rocca Salimbeni sono usciti 600 milioni.
RENZI E LETTA