UBER ALLES, TAXI FOLLIES - IERI L'APP PROMETTEVA VIAGGI GRATIS DURANTE LO SCIOPERO. "SCIACALLI E FASCISTI", DICONO I TASSISTI. "NO, AIUTIAMO I CITTADINI". MA GLI AUTISTI DILETTANTI HANNO CREATO PIÙ DI UN PROBLEMA
1. UBER GRATIS DURANTE LO SCIOPERO: AIUTIAMO LA CITTÀ - NO, SCIACALLI
Gianni Santucci e Giacomo Valtolina per il “Corriere della Sera”
la app uber lanciata cinque anni fa
La corsa gratis scatta alle 20, zona corso Sempione, dopo una mezz’ora di attesa. Arriva il cordiale C., guida la sua utilitaria grigia che, a seguirla mentre procede sul navigatore, si avvita in percorsi comici: si perde in gimkane nel quartiere «cinese» di Milano, fa inversioni (ne conteremo 4 o 5 in 10 minuti) e retromarce. Equilibrismi viabilistici per eludere le telecamere: «Le contravvenzioni le pago io, loro ci pagano solo la multa del sequestro (dell’auto, ndr )». Con loro intende Uber, la multinazionale che ha tramutato in taxi le auto a noleggio con conducente.
E ha trasformato in tassisti i privati che si mettono in strada con la propria macchina, attaccandosi alla app, servizio UberPop. Anche loro, tra le 18 e le 22 di ieri, quattro ore di sciopero dei mezzi pubblici, hanno offerto corse gratis. Alla fine, zona stazione Centrale: non paghiamo nulla? «No, no. Uber mi rimborsa». Va bene, scendiamo qua: «Scusa, ma sono io che dico dove scendere». Lontano dai taxi. Per evitare grane coi tassisti, quelli veri.
Necessaria premessa: a Milano lo sciopero è stato «morbido», bloccata una sola linea del metrò su quattro; tra rallentamenti e attese, anche bus e tram hanno viaggiato. Nessuna paralisi. Ma questo, per l’ultima trovata di marketing della multinazionale americana, non ha importanza. «Offriremo corse gratuite ai nuovi iscritti che presenteranno un biglietto dei mezzi pubblici», aveva annunciato Uber.
Risposta: «Fanno come i fascisti — ha attaccato Giovanni Maggiolo, della Cgil-taxi — che guidarono i tram durante la guerra, con i tranvieri in sciopero. Una proposta bieca». Controrisposta di Benedetta Arese Lucini, general manager di Uber Italia: «Abbiamo offerto una corsa gratis alle persone con il solo intento di aiutarle, non volevamo innervosire gli autisti dei mezzi pubblici». Fin qui, tutto secondo copione: ogni passo di Uber si trascina dietro polemiche avvelenate, liti, a Milano si sono viste anche aggressioni contro gli autisti «attaccati» all’applicazione.
Ieri però la multinazionale americana ha dovuto incassare anche l’infastidito commento di Bruno Rota, presidente dell’Atm, l’azienda dei mezzi pubblici milanesi: «È ormai evidente che la signora Lucini cerca di farsi pubblicità in qualsiasi modo, ha usato i timori di uno sciopero, che si sapeva non avrebbe avuto adesioni, per farsi pubblicità a basso costo. E lo ha fatto in un momento delicatissimo per Milano, che si trova nel pieno della trattativa con i lavoratori per i servizi straordinari in vista dell’Expo».
Il filo rosso dell’opposizione anti-Uber gira così intorno a un concetto solo: sciacallaggio o, quanto meno, concorrenza sleale. Di certo, l’obiettivo di rastrellare nuovi clienti è stato raggiunto, tanto che ieri, a fine corsa gratuita, tutti i nuovi iscritti hanno ricevuto un bonus da 10 euro per nuove corse e altri benefit per «ogni nuovo amico portato a Uber».
Sul tema delle regole, il garante per gli scioperi nei servizi pubblici, Roberto Alesse, ha però chiarito: «Uber è un servizio privato che, allo stato attuale, non è soggetto ad alcuna disciplina, neanche a livello comunitario. È arrivato il momento di riflettere su questa vicenda: chi entra nel mercato non può operare in assenza di regole chiare». Secondo regole di mercato invece chiarissime, ieri la multinazionale ha annunciato che sarà partner del padiglione degli Stati Uniti per i sei mesi di Expo.
2. CON UBER NEL GIORNO DELLO SCIOPERO MA ALLA FINE LA CORSA VIENE ADDEBITATA
Monica Ricci Sargentini per il “Corriere della Sera - Roma”
La promozione è allettante: una corsa gratuita nel giorno dello sciopero dei trasporti pubblici. A offrila è Uber, la contestata multinazionale americana di trasporto automobilistico privato, che ha approfittato della giornata di protesta indetta dall’Unione Sindacale di Base, per rilanciare la sfida ai taxi. L’iniziativa è riservata solo ai nuovi utenti del servizi. Ma funzionerà? Il Corriere lo ha provato per voi.
Prima di tutto occorre di essere dotati di uno smartphone, scaricare l’app e fare l’iscrizione allegando i dati di una carta di credito. Scelgo una prepagata Mastercard che ha su soltanto 8,26 euro. L’operazione richiede una decina di minuti ma possono esserci degli imprevisti. Io, per esempio, ho dovuto chiamare in soccorso mio marito perché non trovavo più l’app.
Seleziono il mio autista: un tale Alessandro, alla guida di una mercedes nera, promette di arrivare in nove minuti. Prendo la corsa e lo aspetto sotto casa, nel quartiere Trieste, con il biglietto dell’autobus in mano. A questo punto dovrei inserire il codice promozionale «bigliettomezzi» ma l’app non me lo chiede e non capisco dove andrebbe digitato. Decido di aspettare. L’attesa è lunga. Nel frattempo, penso, avrei potuto prendere almeno quattro taxi.
Alla fine Alessandro arriva. E qui c’è la prima sorpresa: la vettura è grigia. «Scusi ma non doveva essere nera?» chiedo. «Già — risponde lui scherzoso —, si è scolorita». Chiedo lumi sulla promozione ma il conducente è incerto: «Sì ci è arrivata una email — dice — ma non conosco la procedura. Ha digitato il codice quando mi ha chiamato?». «No — rispondo — pensavo di doverlo fare una volta salita in macchina». Lui si attacca al telefono, senza auricolare. Parla con un certo Michele che gli dice che non c’è problema, che casomai mando dopo una email.
Il viaggio prosegue. L’autista mi racconta che è iscritto a Uber da poco e che i clienti sono soprattutto turisti. Mi dice che, essendo un noleggio, non potrebbe prendere corse come la mia perché ogni volta dovrebbe tornare nell’autorimessa. «Ma la colpa di quanto sta accadendo è dei tassisti — si sfoga mentre percorriamo le corsie preferenziali come se fossimo un taxi —, se fossero stati più gentili, se non avessero truffato tanti turisti magari non ci sarebbero così tante persone disposte ad usare Uber».
Arrivati a piazza Colonna ho un momento di panico perché il mio telefonino è quasi scarico. Riuscirò a digitare il famoso codice promozionale? Il conducente preme sul suo smartphone «fine corsa», mi dà una ricevuta di 12 euro (più di quanto avrei pagato con il taxi) mentre io armeggio sull’app e scrivo la parola magica: «bigliettomezzi».
Funzionerà? Scendo dall’automobile senza esserne certa. Qualche ora dopo apprendo via email che la corsa mi è stata addebitata perché non ho rispettato le procedure. Addio Uber. Non so quanti nuovi iscritti hai guadagnato con questa trovata visto che allo sciopero, secondo l’Atac, ha aderito solo il 7,1% del personale. Ma una cosa è certa: io la prossima volta prendo il taxi.