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I boiardi di Stato tremano. La sentenza sull’Italicum rischia di complicare la conferma dei vertici di Eni, Enel, Poste, Finmeccanica (e Cassa depositi e prestiti). Per un motivo molto semplice: se bisogna armonizzare le leggi elettorali fra Camera e Senato, c’è il rischio che si voti a scadenza naturale della legislatura. Quindi, difficilmente – in nome dell’emergenza – i vertici attuali potranno essere confermati.
Insomma, non sarebbe stato sufficiente convincere Matteo Renzi sull’opportunità di prorogare di altri tre anni tutti i boiardi. Se il voto anticipato viene escluso, il pallino lo avranno in mano Paolo Gentiloni e Sergio Mattarella, entrambi tutt’altro che convinti sull’opportunità di confermare il pacchetto renziano. E quelli che tremano di più sono Claudio Descalzi (Eni), che attende un eventuale rinvio a giudizio da Milano, e Mauro Moretti, che rischia di essere condannato per la strage di Viareggio (c’è tempo fino ai primi di febbraio, poi scatta la prescrizione).
Sulle ipotetiche vicende di Descalzi, il Ducetto avrebbe fatto spallucce, mentre su quelle di Moretti, Renzi avrebbe commentato: in qualunque caso sarebbe solo il primo grado. Mattarella e Gentiloni, invece, li vorrebbero fuori già in primavera. E di tenere aperte le assemblee non se ne parla per niente. Il Tesoro avrebbe già ricordato che si tratta di aziende quotate, e con il mercato non ci si scherza.