Ugo Bertone per “Libero Quotidiano”
L' euro? Un tragico errore che tanti danni ha già provocato in 14 anni di vita: il crollo della Grecia, l' esplosione della disoccupazione in Spagna, la crisi bancaria italiana. Ma per Joseph Stiglitz, il premio Nobel Usa che da sempre denuncia i guasti provocati dall' euro, il vero peccato capitale è un altro: la moneta unica è servita in questi anni a comprimere i salari a vantaggio dei profitti.
Nato con l' obiettivo dichiarato di allargare l' area del benessere a tutto il continente, la valuta europea si è presto rivelata un' arma potente nelle mani di chi, grazie alla politica dell' austerità, ha imposto una politica che ha favorito la disoccupazione ed indebolito le posizioni di chi lavora.
L' accusa è contenuta nell' ultimo libro dell' economista dall' eloquente titolo «Euro, come una moneta minaccia il futuro dell' Europa», destinato a diventare fin dall' uscita, prevista il prossimo 16 agosto, un sicuro best-seller.
Così come è quasi sicuro, sostiene Stiglitz intervistato dal New York Times, «che l' edificio traballante della moneta unica possa durare ancora a lungo, diciamo altri cinque anni: la Grecia è ancora in depressione, così come un anno fa. È probabile che prima o poi ci sarà un altro referendum e una nuova uscita. E la disgregazione dell' Eurozona prenderà velocità».
C' è molto di nuovo nella diagnosi di Stiglitz, che pure affonda le sue radici nelle critiche ormai tradizionali alla moneta unica, primo esperimento storico di una moneta non sostenuta da un' autorità statale.
MATTEO SALVINI E MARINE LE PEN A MILANO
L' illusione che il sistema potesse prosperare solo sulla base dell' aumento degli scambi commerciali e del movimento dei capitali si è infranta di fronte alla realtà della crisi del 2007/08. Nel momento in cui la congiuntura è peggiorata, in assenza di una vera integrazione politica, la moneta unica si è trasformata in un macigno.
«È l' euro- spiega Stiglitz - la causa più importante per spiegare la lunga depressione dell' economia europea». Per più ragioni. Il vizio d' origine consisteva nella convinzione, così ben radicata in Germania, che per far funzionare il sistema fosse necessaria, anzi sufficiente, la convergenza sui parametri del debito e del deficit. Una volta realizzata questa premessa, le cose si sarebbero sistemate in maniera quasi automatica, secondo leggi meccaniche.
Purtroppo non è andata così, anche se, con ostinazione degna di miglior causa, tra Berlino e Bruxelles c' è chi suggerisce di inasprire la ricetta, a danno della Grecia o degli altri malcapitati. E a vantaggio dei soliti noti, a partire dal salvataggio delle banche tedesche che rischiavano di essere travolte dai prestiti improvvidamente concessi alla Grecia (spesso per far lavorare imprese d' oltre Reno).
Ma a questi «vizi», già oggetto da tempo di analisi, Stiglitz ne aggiunge uno nuovo: la politica dell' austerità, giustificata come il mezzo per sostenere l' euro, è stata usata come una formidabile arma per colpire i lavoratori.
La politica economica «avara» di questi anni ha avuto come effetto la crisi dell' occupazione, specie quella giovanile, frutto a sua volta della caduta degli investimenti. I vincoli posto dall' austerità e dalle regole di Bruxelles, combinate con l' impossibilità di usare la leva dei tassi o le manovre sui cambi, hanno provocato un profondo cambiamento del mercato del lavoro «così come volevano aggiunge Stiglitz - quegli imprenditori che, più o meno segretamente, pensano che la politica economica più efficace passi per le paghe basse».
Senza dimenticare la spada di Damocle della disoccupazione. «L' obiettivo è di far piegare la schiena ai lavoratori attraverso nuove regole del gioco cui è difficile opporsi, Ed in questa cornice un po' di disoccupazione non guasta».
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Certo, la crisi ha colpito anche gli altri. Ma l' Europa dei redditi da lavoro ha pagato un doppio prezzo: da una parte i vincoli di vincoli (e gli obblighi imposti dalla eurocrazia targata Germania), dall' altra il peso di nuovi equilibri sul mercato del lavoro che privilegiano il capitale.
Una miscela perfetta che fa sorgere un dubbio: l' austerità, più che un vincolo imposto dalle necessità, ha il sapore di una scelta consapevole e voluta.
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Per questo Stiglitz è scettico su una possibile correzione di rotta dell' Eurozona: «Mi ha sorpreso la reazione del presidente Juncker al voto inglese. Dobbiamo essere intransigenti, ha detto, per evitare che altri facciano lo stesso. Insomma, non si deve stare assieme per libera scelta, ma per paura».