Francesco Spini per “La Stampa”
Quanto pesa il referendum costituzionale sui destini delle banche italiane? Secondo Moody' s «ci sono rischi per gli aumenti degli istituti più deboli che devono ricapitalizzarsi in tempi rapidi». C' è il Monte dei Paschi, ma non solo. Secondo Carlo Gori, analista senior sulle banche europee dell' agenzia di rating, tra le banche più sensibili all' esito referendario ci sono anche Carige, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Sono gli istituti «che prima di altri» dovrebbero ridurre l' ammontare dei crediti deteriorati «e per farlo dovrebbero andare a chiedere capitale».
Tale ricapitalizzazione «dipende dalla fiducia degli investitori e questa fiducia può essere colpita da un "no" al referendum e dalle eventuali dimissioni di Renzi, che potrebbero rendere un investitore estero più nervoso e spingerlo a non partecipare all' aumento». L' effetto di un eventuale «no» avrebbe effetti negativi sulla fiducia degli investitori come pure «sul valore di mercato delle banche, che potrebbe scendere ancora rispetto al valore contabile e rendere gli aumenti più difficili».
Il rating - ovvero il giudizio sul merito di credito - del Monte dei Paschi dipenderà in buona parte dal piano che verrà presentato tra una decina di giorni e su cui oggi il cda di Siena farà il punto. Però «ovviamente - spiega Edoardo Calandro, altro analista di Moody' s - un mercato un po' più volatile che reagisce al referendum può creare più problemi. Per questo il rating è sotto osservazione con direzione incerta: il piano è sfidante ed esposto a una serie di rischi tra cui anche questo».
Comunque in caso di problemi che facessero saltare l' aumento, che l' ad di Mps, Marco Morelli, punta a contenere ben sotto i 5 miliardi attraverso l' individuazione di un «investitore-ancora» e la conversione dei bond subordinati. Ma in ogni caso, secondo Moody' s, l' eventualità di assistere a un salvataggio interno, o «bail-in» che dir si voglia, è difficile perchè «politicamente molto complicato. Pensiamo sia molto difficile far subire perdite al pubblico degli investitori», dice Gori, il quale ritiene che, in caso di emergenze, prevarrebbe il ricorso agli aiuti di Stato.
Su un altro fronte, quello di Unicredit, si è chiuso nel giro di poche ore il collocamento accelerato del 20% di Fineco. Per la banca l' incasso è stato pari a 552 milioni di euro, che consente un aumento di 12 punti base del principale indicatore patrimoniale il Cet1. Dopo l' operazione Piazza Gae Aulenti col 35% di Fineco, continuerà a consolidarne i conti. E si è impegnata a non cedere altre azioni nel prossimo anno.
La partita del rafforzamento patrimoniale, che permetterà di procedere alla cessione di un portafoglio, si dice, di 20 miliardi di crediti deteriorati, si giocherà ora sulla vendita di Bank Pekao (da cui punta di ricavare almeno 3 miliardi dai polacchi di Pzu), sulla valorizzazione di Pioneer (altri 3 miliardi, dalla gara in cui appare in vantaggio Amundi, ma in cui sono ben posizionate anche le Poste insieme con Anima e Cdp). Il resto lo farà l' aumento di capitale che potrebbe arrivare fino a 8 miliardi.
Intanto a Trento si consuma lo strappo nel mondo delle Bcc. La Cassa Centrale di Trento ha annunciato la decisione di creare un gruppo alternativo a quello di Iccrea, aggregando gli istituti dell' area del Triveneto e altre Bcc sparse in tutta Italia con la partnership della tedesca Dz Bank.