TAGLIA ‘STA SPESA (SE SEI CAPACE) – DE BORTOLI FA LE PULCI ALLE VOCI DA RIDURRE O ELIMINARE PUR DI ARRIVARE ALLA FLAT TAX: UN GRAN CASINO! – I RISCHI: INTRODURRE UN’IMPOSTA SUI MORTI O RISCHIARE IL BLOCCO DELL’AUTOTRASPORTO
Ferruccio De Bortoli per “l’Economia - Corriere della Sera”
La prima domanda che ci si dovrebbe porre è questa. Se è così facile tagliare la spesa pubblica - come è stato detto con grande enfasi in campagna elettorale da cinquestelle e centrodestra - perché finora non lo si è fatto? Che cosa è mancato? Solo il coraggio politico? Forza Italia e Lega sono già stati al governo dal 2001 al 2006 e dal 2008 al 2011, eppure grandi progressi non se ne sono visti, nemmeno per ridurre come promesso le aliquote Irpef.
I tagli lineari di Tremonti irritarono anche i suoi colleghi di governo. La cosiddetta flat tax, proposta dal centrodestra, e il reddito di cittadinanza, sostenuto dai cinquestelle, sarebbero oggi finanziabili dando una sforbiciata consistente alle cosiddette tax expenditures, ovvero sussidi, deduzioni, detrazioni, trasferimenti. Ma quante sono?
Secondo il ministero dell' Economia ammontavano a oltre 160 miliardi nel 2015. La ricerca oggi ritenuta più attendibile, e in linea con i riferimenti internazionali, è quella della Commissione per le spese fiscali, presieduta dall' economista Mauro Marè, che è arrivata a stimare gli sconti di varia natura a circa 80 miliardi nel 2017, di cui 54 erariali. Escluse le detrazioni per la produzione del reddito, quelle per i familiari a carico, le aliquote ridotte Iva e altre agevolazioni.
Le voci variano da 700 a 800, includendo anche quelle di natura locale. Molte sono irrinunciabili in un' ottica di equità sociale. Sono il naturale complemento dell' impianto fiscale per quanto ormai inadeguato. Le detrazioni per i redditi di lavoro dipendente ammontano da sole a una trentina di miliardi. L' Italia non eccelle nel sostegno alle famiglie e sarebbe sinceramente contraddittorio se cessasse di aiutarle attraverso il riconoscimento del carico familiare (11 miliardi). Ma anche le misure meno giustificabili - e dunque più aggredibili - presentano qualche profilo di difficoltà.
Si potrebbe tagliare l' accisa ridotta per il gasolio da autotrasporto (1,3 miliardi), agevolazione contraddittoria sul piano ecologico vista anche la presenza di detrazioni per la riqualificazione energetica (1,6 miliardi). La protesta degli autotrasportatori è facilmente immaginabile. Si può fare ma poi si resiste a settimane di blocchi nelle forniture? Il bonus di 80 euro vale 9 miliardi. Difficile cancellarlo da parte di chi propugna il reddito di cittadinanza o di dignità.
Scendiamo nel dettaglio. Le misure sulle spese per i veterinari valgono una ventina di milioni. Spiccioli. Ma tagliarle è assai impopolare, specie per chi ha cavalcato il movimento animalista. Per le onoranze funebri è prevista una detrazione di 1680 euro che si trasforma spesso in un sussidio a gestioni poco trasparenti. Toglierla attirerebbe sul governo l' accusa di tassare i morti. Ma anche la critica di agevolare così il nero. La cedolare secca sugli affitti vale 1,6 miliardi.
Eliminarla finirebbe per incoraggiare ugualmente i pagamenti in contanti. Carlo Cottarelli, ex commissionario alla spending review e direttore dell' Osservatorio sui conti pubblici dell' Università Cattolica, aveva stimato nel 2014 un' area di spese fiscali aggredibili di 9,5 miliardi. Le più facilmente eliminabili ammontavano però a circa mezzo miliardo.
Qualche esempio: l' esenzione dal pagamento dell' imposta di bollo per i certificati anagrafici delle società sportive (32 milioni); le detrazioni per l' iscrizione alle palestre (70 milioni). «L' amara verità - dice Mauro Maré - è che è facile metterle ma è maledettamente difficile toglierle. Occorre una forte determinazione politica nel contrastare il peso delle lobby, anche le più piccole». Maré ha stimato comunque la possibilità di tagliare da 5 a 10 miliardi di spese fiscali.
«Il modo migliore sarebbe quello di operare una limatura lineare delle detrazioni e deduzioni. Per esempio, portandole dal 19 al 15% il gettito aumenterebbe di 2 miliardi. Oppure mettendo un tetto all' insieme di deduzioni e detrazioni che non vadano oltre il 2% del reddito dichiarato». In ogni caso - ed è questo l' aspetto politicamente trascurato - le tasse aumentano, il prelievo complessivo cresce. E per le categorie colpite anche di molto.
Lo si può fare, con decisione, all' inizio di una legislatura. Meglio insieme a una riforma fiscale. Obiettivi ambiziosi, forse irrealistici, in un Paese senza maggioranza e con Camere già di fatto in scioglimento. In più va calcolato che per alcune misure, come per esempio le detrazioni sui lavori in casa, l' effetto si avrebbe trascorsi almeno un paio d' anni. Il risparmio non è immediato. Non si può cancellare ex abrupto un vantaggio fiscale per chi si è impegnato in un investimento pluriennale.
Nei giorni scorsi è stato presentato il dodicesimo rapporto di Economia reale, a cura di Mario Baldassarri e Pasquale Capretta. La sintesi del lavoro è una sola. Prima diteci come vi procurate le risorse. Poi si parla degli impieghi. Il rapporto ipotizza, per rendere possibile un principio di reddito di cittadinanza e una flat tax al 23%, una manovra pari al 5% del Pil con il contenimento di 40 miliardi delle tax expenditures, di 20 degli acquisti di beni e servizi, ma soprattutto di 40 nei fondi perduti in conto corrente e in conto capitale.
In alternativa alla flat tax, Economia reale propone una riforma dell' Irpef con tre aliquote che comporterebbe uno sgravio di 40 miliardi, e l' azzeramento dell' Irap oltre al disinnesco della clausola di salvaguardia sull' Iva. Investimenti per 20 miliardi, una crescita al 2% e debito in discesa.
I fondi perduti sono stati 61 miliardi nel 2016. In vent' anni, hanno raggiunto la cifra di 1160 miliardi. La metà dell' intero debito pubblico. «Sono stati in larga parte fondi perduti, buttati via - dice Baldassarri - se guardiamo ai tanti sprechi regionali, per esempio nella formazione». Ma molti di questi sono incentivi e investimenti, come Industria 4.0, o trasferimenti ad Anas e Ferrovie per il trasporto pubblico locale? «Sì, ma un bel taglio glielo si può dare». Come, però? «Cominciando a non erogarli più. Basta una legge con un solo articolo. Fine. Poi si discute su ciò che è necessario, sugli investimenti veri». Chi ha il coraggio di farlo?