TELECOM DO BRASIL - DOPO LA COSTOSA VITTORIA DI ALIERTA SU GVT, ORA TELECOM SPERA NELL’INGRESSO DI VIVENDI AL POSTO DEGLI SPAGNOLI. PER PUNTARE SULL’UNICO MERCATO REDDITIZIO (IL SUDAMERICA)
1. I PIANI DI PATUANO PER TIM BRASIL E L’INCOGNITA SULLA SCELTA DI BOLLORÉ
Federico De Rosa per il “Corriere della Sera”
La strada adesso è in salita. Ma potrebbe essere meno ripida di quanto si possa pensare. Lo «schiaffo» di Vivendi a Telecom Italia brucia, certo, ma il dossier Gvt ha avuto il pregio di misurare le forze all’interno del consiglio del gruppo telefonico facendo emergere un ampio consenso sulla strategicità del Brasile. A prescindere da Gvt. L’amministratore delegato, Marco Patuano, lo aveva detto che non si sarebbe svenato per comprare l’azienda brasiliana di Vivendi e, se è vero quello che raccontano i retroscena su una richiesta di rilancio arrivata all’ultima ora dalla Francia, è stato coerente rifiutandosi di andare a un’asta al rialzo con Telefonica.
César Alierta è stato più bravo e più svelto, con un’irruzione a sorpresa su una scena in cui dietro le quinte si stava già svolgendo un fitto colloquio tra Milano e Parigi, calando l’asso di un’offerta economica difficile da battere. Poichè Gvt rimaneva l’ultimo asset nella telefonia del gruppo francese, dopo le cessioni di Maroc Telecom e di Sfr (secondo gestore telefonico in Francia) è stato il prezzo a fare la differenza.
E con la vendita a Telefonica, Vivendi incasserà oltre 3 miliardi di euro di plusvalenza. E potrà entrare in Telecom Italia dalla porta principale. E’ una della contropartite messe sul tavolo da Alierta che oltre al cash ha offerto a Bolloré titoli di Telefonica Brasil che possono essere scambiati con azioni Telecom. Anche il gruppo telefonico guidato da Giuseppe Recchi e Patuano aveva messo a disposizione un pacchetto di azioni. Il gruppo francese può quindi scegliere se restare in sella a fianco degli spagnoli o puntare sul futuro di Telecom.
Le attese sono per il concambio anche se da Parigi ieri la partita di giro è stata definita «attraente» ma «non strategica». Dipende dalla possibilità per Vivendi di distribuire i propri contenuti su piattaforme diverse. Nel caso, visti i legami di lunga data con i soci di Telco, in particolare Mediobanca e Generali (della prima ha il 5%, della seconda era vicepresidente fino a un anno fa), quella di Bolloré non sarebbe ritenuta una presenza «ostile».
In Telecom c’è la sensazione, anche se forse sarebbe più corretto parlare di auspicio, che un ingresso di Vivendi possa portare solo vantaggi all’azienda. I francesi, sosteneva qualcuno ieri, potrebbero appoggiare la strategia di Telecom in Brasile, dove Tim sta realizzando la piattaforma per la telefonia fissa e il broadband mobile (mercoledì la società ha deciso di partecipare alla prossima asta per le frequenze da 700 Mhz), iniettando risorse con un aumento di capitale che farebbe di Vivendi il primo azionisti del gruppo.
alierta esce da palazzo chigi foto ansa
«Chissà, potremmo anche essere noi a comprare Oi» commentava ieri, senza troppa ironia ma forse con un eccesso di ottimismo, un consigliere del gruppo tirando in ballo la compagnia brasiliana che mercoledì all’improvviso ha annunciato di essere interessata a Tim Brasil.
La cui vendita, al momento, è stata esclusa, nonostante ieri il mercato abbia scommesso su una cessione facendo guadagnare a Telecom oltre il 3%, poi ridotto in chiusura a un +1,33%. L’intenzione di Oi non viene presa molto sul serio, ma l’incarico conferito a Btg Pactual, iperattiva sul mercato italiano, non autorizza conclusioni affrettate.
Lo scenario attorno a Telecom è ancora molto fluido, come si dice in questi casi. E’ presto, insomma, per capire come reagirà al colpo di coda di Alierta e soprattutto se lo stop rimediato su Gvt avrà effetti sugli assetti di vertice del gruppo telefonico. Che ha perso sì una partita strategica in Brasile ma forse potrebbe aver trovato in Europa un alleato dalle spalle larghe con cui giocare, non più da preda, la partita del consolidamento e della convergenza.
2. IL NO DI VIVENDI, E TELECOM FINÌ ?TRADITA DAI SUOI STESSI AZIONISTI
Nicola Saldutti per “la Repubblica”
È stata una partita nella quale, come accade sempre, le carte che contano davvero sono rimaste nascoste fino all’ultimo momento. E quello che a un certo punto appariva come un riassetto che avrebbe potuto vedere Telecom, in qualche modo, rientrare nel gioco europeo delle telecomunicazioni, si è invece concluso con una scelta netta: gli spagnoli di Telefónica e i francesi di Vivendi tratteranno per l’alleanza in Brasile. Mentre Telecom Italia, che pure in Sudamerica ha una presenza molto importante con Tim Brasil, resterà (per ora) a bordo campo.
Nel veloce e sottile gioco dei rilanci (si parla di 500 milioni) César Alierta ha vinto sulla proposta italiana messa a punto nell’ambito del piano preparato da Mediobanca con il management della società. Un disegno di un riassetto più complessivo che metteva sul piatto anche il controllo di Telecom ma che non ha superato l’esame francese. Vincent Bolloré, che di Mediobanca è secondo azionista con circa il 7% e di Vivendi è presidente, ha, con il suo consiglio, deciso di proseguire i colloqui in esclusiva con Telefonica.
«Sono molto attento alla proposta Telecom», aveva dichiarato nei giorni scorsi. Lasciando intendere che la decisione su quale strada prendere non sarebbe stata agevole. La conclusione di ieri è che il doppio binario Telecom-Telefonica ha consentito a Vivendi di spuntare un rilancio a valori molto elevati, pari al doppio delle media di settore. Difficile immaginare che senza la discesa in campo del gruppo italiano ci sarebbe stato.
Storia davvero sofferta quella di Telco, la cassaforte nata con il compito (in qualche modo) di difendere l’italianità di Telecom che vedeva come azionista da un lato la stessa Telefonica, che in questa vicenda brasiliana ha vestito i doppi panni di azionista e concorrente, e dall’altro Mediobanca, Intesa San Paolo e Generali (all’inizio anche Benetton).
A giugno tutti i principali soci hanno deciso di sciogliere quella società per diventare azionisti diretti di Telecom. Che a questo punto, nell’epoca dei patti di sindacato leggeri, si è trasformata in una public company vera e propria nella quale le decisioni importanti (per statuto) vanno prese dai consiglieri indipendenti.
Soluzione molto diversa da quella individuata da Piazzetta Cuccia, che con l’alleanza Tim Brasil-Gvt avrebbe definito anche un nuovo equilibrio in Telecom con Vivendi azionista di riferimento con circa il 20%. Il board ha scelto un’altra strada e il consiglio di Bollorè ha deciso di trattare in esclusiva con Madrid aprendo scenari difficili da prevedere per l’Italia.
La Borsa, che spesso sbaglia ma spesso gioca d’anticipo, ha già provato a intuirli: una grande società come Telecom, che rappresenta un pezzo molto rilevante delle telecomunicazioni nel Paese, si ritrova a giocare il ruolo (per lei non nuovo) di preda. Senza contare un altro tassello: Telefonica ha offerto a Vivendi la possibilità di rilevare l’8,3% che ancora custodisce. E di diventarne il primo azionista singolo senza dover discutere con gli altri soci italiani. Con il rischio della beffa finale: il destino di Tim Brasil dipenderà da Parigi.