VAFFANBANKA! - LETTA INFIOCCHETTA UN REGALO (ALLE BANCHE) COL BUCO (PER I CONTI PUBBLICI) - I BANCHIERI RINGRAZIANO LA BOLDRINOVA: CON LA GHIGLIOTTINA A MONTECITORIO E L'OK GARANTITO AL DECRETO IMU PASSA ANCHE LA SCANDALOSA RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE DI BANKITALIA

Francesco De Dominicis per "Libero"

Un triplo vantaggio per le banche e una fregatura secca per le casse pubbliche. La riforma della Banca d'Italia, alla fine, è diventata legge dello Stato. Seppur sofferto, è arrivato, in serata, il via libera definitivo della Camera al decreto legge Imu che, tra altro, conteneva il blitz sulle quote di Bankitalia.

Un abbinamento, quello tra le norme relative alla tassa sulla casa e quelle sul riassetto patrimoniale di via Nazionale, architettato dal governo di Enrico Letta per blindare il regalo agli istituti di credito. E il ricatto, nonostante l'ostruzionismo del Movimento 5 Stelle cui si è aggiunta la levata di scudi di Fratelli d'Italia, ha avuto l'effetto sperato. C'è voluta la «ghigliottina» di Laura Boldrini (il presidente della Camera ha infatti tagliato gli interventi in aula a Montecitorio, accelerando il voto) per assicurare il cadeau dell'esecutivo alle banche.

Per le finanze dello Stato, come accennato, c'è la beffa. Con la perdita di gettito da 750 milioni di euro. A certificare il buco nei conti pubblici sono stati i tecnici della Camera. Le nuove norme cambiano gli equilibri e per gli istituti sale a 450 milioni la fetta di utili garantita.

Si riduce, gioco forza, quella dello Stato che negli ultimi anni ha incassato da via Nazionale rispettivamente 1 miliardo (2009), 511 milioni (2010), 677 milioni (2011) e 1,5 miliardi (2012). La riforma è sostanzialmente retroattiva e perciò vale anche per lo scorso anno. Secondo gli esperti di Montecitorio «nel bilancio dello Stato per il 2014 risulta ridotto di 750 milioni rispetto alle previsioni per il 2013». Ovviamente la sforbiciata vale anche per il futuro: la dieta per lo Stato è strutturale, cioè permanente.

Tutto ciò a fronte di un gettito una tantum (900 milioni) derivante dalla tassa (12%) applicata alla plusvalenza tra valore originario del capitale di Bankitalia (156mila euro) e quello aggiornato col decreto, cioè 7,5 miliardi di euro. I vantaggi per gli istituti, comunque, non si esauriscono coi dividendi.

Grazie a quella montagna di quattrini nuova di zecca, gli istituti rafforzano il loro patrimonio (secondo regalo) in vista delle verifiche europee e, soprattutto, in vista di Basilea3, il nuovo meccanismo che regolerà l'erogazione di prestiti alle imprese. In qualche modo, dunque, si fa pagare alla collettività - in termini di rinuncia dello Stato a una fetta di dividendo di Bankitalia - le conseguenze dei guasti del sistema bancario.

Un pasticcio clamoroso, insomma. E la conferma, nonostante gli strali a orologeria della lobby bancaria contro i presunti inasprimenti fiscali (vale la pena ricordare che la legge di stablità ha tagliato 20 miliardi di tasse sulle svalutazioni), che a palazzo Chigi i banchieri sono di casa.

Il terzo regalo arriverà tra un po'. La riforma di Bankitalia pone un tetto alla partecipazione al capitale: 3%. Limite oggi violato da quasi da tutti gli «azionisti», in particolare IntesaSanpaolo e Unicredit che insieme hanno più del 50% delle quote. Entro tre anni, bisogna scendere al 3% e, al momento della cessione, gli istituti avranno denaro fresco in cassa. Per Intesa e Unicredit si tratta di circa 4 miliardi, stando ad alcune stime preliminari. Potrà essere la stessa Bankitalia a comprare temporaneamente le azioni extra.

Il Tesoro nega l'esistenza di favori, ma la riforma grida vendetta. Di qui le proteste a Montecitorio, dove si è cercato di bloccare il decreto. Certo, il quadro sarebbe stato altrettanto caotico qualora il «sì» di Montecitorio non fosse arrivato entro la mezzanotte di ieri. Anzi, per certi versi sarebbe stato peggio, specie se si guarda la faccenda dal punto di vista del cittadino.

La mancata conversione del provvedimento d'urgenza avrebbe fatto decadere l'intero pacchetto normativo e per i contribuenti sarebbe tornato lo spettro della seconda rata Imu. A fronte del triplo regalo alle banche, dunque, il pericolo è stato scongiurato. Il balzello sugli immobili relativo al 2013 (con l'eccezione della mini Imu pagata il 24 gennaio) è andato in soffitta: il decreto prevede che il mancato gettito della rata Imu di dicembre sia «coperto» dall'aumento dell'Ires a carico degli istituti di credito.

Un «sacrificio» che le banche hanno sopportato proprio in cambio dell'operazione Bankitalia. Ecco: anche il Quirinale, nel trovare il necessario collegamento tra le norme sull'Imu e quelle sull'istituto centrale, deve aver guardato tra le pieghe dell'accordo sottobanco tra palazzo Chigi e i banchieri. I quali parlano di riforma «sacrosanta» e toccano le corde del confronto europeo.

Eppure, nel Vecchio continente non esiste altra banca centrale in mano ai privati come quella della Penisola. Né, soprattutto, esiste un board indicato dagli istituti. Quelli italiani continueranno a nominare il consiglio superiore di palazzo Koch. Sia chiaro: non avranno alcuna facoltà di intervenire sull'attività di vigilanza: la questione «controllato azionista del controllore» resta una formalità. Tuttavia, il consiglio superiore è l'organismo che decide sulla distribuzione dell'utile e sulla gestione delle riserve auree oltre che sulle riserve valutarie. E qualche interferenza con la politica, in questo terreno, non è da escludere a priori.

 

QUIRINALE CERIMONIA PER LO SCAMBIO DI AUGURI CON LE ALTE CARICHE DELLO STATO NAPOLITANO LETTA BOLDRINI GRASSO Laura Boldrini Catia Polidori Laura Boldrini ai funerali di MandelabankitaliaGRILLINI IN PARLAMENTO Roberto Fico alla Camera jpegcase e catasto IMUnapolitano letta renzi

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…